Economia

Corte dei Conti EU: la BCE si impegni a tutelare il credito, pericolo indebitamento eccessivo

La Corte dei Conti Europea ha invitato la Banca Centrale Europea a "potenziare lo sforzo di vigilanza per far sì che le banche dell’UE assicurino un’adeguata gestione del rischio di credito, in particolare quando i mutuatari non rimborsano i prestiti assunti". Una reazione a catena, soprattutto laddove si registra un'eccessiva strozzatura dovuta all'aumento dei tassi di interesse.

Un colpo al cerchio e uno alla botte, per cercare di tutelare il credito. Potrebbe definirsi così la situazione delineata a seguito della politica economica messa in campo dalla BCE – la Banca Centrale Europea – negli ultimi mesi: dopo il costante rialzo dei tassi di interesse (attualmente a 3,75% punti base) motivato dalla ferrea volontà di porre un freno alla spirale dell’inflazione, è intervenuta la Corte dei Conti Europea che invita la stessa BCE e gli istituti di credito a porre particolare attenzione al meccanismo di vigilanza del credito.

In altre parole: forse – e diciamo solo forse – qualcuno ai piani alti si è reso conto che, a lungo andare, “strozzare” famiglie e imprese con l’aumento dei tassi di interesse su prestiti e mutui può far scivolare cittadini e imprenditori nell’incapienza e, di conseguenza, mettere uno stop violento al sistema creditizio. Ma andiamo con ordine.

Tutelare il credito e aumentare i tassi: cosa sta accadendo

Prima di andare oltre, proviamo a dare uno sguardo alla situazione nostrana. Solo qualche giorno fa, è venuta fuori la notizia che – guarda un po’ – con il continuo aumento dei tassi molti cittadini sono stati costretti a chiedere una sospensiva dei mutui e dei prestiti, impossibilitati dal continuare a far fronte a rate aumentate in molti casi anche del 50%.

Scrive il collega Pierpaolo Molinego su Finanza.it:

L’aumento dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde ha avuto una conseguenza diretta e molto chiara: sono raddoppiate le richieste di sospensione dei mutui. A settembre 2022, il fondo del Tesoro aveva ricevuto qualcosa come 228 richieste, che sono lievitate a 402 nel corso del mese di febbraio 2023.

A marzo di quest’anno sono diventate 526. Nel corso di sei mesi le richieste sono, quindi, raddoppiate. Nel corso di questi mesi è aumentato anche il ricorso alla surroga.

In altre parole, i cittadini fanno sempre più fatica a pagare i mutui e i prestiti, richiedendo la sospensiva soprattutto per i primi (che sono economicamente più onerosi). Con la finalità di tutelare il credito (in primis, delle Banche, ma anche dei cittadini che potrebbero essere causa-effetto di un default del sistema), la Corte dei Conti Europea ha invitato la Banca Centrale Europea a

“potenziare lo sforzo di vigilanza per far sì che le banche dell’UE assicurino un’adeguata gestione del rischio di credito, in particolare quando i mutuatari non rimborsano i prestiti assunti. […]

una gestione insoddisfacente sotto questo profilo può compromettere la tenuta delle banche stesse e dell’intero sistema finanziario”.

Infatti, nonostante la Corte dei Conti Europea riconosca “il maggiore impegno profuso nella vigilanza del rischio di credito e dei prestiti bancari in sofferenza” la BCE non ha però imposto agli enti requisiti patrimoniali direttamente proporzionali al rischio cui erano esposti, né ha inasprito a sufficienza le misure di vigilanza se le banche presentavano carenze persistenti nella gestione del rischio di credito.

Come funziona la vigilanza del rischio credito

Ma come funziona la vigilanza del rischio credito? La Bce vigila su circa 110 banche significative in 21 paesi dell’Unione Europea. Ogni anno, spiega la relazione della Corte dei Conti Europea, ne valuta i rischi in termini di esposizione creditizia (dovuti, ad esempio, a criteri inadeguati di concessione dei prestiti), governance, modello imprenditoriale e liquidità. Valuta inoltre la capacità delle banche di gestirli.

Può imporre alle banche requisiti patrimoniali aggiuntivi a copertura dei rischi constatati e ingiungere misure correttive per ridurli. Lo scopo di questa procedura è far sì che le banche rispettino i requisiti prudenziali dell’Eurozona e preservare la fiducia che viene in queste riposta. Ma la stessa BCE ha segnalato di recente che le prospettive per le banche stanno peggiorando, per effetto di una congiuntura economica al momento difficile, mentre le crisi passate hanno dimostrato che accantonamenti insufficienti possono minare la loro tenuta.

“La Bce dovrebbe impedire la cattiva gestione dei rischi di credito, perché questa può portare le banche al fallimento”, ha dichiarato Mihails Kozlovs, il Membro della Corte responsabile della relazione. “Si tratta di un aspetto essenziale vista l’importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale”.

Secondo gli auditor, le valutazioni della Bce in merito ai rischi di credito e ai controlli delle banche erano in generale di buona qualità, malgrado alcune carenze. La Banca Centrale, tuttavia, non si avvale degli strumenti e dei poteri di vigilanza di cui dispone per far sì che i rischi riscontrati siano pienamente coperti da capitale aggiuntivo o per indicare alle banche come gestirli meglio.

Il nuovo approccio adottato dalla Bce nel 2021 per stabilire l’ammontare di capitale che una banca deve detenere oltre al minimo obbligatorio non garantisce l’adeguata copertura dei vari rischi; peraltro, la Bce non l’ha applicato in maniera uniforme.

In particolare, quando le banche erano esposte a rischi più elevati, la Bce non ha imposto requisiti proporzionalmente maggiori: ciò significa che manca un chiaro nesso tra i rischi e i requisiti imposti. Di fatto, per le banche a più alto rischio, la Bce ha costantemente selezionato i requisiti di fascia più bassa negli intervalli predefiniti. Inoltre, la Corte ha riscontrato che la BCE tendeva a non inasprire a sufficienza le misure di vigilanza a fronte di un rischio di credito elevato e protratto nel tempo, mentre persistevano carenze nei controlli.

Gli auditor della Corte criticano la carenza di personale addetto alla vigilanza bancaria (sia assunto dalla Bce che designato dalle autorità di vigilanza nazionali) e la durata del ciclo di vigilanza del 2021, che poteva dar luogo a valutazioni datate.

D’altro canto, la Corte riconosce che i crediti deteriorati pregressi (ossia risalenti a prima dell’aprile 2018) sono in calo dal 2015 e che questo andamento è imputabile a svariati fattori, fra cui le azioni della Bce. Quest’ultima, tuttavia, non ha fatto sistematico ricorso ai propri poteri di vigilanza quando le banche non erano dotate di processi e dati solidi per individuare e misurare i crediti deteriorati.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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