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Lifeed: “Gli eventi della vita? Ecco come possono influenzare il cv”

L'obiettivo? Quello di stravolgere il concetto generale finora utilizzato del curriculum vitae, che lascia fuori troppo spesso proprio le esperienze di vita.

Lifeed, società di education technology, attraverso la propria piattaforma digitale di life-based learning trasforma le transizioni di vita in opportunità di formazione delle competenze soft. E per farlo ha coinvolto nel progetto #MyRealCv in pochissimo tempo un elevato numero di adesioni, con oltre 10mila test raccolti, ed è oggi diventato una campagna digitale internazionale.

Lifeed e il curriculum della vita

I test di Lifeed hanno permesso a migliaia di persone di ricevere un report con l’elenco delle capacità professionali sviluppate grazie agli eventi della loro vita. L’obiettivo? Quello di stravolgere il concetto generale finora utilizzato del curriculum vitae, che lascia fuori troppo spesso proprio le esperienze di vita.

Infatti, vi sono transizioni fondamentali che invece meritano di essere valorizzate all’interno del percorso professionale di ognuno: diventare genitori, prendersi cura di qualcuno o vivere una transizione come un lutto, una separazione, un cambio di lavoro, ecc. sono infatti esperienze che arricchiscono le competenze e quindi il proprio cv professionale.

Le competenze più allenate dai partecipanti di #MyRealCv sono: organizzazione (43,5%); autoconsapevolezza (43%); intelligenza emotiva (42,9%). Il Life Based Learning, alla base del modello Lifeed trasforma le transizioni di vita rendendole occasioni di sviluppo delle competenze soft, che aumentano fino al 35%.

L’intento di Lifeed con questa campagna digitale è spingere un cambio di paradigma e una nuova consapevolezza delle competenze allenate tramite i cambiamenti della vita. Diventare genitori, prendersi cura di una persona non autosufficiente, vivere un divorzio, un trasloco, cambiare lavoro sono esperienze che possono diventare occasioni per arricchire il curriculum vitae, realizzando una migliore sinergia tra vita e lavoro.

Tra i partecipanti spiccano soprattutto le donne (82%) e Gen Z e Millennials (68% dei partecipanti totali): “Per le persone nate dopo gli anni ‘80 è naturale tenere insieme vita e lavoro e sappiamo che i talenti di quelle generazioni cercano prima di tutto la dimensione del benessere e della possibilità di esprimere tutti sé stessi, quando selezionano l’azienda in cui lavorare. I soldi hanno smesso di essere l’unico metro di giudizio, se mai lo sono stati: la vita lancia ben altre sfide e dà alle persone le risorse per affrontarle”, commenta Riccarda Zezza, ceo e founder di Lifeed.

Redazione

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