Editoriale

Il giornalismo da calciomercato: notizie false e corse all’affare pur di acchiappare qualche click 

Purtroppo i tifosi sono un bacino d’utenza che fa gola a chi nell’informazione investe. I tifosi hanno un continuo bisogno di notizie, sono per natura perfetti per acchiappare click e per creare engagement, sono polarizzati e pronti allo scontro, al dibattito senza via d’uscita, al conflitto continuo perché accecati dal sentimento di appetenza ad una squadra di calcio che resta l’ultimo senso di collettività condiviso in Italia.

Il giornalismo da calciomercato lascia spesso a desiderare. Bufale, meme, cambi di casacca continui, comunicati stampa farlocchi, annunci roboanti di trattative aperte, chiuse e in evoluzione. Potrebbe sembrare la cronaca della campagna elettorale ma invece è la comunicazione continua, istantanea e sempre imprecisa del calciomercato, un settore che in questi ultimi anni è diventato l’esempio più lampante di come l’informazione, a furia di correre nel tentativo di essere tempestiva, è diventata inesatta e superficiale.

La tempestività che uccide la notizia

La tempestività è da sempre alla base dell’informazione e la rincorsa che il giornalismo fa delle notizie è uno degli aspetti più affascinanti di un settore che negli ultimi decenni è stato al centro delle dinamiche di trasformazione globali tra innovazioni tecnologiche, stilistiche e di linguaggio. Nei mesi di calciomercato siamo tempestati da link accompagnati da titoli acchiappa click che aprono contenuti del tutto vacui, le televisioni si riempiono di esperti con cellulari alla mano che si impegnano in improbabili “raffiche” di notizie elencando una sequela infinita di trattative e i giornali, sportivi e non, si trasformano in album di figurine con i faccioni di quei campioni che stimolano i sogni dei tifosi italiani accaldati dall’estate. 

I casi di Bremer e Dybala

Nel tentativo di anticipare gli altri, di arrivare primi nel dare la notizia del acquisto o della cessione di un calciatore, ci si riduce a dedurre, ad utilizzare fonti del tutto disinformate e si arriva a creare notizie del tutto infondate. Il caso che questa estate ha tenuto banco anche sui social è stato quello della cessione del difensore brasiliano del Torino, Gleison Bremer. Nei primi giorni di mercato, quelli che si definiscono esperti assicuravano che il talento brasiliano, premiato come miglior difensore della Serie A 2021/2022, sarebbe andato all’Inter.

Per giorni le bacheche di tifosi e non si erano riempite di fotografie del difensore granata con maglia nerazzurra, i post di Instagram di Bermer venivano analizzati nel dettaglio e dietro ogni parola, i soliti esperti, leggevano un messaggio criptato per i tifosi dell’Inter. Per giorni siti e giornali titolavano: «Bremer ha firmato con l’Inter». Poi il 20 luglio il difensore brasiliano firma un contratto d’oro con la Juventus e quello che era dato per scontato è stato smentito dai fatti. 

La stessa identica cosa è accaduta con il trasferimento di Paulo Dybala, svincolato dalla Juventus e che gli esperti davano in chiusura di contratto sempre con la sponda nerazzurra di Milano. Dopo settimane di titoloni, Dybala ha firmato con la Roma di José Mourinho. Le dichiarazioni fatte nelle settimane precedenti dai vari giornalisti con cellulare alla mano, tra una raffica e l’atra, sono diventate materiale per scontri social, meme e video di TikTok che sono andati virali con tanto di montaggi ironici sui granchi presi da chi si definisce «esperto di calciomercato». 

Se il giornalismo crea le notizie

Questi sono solo i due casi più eclatanti di un metodo di fare giornalismo che il calciomercato ha reso sempre più visibile e palese. Un giornalismo che predilige arrivare prima sulla notizia, seguire la voglia dei lettori di avere determinate informazioni, assecondare più il pensiero degli utenti che la verità dei fatti. Questa tendenza sempre più ostinata ha creato le notizie più che raccontarle, ha sdoganato la superficialità nell’informazione e ha messo da parte la verifica di ciò che si è venuto a sempre.

Ma soprattutto ha fatto sparire quella parte fondamentale del fare informazione che sta nell’illuminare i lati più oscuri di ogni storia. Proprio il calciomercato dovrebbe essere uno dei punti da analizzare per capire le dinamiche del calcio, di tutto il mondo economico e finanziario che si muove attorno e dentro allo sport più amato e seguito d’Europa. Sarebbe bastato guardare i bilanci, vedere i conti in rosso, capire quanto pesano le plusvalenze sulla tenuta dell’intero sistema calcio italiano, per evitare di correre dietro alle non notizie pur di soddisfare le voglie dei tifosi. 

Purtroppo però i tifosi sono un bacino d’utenza che fa gola a chi nell’informazione investe. I tifosi hanno un continuo bisogno di notizie, sono per natura perfetti per acchiappare click e per creare engagement, sono polarizzati e pronti allo scontro, al dibattito senza via d’uscita, al conflitto continuo perché accecati dal sentimento di appetenza ad una squadra di calcio che resta l’ultimo senso di collettività condiviso in Italia.

È dunque il pubblico perfetto per spingere sulle distorsioni di un’informazione che si trasforma, sempre di più, in mera comunicazione con i fatti che contano nulla o quasi e con gli esperti, o sedicenti tali, che giocano a indovinare. 

Claudio Mazzone

Nato a Napoli nel 1984. Giornalista pubblicista dal 2019. Per vivere racconta storie, in tutti i modi e in tutte le forme. Preferisce quelle dimenticate, quelle abbandonate, ma soprattutto quelle non raccontate. Ha una laurea in Scienze Politiche, una serie di master, e anni di esperienza nel mondo della comunicazione politica.

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