DEF, con la guerra rallenta lo sviluppo del Paese. Ma forse non tutto è perduto
"Il DEF attuale tiene ovviamente conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia".
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, nella serata di ieri, il DEF – documento di Economia e Finanza – previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196) e necessario per la programmazione finanziaria del Paese, sia in termini di politica economica e monetaria che di gestione e di crescita dello stesso.
Lapalissiano constatare che, in pochi mesi, la situazione macroeconomica generale è precipitata: lo scenario persistente di conflitto fra Russia e Ucraina ha generato un brusco rallentamento nello sviluppo del Paese, dovuto sia alla carenza di materie prime (grano e mais, fertilizzanti, acciaio e così via) che all’instabilità dei mercati legati all’energia e ai carburanti.
DEF e previsioni di crescita, cosa cambia
Ad oggi gli indici di performance di crescita stabiliti nello scorso settembre nel NADEF (la nota di aggiornamento al DEF), sono del tutto illusori: se qualche mese fa il Ministro all’Economia e alle Finanze Daniele Franco spiegava come l’Italia fosse in crescita dichiarando
“quest’anno” chiarisce “stiamo crescendo molto e il tasso crescita nel 2023-24 sarà auspicabilmente molto elevato” anche se il +6% di quest’anno ‘‘è irripetibile. Però tassi di crescita più elevati rispetto agli scorsi decenni credo sia un obiettivo per il 2022-23-24-25-26 e anni successivi’‘.
la constatazione, ad opera del Governo, della previsione di crescita per il Paese nell’attuale DEF è del tutto meno rosea: la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della NADEF al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%.
Occorre, però, fare un passo indietro per comprendere il senso e il significato di questi numeri. Una considerazione può essere utile: l’Italia, in particolare a seguito della congiuntura pandemica, sta agendo in extradeficit. Questo significa che nei due anni precedenti il Bel Paese ha aumentato, ancora di più, il debito pubblico per finanziare l’economia circolare con investimenti, ristori, bonus e quanto altro prevede la politica economica per supportare famiglie e imprese ed evitare la stagnazione dell’economia del Paese.
Un’azione folle? No, programmatica e razionale. Come ha spiegato a F-Mag il prof. Senesi,
“se il PIL cresce, in percentuale, più del debito, il rapporto debito/PIL diminuisce anche se lo Stato è in disavanzo“.
E, ancora: “l’extra deficit in termini nominali, cioè in miliardi di euro, si coniuga con la riduzione del rapporto debito/PIL se le aspettative sui tassi di crescita reale del PIL nei prossimi anni saranno confermate in buona misura. Quella del Governo non è una scommessa, ma una scelta razionale alla luce dei dati più recenti”.
Quello che, quindi, il Governo si aspettava con l’approvazione della Nadef nei mesi scorsi è così spiegato:
“Gli effetti reali dovrebbero essere quelli di aumentare la produttività e la sostenibilità ambientale dell’economia. In che misura ciò avverrà dipende dall’evoluzione effettiva del quadro macroeconomico, e da come le politiche saranno implementate. La novità fondamentale è nella scelta di puntare sulla crescita del PIL per ridurre la zavorra del debito, piuttosto che sull’austerità”.
Inutile dire, quindi, che il quadro macroeconomico è cambiato. E il DEF attuale tiene ovviamente conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia.
DEF, gli spiragli positivi
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, nella conferenza stampa di ieri sera, ha dichiarato:
“Siamo tutti al lavoro per costruire una risposta comune a uno shock comune, come lo è stata la pandemia. Bisogna ripetere l’esperienza di straordinaria unità nazionale che ha ispirato l’azione di governo durante la pandemia”.
“Noi faremo tutto quel che è necessario per aiutare famiglie e imprese, all’interno di una cornice di equilibrio dei conti pubblici e disponibilità europea, ma la disponibilità del governo c’è ed è totale”.
Per disponibilità il premier intende la decisione, condivisa dalle forze di governo, di confermare gli obiettivi programmatici di disavanzo – quindi, di non agire in austerity – ponendo l’attenzione verso la sostenibilità della finanza pubblica. Al contempo, le fonti di Governo hanno chiarito che ritengono imprescindibile continuare a promuovere una crescita economica elevata e sostenibile intervenendo anche le prossimo futuro a sostegno delle famiglie e delle imprese italiane con ulteriori stock di bonus e incentivi.
Questo perché, spiegano le fonti di Governo,
Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1% per quest’anno; scende successivamente fino al 2,7% del PIL nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella NADEF sono confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025).
Questo spazio di manovra, informano, sarà utilizzato dal Governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi utilizzati a parziale copertura del recente decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17.
Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione. Il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147,0%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025.
Come ha chiarito il Ministro Daniele Franco, il DEF
”è stato approvato in leggero anticipo rispetto alle normali scadenze perché possa essere propedeutico a nuovi interventi di politica economica da attuare in tempi quanto più rapidi possibile”.
Altre misure contro l’impatto della crisi ucraina su famiglie e imprese “andranno valutate nel decreto che in qualche momento nelle prossime settimane presenteremo sulla base delle risorse rese possibili nel Def”.
”Gli interventi sulle bollette elettriche e del gas giungono al 30 giugno, dopodiché si dovrà vedere, a quel punto, i livelli del costo di energia e gas e dovremo decidere se continuare a ridurre o non intervenire più, se il prezzo fosse tornato a livelli meno anomali dei livelli attuali. Abbiamo trovato risorse in vari modi e credo che continueremo, in caso di necessità, a intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglie reperendo risorse come abbiamo fatto finora”.
”Confermare gli obiettivi è una scelta di prudenza nel senso che abbiamo impostato una politica di bilancio, e attuata con la legge di bilancio, volutamente espansiva per spingere la crescita dell’economia italiana”.
E mentre le forze politiche in gioco discutono di scostamento di bilancio ed extraprofitti, ai comuni cittadini non resta altro che provare a sperare che le cose possano migliorare.