DEF, c’è il via libera: stop misure straordinarie, nel 2024 taglio tasse, supporto all’economia
Il primo obiettivo che comunica il Governo nel DEF è quello di agire, in termini di perentoria riduzione, nel contrasto dell'inflazione, elemento essenziale per la ripresa economica sia dell'ecosistema produttivo (imprese, aziende, industria) che per quello del consumo (famiglie e cittadini). Al contempo, mette nero su bianco l'addio a misure fiscali spot e definisce previsioni di crescita del PIL prudenti "intente all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità".
Nella serata di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il DEF 2023, il Documento di Economia e Finanza: stabilite, quindi, le linee programmatiche che riguarderanno il supporto all’economia reale, la riorganizzazione del sistema fiscale e l’abbandono di misure straordinarie e “tampone” rispetto alle soluzioni di politica fiscale.
Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, si ricorda ai lettori, è annuale: è stato introdotto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196) e si rivela come strumento necessario per la programmazione finanziaria del Paese, sia in termini di politica economica e monetaria che di gestione e di crescita dello stesso.
DEF 2023, verso la definizione di un nuovo sistema economico?
Prima di andare oltre, facciamo un passo indietro su quanto era previsto nel DEF 2022: approvato lo scorso aprile, le previsioni di sviluppo soffrivano della guerra appena iniziata fra Russia e Ucraina, incupendo di fatto le prospettive più rosee che si erano immaginate a valle del finire della congiuntura pandemica.
Infatti, è solo ad aprile del 2022 che nel DEF si contestualizzava come in pochi mesi, la situazione macroeconomica generale fosse precipitata: lo scenario persistente di conflitto fra Russia e Ucraina ha immediatamente generato un brusco rallentamento nello sviluppo del Paese, dovuto sia alla carenza di materie prime (grano e mais, fertilizzanti, acciaio e così via) che all’instabilità dei mercati legati all’energia e ai carburanti, con le conseguenze che tutti abbiamo conosciuto negli ultimi trimestri.
Riassumendo il dato economico, come scrivevo lo scorso anno, secondo il Governo Draghi
la previsione di crescita per il Paese nell’attuale DEF è del tutto meno rosea: la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della NADEF al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%
Il Governo, inoltre, nelle parole di Mario Draghi, per lo scorso anno ha inteso
confermare gli obiettivi programmatici di disavanzo – quindi, di non agire in austerity – ponendo l’attenzione verso la sostenibilità della finanza pubblica. Al contempo, le fonti di Governo hanno chiarito che ritengono imprescindibile continuare a promuovere una crescita economica elevata e sostenibile intervenendo anche le prossimo futuro a sostegno delle famiglie e delle imprese italiane con ulteriori stock di bonus e incentivi.
Una posizione che parrebbe essere stata ribaltata dall’attuale Governo Meloni: il DEF 2023, come ha spiegato il Ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, contiene tre ferree linee programmatiche che cambieranno il Bel Paese traghettandolo, almeno nelle intenzioni, verso un nuovo sistema fiscale e di economia reale.
Secondo le parole del Governo, pertanto, i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo contenuti del DEF per il medio termine sono:
- la rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni e l’individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell’economia;
- la riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della pubblica amministrazione in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). Il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL già dichiarati a novembre nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), ossia 4,5 per cento quest’anno, 3,7 per cento nel 2024 e 3,0 per cento nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto pari al 2,5 per cento;
- il sostegno alla ripresa dell’economia italiana, volto a conseguire tassi di crescita del PIL e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi.
Sembrerebbe quindi un addio a bonus e misure spot; benvenuta una ridefinizione degli incentivi esistenti (processo, in realtà, già iniziato con il Governo Draghi), incremento del PIL, riduzione del debito e sostegno alla ripresa economica del Bel Paese. Cerchiamo adesso di capire come l’Esecutivo vorrebbe porre in essere la sua lista di buoni propositi.
DEF 2023, le “buone intenzioni” del Governo
Il primo obiettivo che comunica il Governo nel DEF è quello di agire, in termini di perentoria riduzione, nel contrasto dell’inflazione, elemento essenziale per la ripresa economica sia dell’ecosistema produttivo (imprese, aziende, industria) che per quello del consumo (famiglie e cittadini).
Fra le anticipazioni contenute nel DEF in merito alle linee programmatiche, infatti, si legge che
Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5 per cento) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale.
Non è ancora dato sapere qual è la fascia dei dipendenti con reddito medio-bassi individuati e se sarà una misura che aiuterà realmente a dare un respiro. Quello che è certo è che il Paese è in una fase di stallo e il perdurare dell’inflazione non fa altro che erodere il potere di acquisto delle famiglie: fra aumento dei tassi di interesse di mutui e prestiti, la forbice sociale si sta allargando al punto tale che anche chi lavora ha difficoltà ad arrivare a fine mese. E, per il momento, le misure messe in atto sono del tutto fallaci se lasciano fuori i contribuenti storici (ma questa, signori miei, è un’altra storia).
Tornando al DEF, fra gli obiettivi dell’Esecutivo vi è per l’appunto quella di
prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi.
Veniamo poi al Prodotto Interno Lordo: secondo le stime,
Anche per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, dato un deficit tendenziale del 3,5 per cento, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7 per cento del PIL creerà uno “spazio di bilancio” di circa 0,2 punti di PIL, che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette ‘politiche invariate’ a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente.
In tale contesto, le previsioni di crescita del PIL del DEF sono le più prudenti, “intente all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità”. Infatti,
nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL è previsto crescere in termini reali dello 0,9 per cento nel 2023 – dato rivisto al rialzo in confronto al Documento programmatico di bilancio (DPB) di novembre, in cui la crescita del 2023 era cifrata in uno 0,6 per cento – e quindi all’1,4 per cento nel 2024, all’1,3 per cento nel 2025 e all’1,1 per cento nel 2026.
Grazie alle nuove misure fiscali, sempre secondo il Governo, “per il 2023 e 2024 delineate, la crescita del PIL nello scenario programmatico è prevista pari all’1,0 per cento quest’anno e all’1,5 per cento nel 2024″.
Nel DEF si sottolinea poi che la riduzione del debito della pubblica amministrazione, in rapporto al prodotto interno lordo, dovrà essere ‘‘graduale, ma in misura sostenuta nel tempo’‘. Il Governo conferma che il sostegno alla ripresa dell’economia italiana sarà ‘‘volto a conseguire tassi di crescita del pil e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi”.
Nel breve termine, infatti, ‘‘si opererà per sostenere la ripartenza della crescita segnalata dagli ultimi dati, nonché per il contenimento dell’inflazione”. E non chiamateli “numerini”! Sono cifre che si potrebbero tradurre in un miglioramento netto della situazione italica, come sostiene la stessa Presidente Giorgia Meloni:
“Il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa. Abbiamo, inoltre, deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi”.
Speriamo solo di non contare come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.