Una delle “leggende” alimentate dalla pandemia da Coronavirus è come senza la presenza invasiva dell’uomo la natura si sia riappropriata di alcuni suoi spazi. Ed è vero in parte, se si pensa ai delfini al largo del golfo di Napoli e al ritrovato colore vivo e vivace del suo mare. Non è vero, però, se ci si volta e a pochi passi, nel cuore della città, e si scopre come lo stop e il rallentamento di lavori di manutenzione ordinari compromettono parte del decoro della città.
Capita così che, in una metropoli che ha faticato a scrollarsi l’immagine dei rifiuti che lambivano i primi piani dei palazzi, alcune situazioni rischiano di segnare una sorta di passo indietro rispetto al lavoro svolto negli ultimi anni.
L’esempio di sinergia pubblico-privato nella gestione del verde pubblico – del resto – aveva visto negli ultimi anni una sinergia vincente tra amministrazione comunale e imprenditori, associazioni, enti e altre entità a vario titolo proprio nel capoluogo campano. In questo solco si inquadra la recente adozione dei giardini del Belvedere di Via Cesario Console, uno scorcio di mare e vesuvio a ridosso di Piazza del Plebiscito. Parliamo di una delle questioni più annose del centro città: l’area verde è transennata dal 2015 a causa di pericolo crolli sul lato panoramico, ed era stata anche abbandonata da anni, divenendo una vera e propria pattumiera nel cuore della city.
Ad adottare le aiuole l’Associazione “Megaride Felice” presieduta dalla archeologa e professoressa Tina Monti, in sinergia con l’Ordine dei Farmacisti e l’Associazione Inner Wheel Castel dell’Ovo.
Nei recenti interventi in quell’area di passaggio, sotto gli occhi di tutti, sono stati trovati ombrelli, bastoni, bottiglie di vetro e plastica, deiezioni canine e umane, cartacce, pile, abiti dismessi di clochard e resti di pranzi frugali. I rifiuti non hanno risparmiato nemmeno il terreno e le essenze arboree. Nelle prossime settimane l’Associazione Megaride Felice, oltre a bonificare l’area antistante la balaustra, installerà in via Cesario Console anche una panchina rossa per ricordare Samirah Omar, vittima del mare, e avviare un progetto inedito di civiltà e costituzione “Adotta un fiore e fallo sbocciare” che coinvolgerà gli studenti di molti istituti.
In un momento storico in cui la città di Napoli lotta per trovare una sua dimensione europea di green city, recuperando il verde cittadino e promuovendo strumenti di mobilità sostenibile come monopattini e car sharing – non senza difficoltà – la presenza di situazioni del genere nel cuore della città è dimostrazione che la crescita in tal senso non può prescindere il decoro urbano ordinario, che ancora una volta deve vedere tutti dallo stesso lato della barricata.