Impresa e StartupEconomia

Imprese, conviene investire in America: ecco perché

Dopo le politiche di chiusura e amari dazi dell’ex Presidente Donald Trump, l’America sta per cambiare volto: sembrerebbe questo il momento perfetto per le aziende nostrane di immaginare uno sviluppo economico di medio – lungo periodo provando a penetrare i mercati oltreoceano.

Secondo quanto sostiene in un’intervista su ADNkronos Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza che aiuta le aziende italiane ed europee a entrare, con successo, nel mercato americano, i tempi sono ormai maturi per avere la giusta dose di coraggio e spingere il piede dell’acceleratore sul settore dell’export.

Perché conviene investire in America?

Secondo Miranda, bisogna guardare con interesse a due grossi filoni di investimento: in primis,

“I settori che nei prossimi 3-4 anni traineranno la crescita in America – spiega – sono quelli legati all’impiantistica, macchinari e beni industriali, parti di ricambio, meccanica in genere e tutte le tecnologie abilitanti per la transizione verso l’economia green. Questo lo diciamo alla luce di due grossi filoni di investimento che stanno per essere varati. Il primo è quello rivolto al rinnovo delle infrastrutture del sistema America, quindi ponti, porti, aeroporti, strade, autostrade, viadotti, gasdotti, oleodotti, sistemi radar, etc”

In secondo luogo, occorre osservare con occhio attento le politiche di sviluppo economico, sociale ed ambientale cui si sta approcciando il presidente Biden: parliamo della transizione ecologica e green, certamente, ma soprattutto dell’indotto tecnologico – innovativo che questo comporta.

“Tutte le tecnologie e i prodotti che aiutano nella transizione verso un’economia ecosostenibile e autosostenibile, spaziando a 360 gradi e con un occhio privilegiato all’elettrico che la farà da padrone per i prossimi anni. Stiamo parlando di un programma di investimenti di circa seimila miliardi di dollari che si protrarrà nell’arco di 10-15 anni”.

In America, inoltre, secondo le previsioni degli analisti finanziari troverà ancora più terreno fertile il Made in Italy:

“alcune categorie di beni di consumo sono state falcidiate dal Covid, come l’abbigliamento, mentre altri settori hanno continuato a vendere anche più di prima, ad esempio l’oggettistica per la casa, tutto ciò che ha a che fare con il fitness; anche l’alimentare, compreso il vino, è sempre andato bene mentre ha sofferto sull’Horeca, e ora sta ripartendo”.

Cosa vuol dire questo per le imprese italiane? Che se è vero che, a partire dal prossimo anno, la situazione globale tornerà alla normalità – spezzata finora dalla congiuntura pandemica – e riprenderà sia l’alto livello dei consumi che di produzione, l’America non riuscirà a fare tutto da sola e a soddisfare il fabbisogno di beni e la domanda crescente di innovazione tecnologica e prodotti di consumo. Cosa farà quindi? Inizierà ad importare ogni genere di adeguamento tecnologico e di merce utile all’indotto e ai mercati locali.

Il consiglio di Miranda, pertanto, è quello di prevedere l’andamento dell’economia e dei mercati globali perché

“questi due programmi di investimento dell’amministrazione Biden sono così massivi che il sistema America non ha al suo interno tutto ciò che serve per porli in atto, per cui sarà gioco forza importare. Allora, per riuscire ad avere vantaggio, ad inserirsi in questa corrente di ordinativi che promanano da queste serie di investimenti, occorre prepararsi adesso perché è adesso che si comincia a decidere, si cominciano a distribuire gli ordini. Occorre quindi essere in America adesso perché dopo è troppo tardi, l’onda è già passata. Serve cominciare ora ad avere una propria società, un conto corrente in America, un magazzino, aver avviato dei contratti per poter essere presente sul mercato”.

Per approfondire questi temi, segnate in calendario l’appuntamento dell’evento online dedicato al futuro dei rapporti commerciali tra Italia, Unione europea e Stati Uniti, il 17 giugno, dalle 17,30. Oltre a Lucio Miranda (presidente di ExportUsa), intervengono: Antonio Parenti (capo della Rappresentanza della Commissione europea), Orlando Clini (già ministro per l’Ambiente), Oriana Granato (partner & Head of Projects and Infrastructures EY Italy), Lorenzo Montanari (vicepresidente Americans For Tax Reform) e Marco Checchi (Ceo Pelliconi), che commenteranno i risultati del G7.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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