Innovazione

Green Pass Europeo? Non mettetelo nel cassetto. Verrà utilizzato in tutto il mondo

Pensavamo di averlo dimenticato, invece no: il Green Pass tornerà, elevato a modello globale di certificazione sanitaria. L'accordo Commissione Europea - OMS, infatti, intende agevolare questo processo a livello globale, mirando a consentire a tutto il mondo di beneficiare dell'adozione di un unico "Green Pass" digitale per centralizzare le informazioni sanitarie degli individui.

Pensavamo di poterlo conservare in un cassetto, lontano dagli occhi e dai ricordi. Invece no: il Green Pass, il celeberrimo “certificato verde” dell’Unione Europea per favorire (o limitare) gli interscambi fra Paesi quando eravamo ancora nel pieno della congiuntura pandemica, è tornato in auge.

Questa volta, però, il Green Pass non servirà solo per i viaggi in Europa: il certificato più amato/odiato degli ultimi due anni è stato promosso a livello mondiale a standard per facilitare la mobilità globale. Ma andiamo con ordine.

Green Pass: dall’Europa al mondo intero

Facciamo un breve riepilogo. Il Green Pass è stato introdotto inizialmente nell’Unione Europea per agevolare i viaggi all’interno dell’Eurozona, con lo scopo di rendere disponibile a tutti gli eurocittadini un unico certificato digitale – riconosciuto, quindi, in tutti i Paesi dell’Eurozona – che attestasse l’avvenuta vaccinazione contro il COVID-19 (o, in alternativa, che avesse avuto un risultato negativo al test diagnostico o si fosse ripresa dalla malattia).

Il Green Pass, quindi, è stato implementato per facilitare il libero movimento all’interno dell’Unione Europea durante la pandemia. Ma sono già diversi mesi, in realtà, che abbiamo deciso di dimenticarlo in fondo al cassetto dei ricordi: infatti, in Italia, dal 1° gennaio 2023 la Certificazione verde COVID-19 non è stata più richiesta per usufruire di attività o servizi. Precedentemente, già dal 1° giugno 2022 la Certificazione verde COVID-19 non era più necessaria per l’ingresso in Italia dai Paesi dell’Unione Europea e da Stati Terzi.

Venendo a noi, attualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine della pandemia da Covid 19 lo scorso 5 maggio e, pertanto, sono “venute meno” tutte le indicazioni in tema di restrizioni più o meno imposte.

In occasione dell’annuncio, avvenuto dopo 1221 giorni (dal 30 gennaio 2020) quando il mondo piombò improvvisamente nell’incubo Covid, il direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus ha spiegato che “Il Comitato Oms ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione. E’ con grande speranza che ora io dichiaro la fine del Covid-19 come emergenza sanitaria globale, ma ciò – tiene a sottolineare – non significa che il Covid sia finito in termini di minaccia alla salute globale.

Proprio in questo quadro, si inserisce l’accordo stipulato nelle scorse ore fra la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità: si tratta di un partenariato per la salute digitale, che mira a rendere il Green Pass, o Certificato Covid Digitale Ue, lo standard a livello internazionale per facilitare la mobilità in tutto il mondo. Per esempio, potrebbe sostituire l’attuale certificato internazionale di vaccinazione, a tutt’oggi cartaceo.

Come sarà il Green Pass del futuro allora?

Sebbene, attualmente, sia appena una manciata di Paesi (soprattutto le isole più remote) a chiedere il Green Pass (inteso come certificato vaccinale), nel corrente mese di giugno – informa la Commissione Europea – l’Oms adotterà il sistema di certificazione digitale Covid-19 dell’Eurozona (il Green Pass) per istituire un sistema che “contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”.

Si tratta, specifica la Commissione, del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione della salute digitale dell’OMS, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali. Il partenariato includerà una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’attuazione del sistema dell’OMS, beneficiando della competenza tecnica accumulata dalla Commissione europea nel settore.

In altre parole, un primo passo consisterà nel garantire che gli attuali certificati digitali dell’Unione Europea continuino a funzionare in modo efficace. Il certificato Covid digitale, o Green Pass, basato su tecnologie e standard open-source, ha consentito anche la connessione di Paesi extra Ue che rilasciano certificati secondo le specifiche Ue: oggi è già la soluzione più utilizzata nel mondo.

Il Green Pass come standard mondiale di salute

Dall’inizio della pandemia, l’OMS si è impegnata per definire le linee guida generali per questi certificati: proprio con l’obiettivo di “rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute”, l’Oms sta istituendo una rete internazionale di certificazione sanitaria digitale che si basa sul quadro e le tecnologie aperte dell’Unione Europea, per l’appunto, con il Green Pass.

Attraverso questa collaborazione, l’OMS intende agevolare questo processo a livello globale, mirando a consentire a tutto il mondo di beneficiare dell’adozione di un unico “Green Pass” digitale, per centralizzare le informazioni sanitarie degli individui. Questo include la definizione di standard e la convalida delle firme digitali per prevenire frodi.

È importante sottolineare che l’OMS non avrà accesso ai dati personali sottostanti, i quali rimarranno di competenza esclusiva dei governi. Il primo elemento costituente del sistema globale dell’OMS sarà attivo in questo mese e sarà sviluppato progressivamente nei mesi successivi.

La partnership tra l’Unione Europea e l’OMS lavorerà insieme per sviluppare tecnicamente il sistema, adottando un approccio graduale per coprire ulteriori casi d’uso. Questi possono includere, ad esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

Restano alcuni dubbi, però, sull’effettiva sicurezza e utilità di questo nuovo “green pass”, soprattutto in termini di privacy e di tutela dei diritti delle persone.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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