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Maturità alle porte, ma 1 giovane su 2 non sa cosa fare da grande

“Troppi ragazzi non raggiungono la consapevolezza di una identità professionale e di un ruolo nella società in grado di coniugare le proprie aspirazioni con i propri talenti e con le dinamiche del mercato del lavoro. Esiste un bisogno inespresso di orientamento che deve essere intercettato e soddisfatto"

“Maturità, t’avessi presa prima…” canta una nota canzone della tradizione italiana. Ed è proprio alla Notte prima degli esami che ci riferiamo: i giovani, in particolare quelli che si trovano alle soglie degli esami di maturità del 2023 ma non solo, non hanno le idee ben chiare sul futuro professionale e lavorativo che li aspetta.

È quanto emerge dall’anticipazione di alcuni risultati dell’indagine sui Servizi di orientamento svolta dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) su un campione è di 3.642 giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni.

Gli esami di maturità e la scelta di un futuro lavorativo

Gli esami di maturità rappresentano un momento cruciale nella vita degli studenti, segnando la conclusione del percorso scolastico e l’ingresso nel mondo adulto. Ma se già durante questa fase gli studenti sono sottoposti a prove di valutazione che testano le loro conoscenze e competenze acquisite nel corso degli anni, gli esami di maturità sono un’opportunità per dimostrare il proprio apprendimento, la capacità di ragionamento critico e di esprimersi in modo chiaro e coerente.

Proprio per questo motivo la scuola, in generale, rappresenta una tappa fondamentale per il futuro dei più giovani, aprendo le porte all’accesso all’istruzione superiore e all’avvio di una carriera professionale.

Secondo i dati dell’INAPP, però, il 57,3% dei ragazzi tra i 15 e i 28 anni non ha alcuna idea sul lavoro che svolgerà nel futuro o sulle competenze professionali che vorrà sviluppare. Tale percentuale, come prevedibile più alta per le fasce di età più basse, supera il 50% per l’età compresa tra i 18 e i 24 anni e si attesta al 41,2% per la fascia di età 25 e oltre. Ovvero le classi di età che potrebbero e dovrebbero essere già inserite nel mercato del lavoro.

Giovani senza bussola e confusi sul proprio futuro professionale

“Troppi ragazzi non raggiungono la consapevolezza di una identità professionale e di un ruolo nella società in grado di coniugare le proprie aspirazioni con i propri talenti e con le dinamiche del mercato del lavoro – ha dichiarato il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – e questo impone una riflessione e una rivisitazione dell’intero sistema dei servizi di orientamento in sinergia col sistema dell’istruzione e della formazione professionale.

Anche perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di maggiorenni. Esiste un bisogno inespresso di orientamento che deve essere intercettato e soddisfatto attraverso un accompagnamento che faciliti i complicati passaggi dei giovani nelle varie tappe del loro percorso, sia esso formativo che professionale”.

In generale, sono soprattutto i ragazzi ad avere le idee confuse, 60% contro il 55% delle ragazze, e gli inattivi, coloro che non studiano e non lavorano.

Riguardo alla fruizione dei servizi di orientamento, ben il 38,1% degli intervistati dichiara di non aver mai fruito di alcun servizio. Tra i motivi di tale scelta la percezione di un’assenza di necessità, dovuta in parte all’idea che tali servizi siano utili soprattutto nella fase di ricerca di un lavoro. Ma c’è anche un altro dato che desta preoccupazione: circa il 13% ne ignora l’esistenza.

Insomma, i centri di orientamento sono ancora poco conosciuti e poco frequentati. E quando ci si va è per motivi molto specifici: ricerca di informazioni su opportunità di tirocini e stage, supporto nella ricerca del lavoro. Ma non va trascurato un altro dato: il 19,5% dei giovani che chiede all’orientamento una consulenza che li aiuti a capire e definire i propri obiettivi lavorativi e formativi. Segnale che la confusione e l’incertezza sul proprio futuro è un’esigenza che viene percepita, almeno da un ragazzo su cinque.

Tra chi ha usufruito dei servizi di orientamento, privilegiando quelli offerti dalle scuole e dai centri per l’impiego, il 66% si dichiara soddisfatto. Tuttavia, si registra anche un 29% che si dichiara insoddisfatto dell’esperienza fatta. Le ragioni di tale insoddisfazione – riferisce l’indagine – derivano dal non aver ricevuto informazioni adeguate o dall’aver provocato maggiore confusione.

La grande incognita del lavoro

Un’ampia sezione dell’indagine è dedicata ai valori attribuiti dai giovani al lavoro. I risultati ottenuti mostrano un cambiamento di prospettiva. I giovani, infatti, intendono sempre più il lavoro come progetto di vita e non più solo come strumento di guadagno, mettendo al centro la qualità di vita. I giovani cercano molto più di un posto di lavoro: in altre parole, cercano situazioni in cui possono realizzare sé stessi dal punto di vista umano e professionale.

“I giovani avrebbero bisogno di essere accompagnati e sostenuti nella costruzione e nella realizzazione del loro progetto di vita – ha proseguito Fadda- ma spesso i servizi si limitano a intervenire solo nei momenti della scelta dell’indirizzo di istruzione o al supporto nella ricerca di lavoro. Manca un sostegno educativo distribuito durante tutto l’arco della vita.

Certo si registrano passi in avanti, il Pnrr prevede una riforma dell’orientamento, il ministero dell’Università e della Ricerca mette a disposizione dell’education circa 200 milioni per i prossimi anni, ma è necessario un ripensamento generale dell’orientamento; accompagnato da percorsi di formazione innovativi e da una destinazione più mirata delle risorse nel quadro della evoluzione dei fabbisogni professionali e formativi”, ha concluso.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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