Nadef, Senesi: “L’extra deficit per ridurre il debito non è una scommessa, ma una scelta razionale”
"Gli effetti reali dovrebbero essere quelli di aumentare la produttività e la sostenibilità ambientale dell'economia. In che misura ciò avverrà dipende dall'evoluzione effettiva del quadro macroeconomico, e da come le politiche saranno implementate"
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Nadef, ovvero la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF). Si tratta del documento programmatico che stabilisce i nuovi obiettivi di finanza pubblica. Per meglio capire le scelte del Governo, abbiamo posto alcune domande al professore Pietro Senesi docente dell’Università di Napoli “L’Orientale”, esperto di finanza pubblica ed economia monetaria.
Il Nadef appena approvato, secondo il Ministro Daniele Franco, “prospetta uno scenario di crescita dell’economia italiana e di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico. L’intonazione della politica di bilancio rimane espansiva nei prossimi due anni e poi diventa gradualmente più focalizzata sulla riduzione del rapporto debito/PIL”. Insomma, cosa vuol dire questo in parole più semplici?
“Nonostante le buone notizie sul PIL, la priorità del Governo rimane il consolidamento della crescita e della produttività, invece che affannarsi a riportare le finanze pubbliche in una situazione “normale”, pre-pandemica. Il Governo ritiene che la politica fiscale espansiva possa continuare a far crescere il PIL e migliorare le finanze pubbliche rapportate al PIL (deficit/PIL e debito/PIL), contemporaneamente. I dati macroeconomoci più recenti sembrano indicare che siamo lontani dal punto in cui emerge un tradeoff fra crescita del PIL e “instabilità” delle finanze pubbliche. Ciò potrebbe spiegare l’assenza della riforma fiscale nel Nadef”
Nel Nadef si parla anche di “extra deficit” di 77 miliardi di euro nel triennio che arriva fino al 2024. La scelta, motivata con il sostegno all’economia del Paese, sembra però essere in contrasto con le affermazioni del Ministro Franco: se aumenta il deficit come riduciamo il debito?
“Se il PIL cresce, in percentuale, più del debito, il rapporto debito/PIL diminuisce anche se lo Stato è in disavanzo. Credo che intendesse questo il Ministro”.
L’esecutivo punta, quindi, sulla crescita del PIL per ridurre il rapporto debito/PIL. Ma questa non è una scommessa?
“L’extra deficit in termini nominali, cioè in miliardi di euro, si coniuga con la riduzione del rapporto debito/PIL se le aspettative sui tassi di crescita reale del PIL nei prossimi anni saranno confermate in buona misura. Quella del Governo non è una scommessa, ma una scelta razionale alla luce dei dati più recenti”
Quali saranno, quindi, gli effetti reali di questa manovra? E quali novità di rilievo introduce il Nadef così approvato?
“Gli effetti reali dovrebbero essere quelli di aumentare la produttività e la sostenibilità ambientale dell’economia. In che misura ciò avverrà dipende dall’evoluzione effettiva del quadro macroeconomico, e da come le politiche saranno implementate. La novità fondamentale è nella scelta di puntare sulla crescita del PIL per ridurre la zavorra del debito, piuttosto che sull’austerità”.
In considerazione del fatto che le prossime elezioni politiche avverranno nel 2023, potrebbe esserci il rischio che un nuovo esecutivo “vanifichi” la misura e/o ne paghi gli eventuali effetti negativi?
“Lo scenario programmatico del Governo si estende al 2024. Draghi ritiene che la politica espansiva sarà abbastanza veloce nel conseguire i suoi obiettivi, i governi successivi dovrebbero comunque beneficiare del miglioramento delle finanze pubbliche che erediteranno, specialmente nell’eventualità che (forse nel 2023) la FED e la BCE dovessero alzare i tassi per tornare a una politica monetaria convenzionale”.