Il Reskilling è nell’IT: il 95% di chi sceglie l’ICT non ha un background tecnico-scientifico
La quasi totalità delle risorse con un background differente da quello tecnico-scientifico sceglie di intraprendere un percorso accademico in ambito STEM: è quanto emerge da una indagine di Epicode, società edu-tech tra le più premiate e in crescita in Europa. Ma vediamo i dettagli.
STEM… per tutti (o quasi)
Tra i principali driver di scelta, la volontà per il 95% dei rispondenti di cambiare vita attraverso l’acquisizione di nuove competenze nel settore del tech, seguito dal 5% che dichiara, invece, la necessità di “upskilling” con l’intento di migliorare, sviluppare e riqualificare le proprie competenze in ambito digitale e informatico.
Nel primo caso, la scelta è spinta in gran parte dalla necessità di trovare una nuova occupazione:
basti pensare, ad esempio, che il 50% degli utenti che ha scelto un programma accademico in ambito software development ha dichiarato, al momento dell’iscrizione, di abbandonare il lavoro attuale per dedicarsi ad una formazione professionalizzante nel tech con grandi aspettative in termini di occupazione, seguito dal 42% di disoccupati, ma provenienti da altri background.
In questo ambito, le attività di aggiornamento hanno garantito ritorni più che soddisfacenti in termini di occupazione: le ultime 6 classi concluse, composte da circa 38 studenti ciascuna e partite da zero in termini di background tecnici, hanno registrato il 90% di placement dopo solo 3 mesi dal termine del corso.
Una testimonianza importante di come i profili IT siano stabilmente tra i più ricercati dalle aziende all’interno del mercato del lavoro italiano. Sono infatti circa 220.000 le posizioni aperte per programmatori e 45.000 il numero di sviluppatori disponibili, con un gap di circa 175.000 offerte di lavoro tra cui scegliere con una RAL media di ingresso nel mercato del lavoro che parte da 23.572 euro.
I rispondenti, inoltre, dichiarano di riconoscere nei corsi a contenuto STEM l’elevato valore aggiunto apportato alla propria posizione lavorativa, grazie anche alla praticità e alla concretezza offerta dai corsi.
Stesso trend si registra anche per gli studenti che hanno intrapreso il corso di data analyst: il 31% si è dichiarato disoccupato al momento dell’iscrizione senza nessuna esperienza pregressa nell’ambito. Il 41%, invece, impiegato full time, si è dichiarato per il 90% mosso dalla volontà di lavorare nel mondo tech, seguito dal 10% dal desiderio di upskilling. Questo dato potrà cambiare il mercato del lavoro del futuro.