Google a supporto del popolo ucraino e contro gli hacker russi
Big G spiega attraverso il suo blog le azioni messe in campo per supportare il popolo ucraino, tra limitazioni e potenziamenti. E conferma: "Le attività di hacking sostenute dalla Russia non sono una novità per noi".
Quando in queste ore tanti di voi avranno aperto i browser sul motore di ricerca più famoso del mondo, avrete notato un link sotto la barra di ricerca in cui Google spiega cosa sta mettendo in campo per l’Ucraina.
Partendo da una non scontata condanna:
“L’invasione russa dell’Ucraina è una tragedia e un disastro umanitario in divenire. La risposta della comunità internazionale a questa guerra continua ad evolversi e i governi stanno imponendo nuove sanzioni e restrizioni”.
Google
I team di Google già da gennaio stanno lavorando al supporto dei dipendenti del gruppo in Ucraina con una serie di azioni come “supporto per la sicurezza fisica, ferie pagate, opzioni di assistenza e rimborso per vitto, alloggio e viaggi per chiunque sia costretto a lasciare le proprie case”.
I tre assets principali: solidarietà, mappe, sicurezza
“I nostri team – si legge – lavorano 24 ore su 24 per supportare le persone in Ucraina attraverso i nostri prodotti, per difendere dalle minacce alla sicurezza informatica, per fornire informazioni affidabili e di alta qualità e per garantire la sicurezza dei nostri colleghi e delle loro famiglie nella regione”.
Donazioni e credito pubblicitario
In primis, Google ha affermato di aver devoluto finora 15 milioni di dollari in donazioni e supporto in natura; di questi, 5 milioni sono sovvenzioni dirette e altre operazioni in cui Google si è impegnata a raddoppiare quanto donato dai suoi dipendenti. Inoltre, big G ha dichiarato di aver donato credito pubblicitario a organizzazioni umanitarie e intergovernative ritenute affidabili per “mettere in contatto le persone con importanti fonti di aiuto e informazioni sul reinsediamento”.
Il servizio SOS
“Abbiamo lanciato – si legge nel post – un servizio di allerta SOS sulla Ricerca Google in tutta l’Ucraina. Quando le persone cercheranno informazioni sui rifugiati e sull’evacuazione, vedranno un avviso che li indirizzerà alle risorse delle Nazioni Unite per i rifugiati e i richiedenti asilo. Stiamo lavorando con organizzazioni specializzate per fornire informazioni umanitarie utili man mano che la situazione si evolve”. Google inoltre ha disattivato, dopo il confronto con istituzioni e persone sul campo, alcune delle sue funzionalità sul territorio ucraino, in particolare le informazioni in tempo reale come il traffico.
Contro gli attacchi informatici e per la cybersicurezza
“Le attività di hacking e influenza sostenute dalla Russia non sono una novità per noi; le contrastiamo da anni”.
Insomma, sembra che Google non le mandi a dire: nell’ultimo anno solare solo attraverso Gmail centinaia di avvisi di sicurezza sono stati inviati al popolo ucraino. “Siamo stati particolarmente vigili durante l’invasione – sostengono – e i nostri prodotti continueranno a rilevare e bloccare automaticamente le attività sospette”.
Al momento nessuna minaccia rilevata sembra essere sfuggita al controllo di Google, stando a quanto comunicano gli stessi. Un gruppo per l’analisi delle minacce interno a Google (TAG) conferma che gli attacchi si stanno concentrando sull’Ucraina e che sono riusciti a respingerne uno da parte del gruppo GhostWriter che puntava alle infrastrutture digitali del governo ucraino, senza apparenti compromissioni degli account correlati.
E a proposito di account, i livelli di sicurezza (come l’autenticazione) sono stati diffusi a centinaia di account del Paese invaso, e il programma Protect Shield per evitare le interruzioni di servizio è già stato esteso gratuitamente a più di cento siti web, tra cui quelli d’informazione.
Per un’informazione trasparente
Altro punto cardine, sottolineato dallo stesso presidente Zelensky nelle prime battute di questo conflitto, è tenere alta e affidabile la qualità dell’informazione. La delicatezza dell’argomento è tale da portare Google a scelte dure e misure straordinarie per “fermare la diffusione di notizie false e interrompere le campagne di disinformazione online”. E tra queste c’è il blocco, a partire dal 1 marzo, di “canali YouTube collegati a RT e Sputnik in tutta Europa” e lo stop alla “monetizzazione dei media russi finanziati dal governo sulle nostre piattaforme“. Parallelamente allo stop a informazioni ritenute potenzialmente faziose, influenzate o false, Google afferma di star lavorando alacremente per favorire invece la visibilità delle informazioni ritenute corrette e autorevoli.