Economia

Commercialisti, allarme su nuove regole UE: insoluti bloccano conti

Dall'Ordine dei Commercialisti è partito un grido di allarme: le nuove regole imposte dall'Autorità Bancaria Europea sono troppo rigide. Potrebbero provocare il blocco di migliaia di conti correnti: ecco perchè

I commercialisti lanciano l’allarme: sono “necessarie politiche di ristrutturazione del debito e più flessibilità per le moratorie sui crediti”.

Tra pochi giorni basterà una bolletta della luce o una multa non pagata per essere segnalati come cattivi pagatori al Crif (Centrale rischi finanziari) e ritrovarsi con il conto corrente bloccato, senza poter ricevere nemmeno l’accredito dello stipendio. Una vera rivoluzione per i conti correnti in rosso, imposta dall’Unione Europea. Si parla di importi di scoperto esigui: 100 euro per i consumatori e 500 per le imprese per più di tre mesi consecutivi, perché l’istituto di credito decida di chiudere un finanziamento, mutuo o utenza. Noi crediamo che le istituzioni europee debbano rivedere o sospendere tali norme per far fronte alla crisi in corso”. Lo ha detto Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, nel corso del webinar “Nuova definizione di default bancario per imprese e consumatori”, organizzato dalla commissione Tutela del Consumo dell’Ordine partenopeo. 

I commercialisti chiedono più flessibilità

“Servirebbe più flessibilità per le moratorie sui crediti”, continua Moretta. “Regole troppo rigide potrebbero vanificare lo sforzo di imprese e famiglie, alle prese da tredici mesi con la pandemia. Questo scenario, fra l’altro, rischia di provocare l’aumento delle infiltrazioni criminali nel tessuto produttivo, spingendo il sistema verso fenomeni usurai”. 

Secondo Liliana Speranza (consigliere Odcec Napoli), “una normativa pensata per arginare il fenomeno degli Npl (Non Performing Loans in italiano “crediti deteriorati” ossia sono prestiti la cui riscossione da parte delle banche è incerta, NDR), in un momento storico e di contesto diverso, rischia di avere l’effetto opposto aumentando il fenomeno del Credit Crunch (stretta creditizia, NDR). L’impresa non potrà più impiegare margini ancora disponibili su linee di credito per compensare gli inadempimenti in essere ed evitare la classificazione in default con ripercussione anche sulle imprese ad esso collegate esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario”. 

Vincenzo Tiby (consigliere dell’Ordine dei commercialisti partenopeo), sottolinea: “Il rischio è che la rigidità dall’entrata in vigore dei nuovi regolamenti, pensati nel 2016 in epoca molto distante dalla situazione economica attuale post Covid, possa diventare disastrosa quando finiranno le moratorie e molti crediti diventeranno deteriorati”.  

L’insoluto che blocca i conti

Come spiega anche Business Insider, basta un semplice dato per capire l’effetto devastante che potrebbero avere le nuove regole Eba (European Banking Authority)  2021 in materia di scoperto sul conto corrente (per la precisione si tratta del Regolamento UE n. 171/2018 sulle tecniche di regolamentazione che riguardano la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato per banche e gruppi bancari, SIM e gruppi di SIM) sui conti di imprese e famiglie italiane: per il mancato pagamento di soli 100 euro per un privato e 500 euro per una impresa, per più di tre mesi consecutivi, i correntisti rischiano il blocco del Rid e la segnalazione alla centrale rischi.

Il rischio è quello di una stretta al credito proprio in un momento in cui la crisi di liquidità rischia di mettere con le spalle centinaia di migliaia di imprese e famiglie. Il Regolamento UE di fatto stabilisce che, a far data dal 1° gennaio, per entrare nel girone infernale dei “cattivi pagatori” per una piccola impresa (ma anche per un privato) basta appunto che si verifichi un pagamento arretrato (superiore ai 3 mesi) di soli 100 euro; importo che per le aziende con fatturato superiore ai 5 milioni di euro si colloca alla irrisoria cifra di 500 euro, su una esposizione complessiva di 50.000 euro, e cioè ovvero su un importo dell’1% del valore del flusso finanziario esposto della linea di credito.

Per Stefania Linguerri (presidente della commissione Tutela del Consumo dell’ Odcec Napoli), “la rigidità delle nuove regole EBA (European Banking Authority – Autorità bancaria europea, NDR) potrebbe aumentare notevolmente il numero di fallimenti. Uno scenario da non sottovalutare: non è remota l’ipotesi che si verifichi un blocco al circuito credito che potrebbe avere effetti a catena sull’intero sistema economico-finanziario. Aiutare le imprese e le famiglie in difficoltà temporanee attraverso strumenti di ristrutturazione del debito anche con un sistema di aiuti di Stato potrebbe arginare un diffuso fenomeno di default di imprese e consumatori dovuto all’applicazione delle nuove disposizioni bancarie”.

Redazione

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