IntervisteImpresa e Startup

Quick Algorithm, la startup che analizza i dati per le aziende

Un software che possa analizzare i dati per le aziende, anche in assenza di figure specializzate, fra machine learning e manutenzione predittiva

L’economia data-driven, ovvero guidata dai dati, è uno degli scenari che, secondo gli esperti, segnerà il futuro e sta già cambiando il presente del business mondiale. Ma come rendere leggibili i tanti dati raccolti da sensori, macchinari, computer e, soprattutto, come interpretarli?

Formare esperti in questo ambito come Data Scientist e Data Engineer non è un’impresa che si realizza dall’oggi al domani e la richiesta di queste figure cresce in modo esponenziale. Da qui l’idea di Quick Algorithm: creare un software che possa analizzare i dati per le aziende, anche in assenza di figure specializzate.

Con il fondatore e CEO della start up Quick Algorithm (in cui ha recentemente investito anche l’Università Bocconi), Jacopo Piana, parliamo del loro primo prodotto: Scops.

Come funziona Scops?

“Scops permette di creare un profilo digitale per ogni macchinario presente in azienda e poi raccoglie tutti i dati proveniente dai vari database in un’unica piattaforma cloud. Poi, grazie al machine learning, riesce a segnalare se ci sono anomalie nel funzionamento. Così si può intervenire su un macchinario prima del guasto. Ma non fa solo manutenzione predittiva: può anche aiutare a ridurre i consumi, sia dei macchinari che degli edifici, e far risparmiare energia e acqua, per esempio”.

Quali sono i vantaggi economici?

“Il risparmio può arrivare fino al 10%, sia in termini di minor consumi (che significa anche sostenibilità e non è poco), sia in termini di mancanza di fermo impianti e minori guasti. Il risparmio è solo una faccia della medaglia. L’altra, forse ancora più importante, è quella strategica. Oramai se non sai leggere i tuoi dati rischi di essere fuori dal mercato, diventare inefficiente e obsoleto”.

Ma con Scops non si rischia di rendere inutili e quindi togliere lavoro ai data scientist?

“La richiesta di queste figure professionali è così alta che non credo ci sarà mai questo problema. In realtà Scops può fare da supporto e facilitare il lavoro dei data scientist. Inoltre, ha un’importante funzione di “democratizzazione” dell’algoritmo. Grazie a questo software molte aziende piccole si avvicinano al paradigma data-driven, ne capiscono l’importanza e magari decidono di investire nell’assunzione di un data scientist”.

Lei ha studiato anni all’estero per poi fondare Quick Algorithm in Italia nel 2018. C’è quindi un futuro in questo Paese nel campo proposto da Quick Algorithm ?

“Se sono tornato in Italia non è stato solo per nostalgia del mio Paese, ma perché c’è una visione di business. Il nostro Paese forma persone altamente qualificate e competitive in ambito ingegneristico e tecnologico. C’è quindi un grosso bacino di risorse intellettuali. Chiaramente dobbiamo far in modo di tenercele. Se ci riusciamo, credo che l’Italia possa diventare un forte player internazionale nel mondo tech”.

Dal punto di vista delle Istituzioni, così si può fare per incentivare le start up come la sua?

In Italia sono stati fatti passi avanti negli ultimi anni: penso anche ad alcune iniziative di Cassa Depositi e Prestiti. Bisogna però lavorare per rendere più veloci le tempistiche degli aiuti. Per una start up un anno equivale a cinque anni di un’azienda normale, perché gli scenari tecnologici cambiano velocemente. Sicuramente si dovrà sempre più incentivare i flussi di investimenti e la raccolta di capitali e, soprattutto, abbassare il costo del lavoro.

Molte start up come la nostra Quick Algorithm svolgono anche una funzione formativa importante, che le scuole non riescono a fare perché non abbastanza aggiornate sugli sviluppi di mercato. Riconoscerci questo ruolo, magari riducendo il costo del lavoro, ci permetterebbe di assumere di più ed evitare la fuga di cervelli. E così torniamo a quello detto prima: così riusciremo più facilmente a far diventare il Paese un player internazionale nel campo”.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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