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Lavoro, le tendenze del 2023: dal quiet quitting al rinnegamento della hustle culture

Quali sono le tendenze nel mondo del lavoro per l’anno 2023? Abbiamo già raccontato del quiet quitting e del suo superamento, il quiet thriving. Ma secondo gli esperti non è finita qua: l’anno in corso vive ancora, a seguito della digitalizzazione e della pandemia, un periodo di profonda trasformazione – e con esso anche il linguaggio utilizzato per descriverlo. Vediamo come.

I neologismi del mondo del lavoro

Negli ultimi anni, infatti, sono emersi numerosi neologismi che riflettono le sfide e le opportunità di una realtà in rapida e continua evoluzione:

“Dallo smart working alla gig economy, dalla hustle culture al crowdsourcing, questi termini, la cui frequenza d’uso è in continua ascesa, rappresentano una finestra su come stia cambiando il modo in cui ci relazioniamo al mondo del lavoro e su come stiamo reinterpretando concetti quali flessibilità e adattabilità in rapporto alle nostre carriere” ha commentato Roberta Riva, responsabile marketing Italia di Babbel for business.

Proprio per questo gli esperti di Babbel, la piattaforma per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live, hanno stilato una lista di termini da conoscere per muoversi agilmente nel mondo del lavoro, evitando inoltre malintesi con colleghi e colleghe.

“La salute mentale, in particolare, è diventata un argomento sempre più centrale nel dibattito riguardante il mondo del lavoro” ha sottolineato ancora Roberta Riva di Babbel.

Questo ha inoltre spinto molte aziende a mettere in atto programmi di supporto ai dipendenti, come servizi di assistenza psicologica e iniziative per promuovere l’equilibrio tra vita professionale e privata – il cosiddetto work-life balance, una priorità per un numero crescente di lavoratori e driver di scelta nella valutazione di nuovi posti di lavoro. Il 70% degli europei considera l’equilibrio vita-lavoro al primo posto nella classifica delle caratteristiche più ambite che un nuovo posto di lavoro dovrebbe offrire.

Quali sono le tendenze da conoscere nel mondo del lavoro:

A seguire i termini che si dovrebbero conoscere per identificare le dinamiche nel mondo del lavoro:

  • Digital nomads: per effetto della possibilità di svolgere il proprio mestiere in modalità ‘smart working’, ossia da remoto e con orari flessibili, sono proliferate categorie di lavoratori e lavoratrici, come quelle dei ‘digital nomads’ (nomadi digitali) ossia chi, rinunciando ad avere una residenza fissa, sceglie di spostarsi di frequente e di lavorare primariamente online. Negli Stati Uniti il fenomeno è particolarmente diffuso, con più di 10 milioni di nomadi digitali, molti dei quali si potrebbero definire anche ‘snowbirds’ (uccelli delle nevi) in quanto, come questa tipologia di volatile, migrano a Sud durante l’inverno, inseguendo le temperature più miti.
  • The Great Resignation: l’insorgere della pandemia e la conseguente precarietà lavorativa hanno indotto numerosi dipendenti a riconsiderare le proprie priorità, abbandonare il proprio posto di lavoro a favore di un altro oppure a prendersi una pausa per concentrarsi sulla propria vita privata.
  • Quiet quitting: questa espressione, parafrasabile come ‘l’atto di dimettersi silenziosamente’, descrive la pratica di svolgere, deliberatamente, solo i requisiti minimi del proprio lavoro, senza impegnare più tempo, sforzi o entusiasmo dello stretto necessario. Questo fenomeno, benché non del tutto nuovo, è stato esacerbato negli ultimi mesi, tanto che il termine che lo descrive è stato appuntato ‘parola dell’anno’ dal Financial Times nel novembre del 2022.
  • Quiet hiring: letteralmente assunzioni silenziose, sono annoverate tra le nuove tendenze hr 2023 secondo Gartner ed è un trend che si sta diffondendo sempre di più. Avviene quando un’azienda assimila nuove competenze senza assumere effettivamente nuovi dipendenti a tempo pieno. Tre sono le modalità: o tramite la mobilità interna di talenti, ricollocando strategicamente le risorse nelle aree prioritarie per il business rimaste scoperte; o con processi di upskilling per arricchire le competenze e rendere la risorsa capace di affrontare nuove sfide; o, infine, affidando le attività a risorse esterne, come ad esempio consulenti, senza affrontare l’impegno dell’inserimento in organico, ma senza nemmeno escludere, in futuro, una modifica di questo rapporto in qualcosa di più esclusivo e duraturo.
  • Burnout: che in italiano si può descrivere come ‘sindrome da esaurimento professionale’, è un tipo di stress cronico, correlato al lavoro, che può portare a stanchezza emotiva e scarsa motivazione, e che colpisce sempre più dipendenti in giro per il mondo, nonostante non si tratti di un fenomeno del tutto nuovo. Il termine, infatti, è stato coniato già negli anni ’70 e deriverebbe dal verbo inglese ‘to burn out’ ossia ‘bruciare fino all’esaurimento del carburante’.
  • Hustle culture: questo tipo di cultura tossica, chiamata anche ‘burnout culture’, che ha rappresentato per lungo tempo un insieme di credenze condivise, votate alla consacrazione del perfezionismo e dello stacanovismo, sembra avviarsi a scomparire. La manifestazione più forte della hustle culture si rivelava nella completa assenza di separazione tra il proprio lavoro e la propria vita, con effetti disastrosi sulla salute fisica e mentale. Letteralmente ‘hustle’ si può tradurre in italiano come attività febbrile, trambusto o tran tran. Da tenere d’occhio, secondo gli esperti di Babbel, anche alcune tendenze già diffusesi in passato, ma che continueranno a influenzare, in maniera sostanziale, la struttura del mondo del lavoro e le offerte che vengono proposte ai lavoratori.
  • Gig economy: viene così definito un modello economico basato sul lavoro occasionale, ‘a chiamata’ e temporaneo, diverso dai più tradizionali rapporti lavorativi continuativi e stabili, regolati da maggiori obblighi e garanzie contrattuali. Tale espressione inglese, composta appunto dai sostantivi ‘gig’ (lavoro temporaneo, lavoretto) e ‘economy’, si usa anche per descrivere, più in generale, un mercato del lavoro caratterizzato dalla prevalenza di contratti a breve termine o di prestazioni freelance rispetto a posti di lavoro permanenti.
  • Crowdsourcing: si descrive così la pratica, sempre più diffusa, di rivolgersi ad un gruppo di persone, spesso online, per raccogliere idee, suggerimenti e opinioni in vista della risoluzione di un problema o della realizzazione di un progetto. Il termine è una combinazione di ‘crowd’ (folla) e ‘outsourcing’, lessema con il quale si designa, in genere, l’appalto a terzi di determinate funzioni o servizi.
  • E-learning: è un termine che si riferisce a una forma di apprendimento basata sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (tic), come ad esempio il computer o lo smartphone. L’e-learning permette di accedere a materiali didattici in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, senza la necessità di essere fisicamente presenti in una classe: può essere utilizzato in molti contesti, dalla formazione accademica a quella professionale.

E voi quante ne avete identificate?

Redazione

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