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Il Bel Paese è stagnante: la forbice economica e sociale fra Nord e Sud secondo ManagerItalia

“I dati pre-pandemici ci raccontano una costante crescita del terziario avanzato - commenta Mario Mantovani, presidente di Manageritalia - e un fenomeno molto particolare legato alla territorialità, quasi trasversale da nord a sud. Un fenomeno che la crisi tra alti e bassi non ha fermato e che deve spingerci a puntare soprattutto sul terziario e sulla parte più avanzata, che va fatta crescere, per uno sviluppo strutturale e al servizio anche dell’industria e di tutto il Paese".

Un Paese stagnante, con marcate differenze occupazionali territoriali, non spaccato a metà, fra Nord e Sud, ma con molta eterogeneità e competizione fra territori vicini. Questa la foto scattata dall’ultimo report dell’Osservatorio del terziario di Manageritalia, analizzando i principali indicatori economici a livello comunale riferiti al periodo omogeneo 2012-2019, dopo la crisi finanziaria e non ancora colpito dalla crisi pandemica.

Il report rivela dati interessanti sulla crescita dei comuni italiani nel terziario di mercato, ossia l’insieme di settori in cui lo Stato non gioca un ruolo maggioritario, escludendo istruzione, difesa, P.A. e salute.

Il report di ManagerItalia sul Paese

Nel merito, sono state valutate le diseguaglianze intra-regionali e la concentrazione dell’attività economica a livello locale, con un’analisi sulle caratteristiche dei poli di crescita nel territorio nazionale e verificato il loro ruolo nel trainare l’economia delle aree circostanti. Il numero di addetti e stabilimenti nel terziario di mercato (rispettivamente 51% e 61% del totale nazionale) ha avuto un andamento poco dinamico tra il 2012 e il periodo pre-pandemico, ma comunque superiore alla media nazionale, con un +1,3% medio annuo per gli addetti (1% in tutti i settori), e uno -0,2% per gli stabilimenti (-0,4% in tutti i settori).

Anche disaggregando per alcune caratteristiche chiave della popolazione residente, l’Italia risulta un Paese stagnante non solo come composizione settoriale dell’economia ma anche da un punto di vista strettamente sociale.

Il dato più interessante però arriva dai trend aggregati che nascondono una marcata eterogeneità spaziale della crescita dell’occupazione e del numero di stabilimenti che non si riscontra tanto in un gradiente Nord-Centro-Sud, quanto tra comuni all’interno delle stesse province e regioni, ad indicare un fenomeno di “concentrazione delle attività e degli addetti” che premia i Comuni maggiormente capaci di attrarre attività imprenditoriali, penalizzando i Comuni limitrofi meno dinamici.

Il gradiente Nord-Sud si riscontra invece in maniera palese per redditi, disuguaglianza all’interno dei comuni e produttività. I trend aggregati nascondono anche una variabilità di performance nel numero di addetti e stabilimenti nel terziario di mercato comunale, con un elevato numero di comuni a crescita molto più alta (hot-spot) o molto più bassa (cold spot) della media nazionale. In particolare, nel periodo 2012-19 il tasso di crescita medio annuale del numero di addetti nel terziario di mercato è 1,3% a livello nazionale, 7% negli hot spot e -5% nei cold spot.

Per quanto riguarda gli stabilimenti il dato nazionale è del +0,2% con un 3% negli hot spot e -4,1% nei cold spot. Circa il 24% di tutti gli hot spot si trova in Piemonte, il 17% in Lombardia. Tuttavia, anche il Sud ha numerosi centri di crescita: la Sardegna ne ha l’11%, il Lazio 6% e la Campania 7%. Eccezione del Sud è la Puglia, che ospita meno dell’1% degli hot spot totali. In totale, comunque, circa il 33% degli hot spot sono comuni del Mezzogiorno. Ai comuni più grandi è associata una maggiore presenza del terziario di mercato.

Nei comuni più piccoli, si riscontra una minore differenza dimensionale fra gli stabilimenti di imprese del terziario di mercato e quelli di imprese operanti negli altri settori. ll 25% dei comuni con più giovani laureati si contraddistingue nettamente dal resto dei comuni per una maggiore quota di addetti nel terziario di mercato e per una maggior dimensione media degli stabilimenti in questo settore: il dato indica che maggiore occupazione e più grandi dimensioni degli stabilimenti sono associate a maggiori competenze e lavoro qualificato.

Allo stesso tempo, nei comuni con molte più imprese di dimensioni medio-grandi nel terziario di mercato la domanda di lavoro include più giovani laureati. Al contrario, nei comuni con meno giovani laureati le dimensioni medie degli stabilimenti nel terziario di mercato sono nettamente inferiori rispetto a quelle osservate negli altri settori.

Altro dato rilevante: la crescita dell’occupazione nel terziario di mercato è correlata con una crescita nei redditi a livello comunale complessivo che è equamente distribuita tra scaglioni di reddito e quindi non influisce sul livello di disuguaglianza nel comune. Inoltre, il valore aggiunto per addetto di un comune nel 2019 (sia a livello di industria che di terziario) è correlato in maniera fortemente positiva con la crescita passata degli addetti nel terziario di mercato.

“I dati pre-pandemici ci raccontano una costante crescita del terziario avanzato – commenta Mario Mantovani, presidente di Manageritalia – e un fenomeno molto particolare legato alla territorialità, quasi trasversale da nord a sud. Un fenomeno che la crisi tra alti e bassi non ha fermato e che deve spingerci a puntare soprattutto sul terziario e sulla parte più avanzata, che va fatta crescere, per uno sviluppo strutturale e al servizio anche dell’industria e di tutto il Paese”.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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