Editoriale

Lo scaricabarile (di benzina)

La cosa è andata più o meno così: capo del Governo e vicepresidente del Consiglio dei Ministri per anni sono andati in giro a raccontare di come avrebbero rimosso coattamente le “vergognose” accise dai carburanti. Ne hanno fatti video social e campagne media. Ora che sono a Roma, però, si sono resi conto che il mancato introito nelle casse statali è un lusso che l’esecutivo Draghi ha potuto permettersi, mentre il loro no.

Quindi, quella vecchia volpe del Ministro Matteo Salvini – la cui totale assenza di senso dell’imbarazzo diventa in pratica una sorta di pregio – la butta in caciara insieme al resto dell’Esecutivo: “È colpa delle speculazioni”.

I vertici della Guardia di Finanza vengono finanche convocati a Palazzo Chigi dove Giorgetti e Meloni chiedono al Comandante Generale Giuseppe Zafarana cosa intende fare per contrastare le “speculazioni”. Che, per carità, ci saranno pure, ma resta complesso comprendere in che modo un aumento di 20 o 30 centesimi a litro non basti per farci incazzare.

Non so quanto ancora attacchi la regola dello scaricabarile ma, in un momento in cui siamo alla disperata ricerca di competenze tali da far assumere a chi di dovere precise responsabilità, questo teatrino imbarazzante dovrebbe indurre il popolo votante a farsi due domande su dove porti – alla fine – tutto lo sbraitante urlare quando si è dalla parte di quelli che non governano.

Per tagliare le accise non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle Pmi: tutte queste misure sarebbero state cancellate per prevedere il taglio della accise”, racconta oggi Giorgia Meloni affidando ai social il suo messaggio. Andando a ritroso (e le va dato atto), a quando da una macchina ferma nel 2019 raccontava ai suoi follower e futuri elettori che appena al Governo avrebbe cancellato le accise, oggi si difende: non è incoerenza. Semplicemente “le cose da allora sono cambiate”. Una – la più plateale – è che dal 2019 è cambiato il Governo (anzi, per la precisione tre Governi in quattro anni) e ora lei non siede più in un auto ma sullo scranno più alto del Consiglio dei Ministri.

Resta il fatto che il DL Carburanti è la ciliegina su questo siparietto di legislatura davvero imbarazzante, figlio di una manovra insipida che vale come l’acqua che “non leva sete”. Ci aspettano mesi duri e la colpa non è certo di quattro benzinai lestofanti.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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