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Reddito di base e reddito di cittadinanza: la differenza non è solo stilistica

In questi giorni in cui l’argomento del Reddito di Cittadinanza è tornato prepotentemente alla ribalta nel dibattito pubblico, capita che alcuni osservatori disattenti in cerca di nuove quote e forme stilistiche e sinonimi più o meno utili al piacevole scorrere del testo abbiano usato anche la forma Reddito di Base.

Tra casi di cronaca, riforme del governo Draghi e scontro politico, l’educazione impone comunque di non sottolineare pubblicamente gli errori altrui, ma è importante fare un distinguo nell’ottica della corretta informazione: reddito di base e reddito di cittadinanza non sono la stessa cosa.

Cosa è il reddito di base?

Il primo a teorizzare un reddito di base o reddito minimo universale di cui abbiamo traccia è stato il padre fondatore USA Thomas Paine. Paine propose nel lontano 1795 di tassare l’accesso alle proprietà fondarie al fine di creare un bacino economico da redistribuire ugualmente a tutti i cittadini. In pratica, una misura di contrasto alle diseguaglianze ancor prima che alla povertà.

Da allora, in tanti tra economisti, filosofi e matematici hanno discusso e dibattuto sulla possibilità di un reddito di base e come questo potesse essere strutturato: da Charlier a von Hayek, da Clifford Hugh Douglas fino – per avvicinarci ai giorni d’oggi – Milton Friedman.

Attualmente, la definizione migliore di reddito di base ci viene da Philippe Van Parijs, professore nella Università di Louvain, Hoover Chair di Economic and Social Ethics e Yannick Vanderborght, professore di Scienza politica nell’Università Saint-Louis di Bruxelles e nell’Università cattolica di Louvain. Nel solco dell’idea originale, i due studiosi definiscono il reddito di base come:

«un reddito versato da una comunità politica a tutti i suoi membri su base individuale senza controllo delle risorse né esigenza di contropartite»

Volendo trovare una reale applicazione di questo modello, l’unico esempio a cui davvero è possibile rifarsi è quello dell’Iran. Lo Stato mediorentale, infatti, già nel 2010 aveva introdotto un modello di reddito di base (di 40 dollari al mese) destinato a ogni cittadino in sostituzione dei sussidi fino a quel momento erogati (per beni di prima necessità, elettricità e benzina).

La differenza tra reddito di base e reddito di cittadinanza

Viene da sé che il reddito di base è una misura che differisce da reddito minimo garantito e altre proposte simili, come appunto il reddito di cittadinanza, perché universale e non vincolato ad altri fattori.

Il reddito di cittadinanza, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle ed entrato ufficialmente nelle nostre vite nel 2019 dopo vari proclami dai balconi di Palazzo Chigi all’urlo di “Abbiamo abolito la povertà”, non può quindi essere definito reddito di base perchè:

  • vincolato alla condizione familiare: la misura non è rivolta al singolo individuo in quanto tale ma in quanto appartenente a un nucleo familiare, e perde il diritto ad accedervi se nella sua famiglia non sussistono le condizioni per rientrare nella misura;
  • vincolato alla condizione economica e lavorativa, es. sotto un determinato ISEE o disoccupati, inoccupati etc.etc.;
  • condizionato all’accettazione di determinate condizioni, nel caso del RdC ad esempio all’iscrizione ai centri per l’impiego e il supporto di navigator;

Questi tre aspetti trasformano al più il reddito di cittadinanza in un sussidio più o meno simile al reddito minimo garantito, ossia quella forma di aiuto che è riservata alle persone in età lavorativa che percepiscono un reddito inferiore ad un reddito di riferimento.

De facto, il reddito di base, per una strana concorrenza di slogan che assume le connotazioni del paradosso, prevede come unica condizione di accesso allo stesso la cittadinanza, a differenza del reddito di cittadinanza stesso.

Quindi, in definitiva: reddito di base e reddito di cittadinanza non sono la stessa cosa. E utilizzare mutualmente i termini è un errore.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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