Economia

Il programma GOL è un successo (numericamente parlando)

Gli obiettivi sono stati raggiunti o saranno raggiunti presto: il programma GOL convince (in attesa di vedere nel futuro le reali ripercussioni sul sistema occupazione)

La metafora col calcio è voluta già forzando quel nome del programma per farne un acronimo vincente: il programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) non solo ha raggiunto ma ha anche superato abbondantemente il target pattuito dall’Esecutivo italiano allora guidato da Mario Draghi con l’Unione Europea nell’ambito del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

I dati diffusi in questi giorni da Anpal, che fotografano la situazione alla prima settimana di ottobre, parlano di 446mila individui presi in carico dai centri per l’impiego. Rispetto alla quota fissata con l’Europa di presa in carico di 300mila individui, parliamo quasi di obiettivo raggiunto al 150 percento (siamo al 148 percento per la precisione). Il tutto con tre mesi di anticipo sulla scadenza fissata al 31 dicembre 2022. L’obiettivo interno che si era dato l’Italia, quello di 600mila presi in carico (il doppio di quanto è stato fissato con l’Ue), ora è vicinissimo. Parlando delle singole Regioni (ente) e province autonome coinvolte, il target nazionale è già stato raggiunto da Sardegna, Puglia, Umbria e Friuli Venezia Giulia ed era vicinissimo a essere raggiunto in altre quattro Regioni. Ma tutto lo Stivale sta reagendo bene, anche chi è partito in ritardo rispetto ad altri.

I dati forniti da Anpal ci permettono anche di tracciare un primissimo bilancio sulla platea dei rientranti in questa misura, una delle più importanti rivoluzioni nel mondo dell’assistenza e delle politiche attive per il lavoro e che ha inciso anche sul ruolo giocato dai centri per l’impiego, ora veri protagonisti e necessari per la buona riuscita dell’intero programma GOL.

Da un punto di vista squisitamente anagrafico, la prima evidenza è che nel programma GOL ci sono più donne (56 percento) che uomini. La platea è per lo più composta da italiani (86 percento) contro un 14 percento di stranieri. Più di un quarto dei presi in carico (più precisamente il 26 percento) è giovane, ma fa riflettere che un buon 18 percento di inseriti nel programma abbia più di 55 anni.

Questi 446mila e oltre individui, così suddivisi, sono stati presi in carico dai centri per l’impiego che si sono occupati di valutare e indirizzare verso uno degli assets del programma gli aderenti. L’obiettivo reinserimento lavorativo è stato quello maggiormente perseguito, in oltre la metà dei casi: per l’altra metà invece la percentuale è quasi equamente divisa tra chi è entrato in percorsi formativi di reskilling e di upskilling per apprendere nuove competenze utili per spendersi nel mondo del lavoro o per chi aveva bisogno di migliorarne di già esistenti. Solo una piccola quota parte (il 4 percento) è rientrata in percorsi complessi e di inclusione, anch’essi previsti dal programma GOL.

C’è poi la partita che si gioca con gli aventi Reddito di Cittadinanza. I percettori sono tra quelli maggiormente coinvolti dal programma GOL. La loro posizione è al vaglio del nuovo Governo Meloni – che ripromette di rivedere l’intero sussidio e l’accesso allo stesso – e il reinserimento lavorativo previso dal programma è uno degli strumenti che potrebbe diventare chiave nel futuro immediato. Secondo i dati in possesso di Anpal sono proprio i percettori di Reddito di Cittadinanza quelli con maggior difficoltà per il mercato del lavoro. Dell’intera platea di inseriti nel programma, i percettori del reddito sono 100mila circa, e di questi solo 13mila sono ritenuti in linea per il “reinserimento lavorativo” dai Cpi. Per oltre la metà dei percettori reddito in Gol è necessario un reskilling mentre per una quota residuale di un upskilling.

Detto ciò, resta dimostrato l’interesse verso il programma GOL da parte di tutti i coinvolti. Solo un futuro prossimo e altri indicatori ci diranno se tutto il restante messo in campo, in particolar modo la formazione, completeranno il successo dell’intero programma.

Redazione

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2 commenti

  1. Esperienza pessima , corsi inesistenti , promesse , ore a compilare , appuntamenti online inutili , ore obbligatorie in gruppo a parlare del nulla , una buffonata, che fa ingrassare i centri per l’impiego

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