Tecnologia

TikTok è un pericolo per la sicurezza?

Commissione, Consiglio e Parlamento dell’Unione Europea hanno vietato l’uso dell’app TikTok su tutti i device, cellulari, tablet e computer di lavoro dei dipendenti e di tutto il personale. Ma da dove nasce l'idea che l'app considerata qualche mese fa come "mero passatempo" per ragazzini nell'immaginario collettivo sia ora alla stregua della più potente arma di spionaggio in mano ai cinesi?

Commissione, Consiglio e Parlamento dell’Unione Europea hanno vietato l’uso dell’app TikTok su tutti i device, cellulari, tablet e computer di lavoro dei dipendenti e di tutto il personale. La motivazione dichiarata da subito, da quando qualche giorno fa è stata comunicata la scelta degli organi comunitari, è stata legata alla sicurezza. Dimostrazione che questa app, anche a livello centrale, non sia più considerata (era ora) un mero strumento social che fa impazzire i ragazzini. 

Adesso siamo all’estremo opposto: TikTok si è trasformato, nella narrazione occidentale, dal social più amato dai giovani alla più potente arma di spionaggio nelle mani dei cinesi. A questo paradosso, però, non siamo certo arrivati oggi.

La Casa Bianca contro TikTok

Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, ha scosso il mondo social con una dichiarazione forte contro il social network della cinese ByteDance. “Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni – ha detto la portavoce –  su TikTok e sui Paesi, inclusa la Cina, che cercano di sfruttare le tecnologie digitali, gli americani, e i dati degli americani in modi che possano arrecare danni e creare rischi per la sicurezza nazionale“. 

Toni da Guerra Fredda che palesano, se ricollegati a cosa sta accadendo sullo scacchiere internazionale, tra palloni spia abbattuti, piani di pace in Ucraina mai condivisi e attachi velati e non su Taiwan, una tensione sempre crescente tra Usa e Cina.

Una Guerra Fredda a suon di dati

Le due superpotenze che si contendono oggi l’egemonia globale lo fanno a suon di dati. Il problema infatti sollevato dal Governo americano e ripreso da tutti i governi occidentali (o comunque anti-cinesi) è quello dell’utilizzo che il social asiatico fa dei dati ottenuti dagli utenti

Un patrimonio enorme e sempre in crescita. Basta dare una rapida occhiata alle cifre che riguardano TikTok per capire che la piattaforma cinese è diventata un enorme contenitore di dati personali, utili per profilare a scopi commerciali gli individui ma – e qui il sospetto – anche a scopi di spionaggio politico

TikTok ha abbondantemente superato il miliardo di utenti attivi nel mondo ed è la piattaforma su cui gli utenti trascorrono più tempo. Più di un miliardo di utenti hanno “consegnato” i loro dati alla ByteDance, azienda cinese che, secondo molti osservatori, ha un rapporto, come spesso accade in Cina, di subordinazione nei confronti del governo asiatico

A quali dati ha accesso TikTok

La battaglia sottile si gioca sul volume di dati raccolti e come vengono gestiti. Per quello che si può sapere con certezza, TikTok ha accesso e conserva i dati che ogni utente gli cede attraverso l’iscrizione in linea a ciò che accade con gli altri social network.

Cosa poi ogni piattaforma riesce a conservare e ad immagazzinare per profilare al meglio gli utenti, è cosa ben diversa sulla quale nessuno, neanche i più esperti, azzardano a mettere confini. 

Geolocalizzazione, calendario e elenco contatti

L’app può potenzialmente tracciare l’utente attraverso il device, per fornire contenuti geolocalizzati e puntuali. Accede al calendario, ai contatti, ai dati di connessione. Già solo questi rappresentano un enorme patrimonio che dal punto di vista commerciale consente di avere un quadro profondo del mercato. Ma dal punto di vista dello spionaggio? Beh, rappresenta la possibilità di avere ampio accesso alla caratterizzazione di un popolo

Videocamera, microfono e riconoscimento facciale

Poi c’è il resto. TikTok, come il resto delle app, ha accesso anche a microfono e videocamera di ogni device, sempre perché è l’utente ad autorizzarlo nel momento in cui carica i suoi contenuti. Che la app abbia una capacità di riconoscimento facciale, seppur mai confermato dalla ByteDance, è cosa ipotizzabile dal fatto che sono tantissimi i giochi che su TikTok si possono fare utilizzando il battito dell’occhio o il movimento della testa. E l’idea che l’algoritmo di questo social sia addestrato anche sulle reazioni emotive espresse dal viso è sempre più accreditata anche se non direttamente confermata. 

Si, ma gli altri?

Va detto, ripetiamo, che le stesse contestazioni potrebbero essere mosse anche ad altri colossi dell’enorme universo dei social network. Non c’è una grande differenza tra il social cinese e le altre app rispetto all’ampiezza di dati di ogni utente a cui accede e dei quali entra in possesso. Quindi qual è il problema?

La vera discriminante è che, nel caso di TikTok, c’è un’altissima preoccupazione da parte della Comunità internazionale che questi dati possano finire nelle mani del governo cinese che non ne farebbe un uso prettamente commerciale ma li utilizzerebbe anche in ambito di influenza politica internazionale. 

La ByteDance

La ByteDance è d’altronde una realtà che, come ricorda Agenda digitale, ha enormi legami con il Partito comunista cinese:

I legami di ByteDance con Pechino la rendono suscettibile al controllo e all’influenza del Partito Comunista Cinese (PCC) e del governo cinese attraverso diversi meccanismi “coattivi” anche “formali”. In primo luogo, la legge cinese sull’intelligence nazionale richiede a tutti i cittadini e tutte le organizzazioni, inclusa un’azienda come ByteDance e i suoi dipendenti, di partecipare (obbligatoriamente) ad attività di intelligence nazionali ed estere. In secondo luogo, il governo cinese detiene una quota di proprietà nel Beijing Douyin Information Service, la sussidiaria di ByteDance e affiliata di TikTok che gestisce le attività cinesi di ByteDance. Sebbene siano noti pochi dettagli su questo investimento, Weibo (la versione cinese di Twitter) ha rivelato agli Stati Uniti un accordo simile che conferisce al governo cinese “diritti di veto su determinate questioni relative a” decisioni sui contenuti.

Più volte l’azienda avrebbe collaborato con il governo comunista sia in ambito locale che internazionale. Ad esempio, le informazioni raccolte dall’azienda sarebbero state utilizzate per il controllo di alcune aree più complesse della Cina.

L’ultimo episodio di “spionaggio” nel quale la ByteDance sarebbe stata coinvolta e che ha fatto aumentare le precauzioni statunitensi è stato quello che cha visto l’azienda utilizzare i dati sulla geolocalizzazione di due giornalisti americani per spiarli, almeno stando a quanto ricostruito da un’inchiesta della stampa americana che ha visto in prima fila The Verge e il New York Times. Secondo le autorevoli testate la ByteDance avrebbero rintracciato, attraverso gli IP e la geolocalizzazione, la posizione di alcuni giornalisti che secondo il colosso cinese avevano avuto alcune soffiate da alcuni dipendenti.

Uno dei due professionisti coinvolti lavora per BuzzFeed, la testata che nel 2022 aveva già pubblicato una lunga inchiesta sullo scandalo di alcune presunte operazioni di spionaggio che la Cina portava avanti in occidente proprio attraverso TikTok. 

TikTok, l’arma della nuova Guerra Fedda?

TikTok dunque è considerata al momento da diversi Paesi come una vera e propria arma che si combatte a suon di big data. Se infatti USA e URSS fino agli anni ’90 si contendevano l’egemonia globale puntando principalmente sulla potenza militare, economica e nucleare, oggi invece USA e Cina si confrontano sulla possibilità di controllare il maggior numero di dati possibili.

Per questo TikTok rientra tra i terreni di scontro della politica internazionale e il divieto dell’app diventa sempre più realtà in diversi Stati del mondo.

Usa e Canada

La Casa Bianca ha concesso alle Agenzie federali di ogni Stato americano un massimo di 30 giorni per eliminare dai dispositivi elettronici di chi lavora per i governi, anche federali, l’applicazione TikTok. Il ché ha avuto la conseguenza di far scattare una corsa a scalare sulle amministrazioni locali, che si sono precipitate a vietare e cancellare TikTok dai device dei loro dipendenti. Al momento sono 32 gli Stati federali che hanno già provveduto ad emanare il divieto. 

A ruota, agli USA è seguita il Canada. Lo stato nordamericano guidato da Justin Trudeau, già al centro dello scontro USA – Cina sui palloni spia, ha cancellato da tutti i dispositivi governativi TikTok a partire dal 28 febbraio scorso.

In Asia

Il divieto di avere TikTok per chi ricopre incarichi e impieghi governativi non è una novità in Asia, dove il gigante cinese fa molta più paura. A Taiwan, l’isola della discordia che continua a chiamarsi Cina, la piattaforma social della ByteDance è già fuorilegge. 

In India TikTok è vietato a chiunque: la paura della tigre cinese nella democrazia più popolosa del mondo è un elemento che condiziona con forza la vita politica. Stesso divieto anche in Iran e Afghanistan: in questi due Stati però i motivi del divieto hanno poco a che fare con la Cina. La paura è che TikTok possa diventare uno strumento degli oppositori al regime. Divieti sono stati applicati inoltre anche in Armenia, in Azerbaigian e nel Sudest asiatico, dal Bangladesh all’Indonesia. 

Le conseguenze economiche

Altra conseguenza di queste decisioni e di questa guerra a TikTok sarà secondo alcuni analisti la possibile rinascita delle piattaforme social statunitensi, che della capacità di coinvolgimento e di penetrazione di TikTok hanno sofferto eccome. Meta su tutte.  

Claudio Mazzone

Nato a Napoli nel 1984. Giornalista pubblicista dal 2019. Per vivere racconta storie, in tutti i modi e in tutte le forme. Preferisce quelle dimenticate, quelle abbandonate, ma soprattutto quelle non raccontate. Ha una laurea in Scienze Politiche, una serie di master, e anni di esperienza nel mondo della comunicazione politica.

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