Economia

Commercialisti, chiesta la “riapertura” della Rottamazione quater

Abbiamo chiesto al governo la riapertura dei termini della rottamazione quater perché persistono situazioni di contribuenti impossibilitati a mettersi in regola con il fisco. E’ interesse della collettività dare questa opportunità per consentire alle tantissime imprese virtuose, che hanno subito il contraccolpo economico post pandemico e quello legato alle crisi belliche internazionali, di poter riprendere a pieno la loro attività”: lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, nel corso del Cnpr forum speciale su “Fisco e Previdenza. Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

Il perché della rottamazione quater

“Analizzando lo stato attuale della riforma fiscale – ha aggiunto Cuchel – abbiamo fatto notare che ad oggi siamo ancora in attesa di 50 decreti e provvedimenti di secondo livello per renderla pienamente attuabile. Ci aspettavamo più coraggio da parte del governo affinché questa riforma rilanciasse l’economia del Paese, rendesse il sistema fiscale più semplice ed equo riequilibrando il rapporto fisco-contribuente”.

Lucia Albano, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, dal canto suo, ha evidenziato che “attraverso la riforma fiscale stiamo attuando un cambio di passo, soprattutto culturale, nel rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente che sta andando verso un giusto equilibrio. Non più ‘sovrano-suddito’ bensì ‘cittadino – Stato’. Questo sta consentendo di ottenere risultati importanti. Nel mese di febbraio abbiamo registrato un aumento di 4,6 mld di entrate perché, se lo Stato è equo e giusto, è possibile sostenerlo con il pagamento delle tasse”.

Critico Emiliano Fenu, capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio: “Il percorso della delega fiscale che sta andando avanti con i decreti legislativi presenta diverse ombre. Quella più cupa è che non si riesce ancora a rendere la disciplina fiscale semplice per contribuenti e operatori. Pensiamo alla revisione del sistema sanzionatorio che si presenta come un continuo richiamo di norme di difficile comprensione”.

Massimiliano Tasini (docente di diritto penale dell’economia dell’Università di Padova), ha parlato di “una fase delicata perché cambieranno le sanzioni tributarie e quelle penali. Ci sarà un effetto immediato Ci sono comunque sanzioni sproporzionate e questo aprirà uno contenzioso che non sarà semplice da gestire”.

Sugli investimenti delle Casse di previdenza e sul futuro delle professioni è intervenuta Daniela Dondi (Fdi), segretario della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali: “Le Casse pensionistiche professionali dovranno affrontare diversi ostacoli nel futuro. Primo tra tutti il calo demografico dei professionisti che negli anni avrà un impatto sempre più pesante. Va verificato quali potranno essere le riforme utili a superare questa criticità. I regolamenti degli istituti dovranno essere rivisti nell’ottica della sostenibilità a 50 anni inserendo modalità di investimento che garantiscano trasparenza e serenità non solo del sistema previdenziale ma anche del welfare per tutti i professionisti”.

Anche Virginio Merola (Pd), segretario della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali, ha sostenuto che il problema principale per gli enti previdenziali è caratterizzato dal calo demografico. Poi ci sono l’accesso dei giovani alla professione e il ‘lavoro povero’ che avvelena la categoria. E’ necessario rivedere il welfare dei professionisti, assicurando alle donne la possibilità di continuare a lavorare in caso di maternità o malattia. Poi, c’è il tema del rendimento”.

Guido Rosignoli (vice presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili) ha rimarcato le richieste degli enti previdenziali privatizzati: “Rinnoviamo a governo e parlamento l’invito a ridurre la tassazione sugli investimenti, così come era stato promesso, dal 26 al 20%. Sei punti importanti per migliorare la liquidità degli enti. Grazie agli investimenti possiamo gestire il patrimonio necessario a mantenere il giusto equilibrio nel tempo. In futuro avremo difficoltà di natura finanziaria legata al fatto che le uscite dall’attività professionale saranno superiori alle iscrizioni. Un calo demografico al quale è possibile far fronte solo con il supporto del patrimonio”.

Claudio Sicilioti (ex presidente del Cndcec) è intervenuto sulla riforma fiscale: “Sono convinto che i commercialisti debbano essere protagonisti di un’ampia discussione. Si dovrebbe partire dai grandi princìpi: l’equità orizzontale e verticale con l’incidenza della progressività delle aliquote. Troppo spesso questi argomenti sono trascurati per parlare solo di aspetti realizzativi e organizzativi”.

Per Maria Vittoria Tonelli (presidente di Anc Pesaro e CdA della Cnpr): “Da Pesaro i commercialisti hanno lanciato un messaggio al governo per chiedere di accelerare il percorso di riequilibrio del rapporto ‘fisco-contribuenti’, assicurando chiarezza e stabilità delle norme per consentire alle imprese italiane la possibilità di programmare il futuro”.

Miriam Dieghi (vice presidente nazionale di Anc) ha sottolineato che c’è “il rischio di creare un corto circuito che prelude ad un futuro drammatico causato dalle macerie sociali post Covid, da conflitti bellici, crisi economica e climatica che stanno incrementando le immigrazioni. Occorre affrontare e approfondire le tematiche con spirito critico individuando le soluzioni da adottare”.

Andrea Bongi (coordinatore dei lavori al forum di Anc) ha ribadito “la richiesta di riaprire i termini della ‘rottamazione’ dei carichi iscritti a ruolo perché molti contribuenti non sono riusciti a fare fronte a una serie di impegni che si sono accumulati in occasione dell’emergenza sanitaria e il riequilibrio del rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria che, ad oggi, risulta ancora troppo sbilanciato in favore ddel Fisco”.

Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili), si è soffermato sulle attestazioni che il professionista deve rilasciare, come prospettiva di lavoro in ambiti che spesso sono trascurati: “meritano un adeguato approfondimento le attestazioni sul credito cinematografico, in materia di lavoro e di codice della crisi d’impresa. Poi, occorre una riflessione sul regime di responsabilità dei professionisti nei collegi sindacali e negli incarichi di revisione perché deve essere rivisto al più presto. Non è possibile che il ‘collegio’ condivida la responsabilità integrale che hanno gli amministratori, è necessario che la responsabilità sia commisurata all’attività svolta e al compenso”.

Redazione

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