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Il gender gap che nasce sul lavoro: gli uomini puntano allo stipendio, le donne alla crescita umana

“Cosa ti serve per lavorare?”, analisi sui bisogni e sulle aspettative di chi cerca o vuole cambiare lavoro: diversità enormi tra donne e uomini


Il gender gap inizia (anche) nella testa di uomini e donne quando sono alla ricerca di una nuova occupazione: secondo l’analisi di Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale veneto, uomini e donne sperimentano una abissale diversità di prospettive già quando scelgono di cambiare lavoro. Ma non solo.

Il gender gap che determina le scelte

“Cosa ti serve per lavorare?”, a partire da questa domanda, che ha innescato l’analisi sui bisogni e sulle aspettative di chi cerca o vuole cambiare lavoro, Fòrema ha potuto evidenziare enormi diversità tra donne e uomini. Ma vediamo nel dettaglio: nel corso di cinque mesi sono state raccolte le opinioni di oltre duecento persone scelte tra corsisti e disoccupati che si sono relazionati con l’ente padovano.

L’indagine è stata pensata per indirizzare le azioni di Fòrema in un momento nevralgico per il mercato dell’occupazione, alle prese con le rivoluzioni green e digitali che cambieranno il mondo delle buste paga per sempre. I dati sono stati analizzati in base all’età, al genere e alla posizione lavorativa e disegnano una realtà complessa. Ecco in sintesi alcune delle analisi che emergono dall’indagine.

Gli uomini puntano allo stipendio…

Per meno della metà del panel (48%) la motivazione al lavoro poggia esclusivamente sul bisogno di sicurezza e indipendenza economica, mentre, aggregando le altre risposte, per la maggioranza l’obiettivo è quello di soddisfare bisogni superiori (autorealizzazione, stima, appartenenza, estetici).

Il secondo elemento in ordine di importanza (13%) è la possibilità di crescere professionalmente e umanamente, seguito da vicino dall’opportunità di realizzare le proprie potenzialità (11%). Per gli uomini la sicurezza e l’indipendenza economica assumono un peso maggiore (51%) rispetto alle donne (45%), così come il sentirsi utili e stimati (9% vs 6%), rispecchiando il ruolo tradizionale di “breadwinner”.

Le donne puntano alla crescita umana e alla formazione

Per le donne sono più fondamentali bisogni più elevati: la crescita professionale e umana (14% vs 11%), l’autorealizzazione (12% vs 10%), agire le proprie competenze (8% vs 5%), la disponibilità di tempo per la propria vita privata (5% vs 3%).

La richiesta di formazione sulle digital skills registra i valori più elevati (fondamentale per il 52% degli intervistati), seguita dalla formazione tecnica (47%). Tra le metodologie didattiche, la formula del tirocinio formativo – che consente di sviluppare competenze professionali direttamente in azienda – risulta fondamentale o importante nel 73% dei casi. L’accesso ad attività di autoformazione flessibili (e-learning), che è lo strumento con cui gli intervistati sono meno confidenti pur valutandolo positivamente (58%).

Le donne tendono ad attribuire maggiore importanza ai percorsi formativi rispetto agli uomini (fondamentali in media nel 55% dei casi, rispetto al 38% dei maschi). Gli ambiti di competenza da sviluppare per accedere al mercato del lavoro si differenziano solo per l’intensità in base al genere. In particolare, digital skills: maschi 50%, femmine 56%; competenze tecniche: maschi 48%, femmine 46%; soft skills: maschi 29%, femmine 45%. Ancora, il tirocinio formativo è più importante per le donne (49%) che per gli uomini (38%).

Per i giovani l’ambito su cui investire maggiormente attraverso la formazione è quello tecnico (priorità massima nel 75% dei casi), mentre le digital skills sono essenziali per tutti: under 29 – 46%; adulti – 41%; over 50 – 63%. La disponibilità a formarsi attraverso periodi di tirocinio è massima per i giovani (58% dei casi) e rimane costante al 42% dopo i 30 anni.

Inoltre, per chi lavora la formazione dovrebbe essere orientata alle competenze digitali (49%) e tecniche (47%); il tirocinio è una metodologia poco praticabile (29%), così come l’e-learning (26%). Chi cerca lavoro ripone molta fiducia nella formazione, in particolare quando allena le digital skills (55% dei casi) e le competenze tecnico-professionali (47%); il tirocinio formativo appare come uno dei metodi privilegiati per aumentare il proprio bagaglio cognitivo (55% dei casi).

E i giovani?

Le donne intervistate mostrano un interesse maggiore rispetto a tutta la gamma di strumenti proposta, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle informazioni sul mercato del lavoro (fondamentale per il 62% delle donne rispetto al 45% degli uomini).

Al contrario, ai giovani interessa in modo particolare (67%) la fruizione di buoni o servizi per facilitare la partecipazione alle attività, mentre ai senior appare più utile la possibilità di accesso tempestivo alle vacancies aziendali (44%). Infine, lo status occupazionale influisce sulla percezione dell’utilità degli strumenti e dei servizi proposti: per chi cerca occupazione sono fondamentali nel 50% dei casi, mentre per chi lavora solo per il 34%.

IL CAMPIONE

La survey è stata realizzata dall’ufficio studi di Fòrema nel periodo luglio-settembre del 2023. In quei mesi, 202 persone, individuate tra disoccupati iscritti alle liste pubbliche e ex corsisti di Fòrema, hanno descritto come orientare l’offerta di servizi e cosa si aspettano dal lavoro. Il panel è composto per il 48% da over 50, il 40% è tra i 30 e i 50 anni, il 12% è più giovane e il genere è rappresentato in maniera omogenea. Il 44% dei rispondenti risiede nei capoluoghi o nelle cinture urbane, il 56% in provincia. Il 42% lavora stabilmente, mentre il 58% (in particolare le donne) è in cerca di occupazione o partecipa ad attività formative. Prevalgono i titoli di studio superiori, soprattutto per le donne: laurea, post laurea e ITS (46%), diploma (41%). La formazione è vista come un investimento continuo: solo l’8% dichiara di non aver partecipato ad alcun corso dopo la scuola, mentre il 27% ne ha beneficiato almeno 3 volte; al crescere dell’intensità della formazione continua prevale nettamente la componente maschile.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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