L’Italia perde il 42% di acqua potabile nelle reti idriche, ma la tecnologia può ridurre gli sprechi
“Nel prossimo futuro sarà fondamentale realizzare sistemi di gestione di tutti gli impianti e delle tecnologie al servizio di un immobile, residenziale o commerciale, per giungere ad un efficientamento nell’utilizzo di acqua"
Nelle case italiane l’energia necessaria alla produzione di acqua calda rappresenta circa il 25% di quella totale utilizzata, mentre il consumo medio di acqua ad uso civile coincide con il 20% dei consumi totali. Tanta di questa acqua, purtroppo, si disperde nella rete di distribuzione: in Italia in media va perso il 42% dell’acqua immessa, con punte di ben oltre il 60% che scendono a 20% nei casi più virtuosi.
Numeri allarmanti, specie se paragonati al 8% della Germania o al 4% della Danimarca, che portano il consumo pro capite annuo a 200 litri, secondo i dati provenienti da un documento elaborato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Con il cambiamento climatico in atto e le temperature estive sempre più tropicali, la grande sfida di oggi è contro la siccità. Ma le soluzioni per ridurre da subito gli sprechi ci sono e ce le offre la tecnologia.
La tecnologia contro gli sprechi d’acqua
“Nel prossimo futuro sarà fondamentale realizzare sistemi di gestione di tutti gli impianti e delle tecnologie al servizio di un immobile, residenziale o commerciale, per giungere ad un efficientamento nell’utilizzo di acqua – spiega Carlo Capogrossi Colognesi, amministratore delegato e ceo di Greenvest, co-fondatore insieme a Luciano Brusadelli di una delle più giovani e innovative aziende italiane che opera nel settore dell’energia rinnovabile e della digitalizzazione del processo idrico – accanto alle buone pratiche che ognuno di noi può applicare quotidianamente, è importante avere a disposizione tecnologie e prodotti al servizio delle persone e degli edifici”.
“È il caso, ad esempio, della rubinetteria e dei sistemi di scarico sui quali stiamo svolgendo una serie di ricerche finalizzate allo sviluppo di prodotti specifici che presto inizieremo a commercializzare, in grado di lasciare lo stesso livello di comfort a chi li utilizza ma con netta diminuzione del consumo di acqua attraverso sistemi di riduzione di flusso e il monitoraggio degli impianti idrici”, spiega Capogrossi Colognesi.
Agire sulla rete idrica
Per limitare sprechi e dispersioni di acqua, dunque, occorrono investimenti ingenti per rinnovare la rete idrica che si estende per 550mila chilometri, di cui gran parte è da digitalizzare rilevando punti critici ed ottimizzandone la distribuzione, specialmente al Sud, dove c’è meno disponibilità di acqua e maggiore dispersione.
“Una delle soluzioni per le aziende è intervenire sul recupero delle acque che entrano nel ciclo produttivo, che potrebbero essere riciclate evitando dispersioni ed un peggioramento della qualità”, precisa ancora Capogrossi Colognesi.
L’altra urgenza è poi la scarsa disponibilità di acqua necessaria per l’irrigazione in ambito agroalimentare: “Qui devono essere cambiate le modalità di irrigazione e di coltivazione attraverso sistemi sostenibili che prevedono il corretto utilizzo dell’acqua – assicurandone una minore dispersione – in cui la pianta riceve soltanto la quantità di acqua di cui ha bisogno e nel momento adeguato. In questo caso i sensori sono posizionati nel suolo, accanto a una determinata pianta, e indicano alla centralina collegata quando accendere il sistema di irrigazione in base alla quantità di umidità del terreno. Il campo quindi diventa smart, perché usa l’acqua solamente quando necessaria davvero alla crescita delle sue piante. In caso di pioggia inoltre, il sistema intelligente e digitalizzato non attiverà l’irrigazione, risparmiandone il consumo. Altro esempio riguarda poi le serre idroponiche ed acquaponiche, le quali prevedono l’uso di vasche senza dispersione, in quanto usano quasi tutta l’acqua“, spiega l’ad.
“Entrambe permettono un risparmio del 45% di acqua e 95% di suolo, che oggi è disboscato per coltivare, come il caso dello sfruttamento del terreno dell’Amazzonia. Se infatti ripopolassimo queste distese di alberi, si genererebbe un abbattimento di emissioni Co2 e dunque una riduzione della temperatura del pianeta”, aggiunge il co-fondatore di Greenvest, convinto che in questo momento ci sia ancora la possibilità di agire, prima che il problema sia troppo grande per essere risolto.