L’Europa vara il Chips Act: 43mld di investimenti fino al 2030 nell’industria dei semiconduttori
"Il nostro scopo è creare insieme un ecosistema europeo dei chip che sia all’avanguardia, inclusa la produzione. Dobbiamo mettere insieme le nostre capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione di livello mondiale. Dobbiamo coordinare gli investimenti dell’UE e nazionali lungo la catena del valore. Non si tratta solo di competitività. Si tratta anche di sovranità tecnologica".
L’Unione Europea ha adottato la sua legge sui semiconduttori, il così detto Chips Act: come aveva annunciato nelle scorse settimane la Presidente Ursula Von der Leyen, la pandemia da Coronavirus e i suoi effetti sulle economie globali ha messo in evidenza quanto l’Eurozona viva lo scacco di altre potenze (in primis, la Cina), rendendosi “dipendente” dalle forniture altrui. L’Europa, infatti, fino a questo momento ha detenuto solo il 10% del mercato transcontinentale e questo la rende un obiettivo facile di logiche di mercato concorrenziali.
In un’economia sempre più spinta dall’innovazione tecnologica e dal bisogno di microchip e semiconduttori, con il Chips Act l’Europa si pone l’obiettivo di rendersi più indipendente e competitiva sul mercato globale e in quello interno, assicurando ai Paesi membri non solo un approvvigionamento interno ma una maggiore competitività sul piano mondiale.
Perché è importante il Chips Act
Il Chips Act rappresenta una svolta, sul piano europeo, in termini di crescita economica, di mercato, industriale e lavorativa. Questo perché, come spiegato dalla Presidente Von der Leyen,
“I chip semiconduttori sono gli elementi costitutivi essenziali dei prodotti digitali che utilizziamo costantemente, dagli smartphone e dai computer, agli elettrodomestici nelle nostre case, alle apparecchiature mediche salvavita, alle comunicazioni, all’energia, all’automazione industriale e altro ancora.
L’European Chips Act garantirà che l’UE rafforzi il suo ecosistema di semiconduttori, ne aumenti la resilienza e riduca le dipendenze esterne.
Il nostro scopo è creare insieme un ecosistema europeo dei chip che sia all’avanguardia, inclusa la produzione. Dobbiamo mettere insieme le nostre capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione di livello mondiale. Dobbiamo coordinare gli investimenti dell’UE e nazionali lungo la catena del valore. Non si tratta solo di competitività. Si tratta anche di sovranità tecnologica”.
Secondo un’indagine svolta dalla Commissione Europea, solo nel 2020 (anno di inizio della pandemia globale) sono stati fabbricati in tutto il mondo più di mille miliardi di microchip, pari a circa 130 chip per ogni abitante del pianeta Terra. Chip, microchip e semiconduttori si trovano ovunque al giorno d’oggi: sono essenziali per i cellulari, i computer, gli elettrodomestici, le automobili, le apparecchiature industriali e altro ancora.
La carenza di semiconduttori e microchip dovuta all’emergenza sanitaria globale (per lo stop alla produzione, certo, ma anche per la mancanza di materie prime dovuta alla contingenza pandemica), ad esempio, ha quasi del tutto bloccato il mercato delle automobili: un danno economico che, solo in Italia, vede una flessione del 23% nel corso del 2021 in un settore che vale circa il 5% del PIL nazionale.
Il Chips Act, pertanto, contiene una serie di misure legislative e finanziarie per sostenere la produzione interna all’Eurozona non solo per ridurre la dipendenza dal mercato orientale ma anche aprendo a nuove regole sugli aiuti di Stato, finanziando la ricerca e lo sviluppo di nuovi impianti produttivi e incentivando le esportazioni.
“Siamo qui per adattare le nostre regole sugli aiuti di Stato, ovviamente a condizioni rigorose, e questo consentirà per la prima volta il sostegno pubblico per impianti di produzione europei unici nel loro genere e poiché sono i primi nel loro genere, vanno a beneficio di tutta l’Europa – ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – Sosterremo anche le aziende più piccole e innovative, le Pmi, le startup di cui abbiamo bisogno, le supporteremo per trovare i dipendenti che hanno le competenze necessarie. Le sosterremo trovando i partner industriali e le sosterremo ovviamente con il finanziamento necessario”.
La strategia geopolitica dell’Europa in tal senso peserà per circa 43 miliardi di investimenti pubblici e privati fino al 2030.
Cosa prevede il Chips Act
Il programma previsto dal Chips Act è probabilmente il più intenso per singolo settore produttivo: prevede un investimento di 10 miliardi di euro dall’Unione Europea, 30 dai programmi Horizon 2030 e Next Generation EU e 5 da investitori privati. Già a poche ore dall’approvazione del Chips Act, infatti, spopola la notizia di Intel che prevede di costruire 8 impianti produttivi di semiconduttori e chip in Europa, per sfidare il mercato asiatico e trovare un nuovo terreno fertile nell’Eurozona.
Come riporta a tal proposito Wired,
Nei nuovi impianti, l’azienda prevede di realizzare i nuovissimi e piccolissimi chip da due nanometri, sviluppati meno di un anno fa da Ibm, o addirittura semiconduttori ancora più piccoli. […]
Così gli interessi strategici dell’Unione si sono incontrati con gli obiettivi di espansione di Intel, che si è vista strappare una fetta sempre più consistente del mercato dei chip dalle sue concorrenti asiatiche. Attualmente “Intel non è in grado di produrre i semiconduttori più avanzati e all’avanguardia perché ha mancato il salto all’ultima generazione” ha detto a Euractive Niclas Poitiers, un ricercatore del think-tank economico Bruegel.
Per questo l’azienda vuole cambiare direzione, puntando sulla produzione dei chip a due nanometri e cercando investimenti in Europa, dove istituzioni e stati membri sono molto interessati a creare un mercato indipendente.
Insomma, il Chips Act apre ad un mercato in fortissima espansione e questo vuol dire riaprire la partita, per l’Europa, della scalata tecnologica e della presenza sui mercati. L’obiettivo del Chips Act è quello di portare la produzione interna di semiconduttori e microchip almeno al 20% entro il 2030.
Il Chips Act, pertanto, propone:
• Investimenti in tecnologie di prossima generazione;
• Accesso in tutta Europa a strumenti di progettazione e linee pilota per la prototipazione, i test e la sperimentazione di chip all’avanguardia;
• Procedure di certificazione per chip affidabili ed efficienti sotto il profilo energetico al fine di garantire la qualità e la sicurezza per le applicazioni critiche;
• Un quadro più favorevole agli investimenti per la creazione di impianti di produzione in Europa
• Sostegno alle start-up, alle scale-up e alle PMI innovative per l’accesso ai finanziamenti azionari
• Promozione di competenze, talento e innovazione nel settore della microelettronica;
• Strumenti volti ad anticipare e affrontare le carenze e le crisi dei semiconduttori per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento;
• Creazione di partenariati internazionali per i semiconduttori con Paesi che condividono gli stessi principi.