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Congedo mestruale, arriva la proposta di legge: l’Italia sarà pronta ad evolversi?

Mentre i nostri "cugini" spagnoli hanno celebrato lo scorso 16 febbraio il risultato storico dell'approvazione della legge che concede il congedo mestruale sovvenzionato dallo Stato, con certificato medico per chi soffre di mestruazioni dolorose, nel Bel Paese un diritto che riguarda le donne - diffusissimo in molte nazioni - sembra ancora essere relegato a chiacchiera da bar. Almeno fino ad ora.

Anche in Italia arriva la proposta di Legge sul congedo mestruale, quella che potremmo definire una battaglia di civiltà che ritorna periodicamente ma, nei fatti, stenta ad essere finanche discussa nel nostro Paese, in particolar modo nelle aule delle istituzioni.

Infatti, la questione del congedo mestruale fu affrontata nel 2016 con una proposta di legge dalle deputate del PD Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato, poi caduta nel dimenticatoio degli Archivi di Stato. All’epoca furono proposti all’attenzione del legislatore sei punti di facile lettura e applicazione. In altre parole, una proposta di legge sul congedo mestruale che sarebbe servita e avrebbe facilitato la vita di milioni di donne ogni mese, aprendo finalmente una seria riflessione sul problema: la dismenorrea non è un’esagerazione della donna, ma un problema reale.

Al contrario, in ordine di tempo, mentre i nostri “cugini” spagnoli hanno celebrato lo scorso 16 febbraio il risultato storico dell’approvazione della legge che concede il congedo mestruale sovvenzionato dallo Stato, con certificato medico per chi soffre di mestruazioni dolorose, nel Bel Paese un diritto che riguarda le donne – diffusissimo in molte nazioni – sembra ancora essere relegato a chiacchiera da bar.

Ma cerchiamo di comprendere cosa è accaduto nelle scorse ore e se ci sono significative novità in merito.

Perché parlare del congedo mestruale

Come dicevamo in premessa, il congedo mestruale in Italia è ancora un tabù e a pagarne le spese sono le dipendenti, nel vero senso della parola.

In un Paese in cui si parla spesso (e talvolta, a sproposito) di empowerment femminile e pari opportunità – nella forma concettuale dell’uguaglianza giuridica e sociale fra uomini e donne, al fine di rivendicare la propria differenza di genere e di stabilire un giusto rapporto fra i sessi – quello che è stato escluso fino a questo momento dal dibattito e dalle azioni di Governo è una misura che riguarda esclusivamente l’universo femminile e l’applicazione – reale – del concetto di pari opportunità, come il congedo mestruale.

Basti pensare che la tassa sugli assorbenti sia stata abbassata solo con l’ultima Legge di Bilancio: fino a quel momento erano considerati quasi come un prodotto di lusso, con l’IVA al 22%.

Il congedo mestruale, talvolta, sembrerebbe essere relegato ad argomento da tirar fuori dal cilindro quando capita (se capita), mentre invece è realtà in molti Paesi: dal Giappone all’India, dal Vietnam alla Corea, passando per Taiwan e Cina. E mentre l’Occidente resta sordo a questo problema, milioni di donne ogni mese continuano a vivere una complessa situazione di difficoltà, fra pregiudizi e dolori fisici, pagandone le spese sociali e sanitarie.

La proposta di legge sul congedo mestruale

Nelle scorse ore, dunque, è stata depositata una proposta di legge d’iniziativa dei deputati Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti (AVS) per l’istituzione del congedo mestruale che permetta alle donne di assentarsi dalla scuola e dal lavoro e rimanere a casa nei giorni di picco del ciclo.

La proposta di legge, in estrema sintesi, si compone di 3 articoli:

  • L’articolo 1 prevede l’istituzione del congedo mestruale scolastico: fino a due giorni al mese di assenze giustificate per le studentesse che soffrono di dismennorea, in deroga al vincolo di frequenza di almeno i tre quarti dell’orario annuale previsto dalla legge nazionale, assenze che non incideranno sul monte ore massimo consentite. Per usufruire del congedo le studentesse dovranno presentare un certificato medico all’inizio dell’anno scolastico e servirà comunque la giustificazione.
  • L’articolo 2 istituisce il congedo mestruale lavorativo che, previo certificato medico, consentiranno alla lavoratrice di usufruire di massimo due giorni al mese, con indennità pari al 100% della retribuzione. I giorni di congedo non possono essere equiparati ad altre cause di assenza dal lavoro, a partire dalla malattia. Il diritto si applica ai contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato, determinato ovvero a progetto.
  • L’articolo 3 prevede che i contraccettivi ormonali siano inseriti nei livelli essenziali di assistenza e che il ministro della salute adotti apposite linee guida per la loro distribuzione gratuita nelle farmacie, previa prescrizione su ricetta medica.

Cosa ne sarà di questa proposta sul congedo mestruale? Farà la stessa fine di quella del 2016? Difficile prevederlo. Ma non sarà mai tardi quando alle donne verrà riconosciuto un reale diritto alla salute e alle pari opportunità come questo.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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