Cultura e Spettacoli

“Napoli inversa”, Klaus Bunker manipola Partenope

"Le mie opere nascono da una sperimentazione personale sulla fotografia digitale mediante  software di editing e mi piace considerarle come una sorta di ponte tra passato e futuro: l’inversione cromatica della fotografia mi riporta a pensare all’editing manuale che veniva utilizzato con la fotografia analogica sui negativi in camera oscura".

Dal 19 novembre e fino agli ultimi giorni prima di Natale (19 dicembre, ma potrebbe prolungarsi) la Fonoteca di Napoli (via Morghen 31 c/f, quartiere Vomero) ospiterà tra un drink e un vinile la mostra personale fotografica di Alessandro Di Fraia, alias Klaus Bunker. Bunker, in uno dei suo progetti di più lunga durata, prende letteralmente Napoli e la manipola, unendo fotografia e grafica digitale, per restituirci una “Napoli inversa“. In una città di contrasti e spunti creativi, Klaus Bunker ci restituisce il negativo del luogo che vive, che ha trasformato la sua curiosità e la sua inquietudine in un’arte a metà tra l’artigianale e il futuristico.

Klaus Bunker, perché invertire Napoli?
Per creare immagini uniche, personali e diverse dalle solite. Le mie opere nascono da una sperimentazione personale sulla fotografia digitale mediante  software di editing e mi piace considerarle come una sorta di ponte tra passato e futuro: l’inversione cromatica della fotografia mi riporta a pensare all’editing manuale che veniva utilizzato con la fotografia analogica sui negativi in camera oscura“. 

Napoli inversa Klaus Bunker
La Napoli inversa di Klaus Bunker

Come nasce l’idea di questa personale e cosa speri che le persone percepiscano dalle tue foto?
Nasce dalla voglia di mostrare, di far uscire le mie opere dal contesto che le ha prodotte in modo che arricchiscano case, uffici, luoghi istituzionali.  Spero che le persone rimangano colpite da un immagine di Napoli diversa, inversa (!) che riconoscano il mio percorso creativo e sperimentale,  infine  di dare gratificazione al mio lavoro anche attraverso il mercato dedicato“.

La fotografia in questo momento storico è messa alla prova dall’esplosione di immagini ovunque. Cosa vuol dire per lei oggi scattare foto? 
Scattare le foto mi dona l’idea di fermare il tempo, di cogliere l’attimo e rielaborarlo attraverso il filtro della mia sensibilità sperimentando tecniche sempre diverse. Quella che lei definisci, giustamente, come “esplosione di immagini”, spesso di facile consumo, deve portarci alla valorizzazione di opere fotografiche profondamente pensate che rappresentano emozioni“.

Quali sono i progetti per il futuro?
Amo definirmi come un ”artigiano-artista”, costruire “con le mani” forme nuove che spaziano dall’ ambito dell’editing fotografico alla pittura, alla lavorazione del legno, alla decorazione di interni. Mi piacerebbe poter coniugare tutte le mie passioni in una sorta di “Factory”: un tempio dell’arte come quello creato da Andy Warhol, un punto di ritrovo in cui si possa interagire e creare. Inoltre sto lavorando all’allestimento di una mia galleria d’arte nella quale poter esporre le mie opere e ospitare quelle di colleghi ed amici con le mie stesse passioni. Questi due dei tanti progetti che ho in mente, quindi… stay tuned!“.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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