Sociale

Omofobia, ddl Zan bocciato dalla “tagliola” della destra

"Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare"

Cade, sotto il peso della “tagliola”, il ddl Zan, il provvedimento contro l’omofobia e le discriminazioni di genere che oggi era in esame al Senato. In tanti si aspettavano l’approvazione o quanto meno la discussione degli articoli e degli emendamenti al testo approvato dalla Camera un anno fa, a novembre 2020.

Cosa è successo in Senato
I gruppi Fratelli d’Italia e Lega hanno chiesto (e poi ottenuto) la cosiddetta “tagliola”, una prassi prevista dal regolamento di Palazzo Madama. Nella pratica: alla discussione generale sarebbe dovuto seguire l’esame dei singoli articoli e degli emendamenti presentati. La “tagliola” ha impedito ciò affossando il provvedimento che nasce da un lungo iter parlamentare e dalla sintesi di altri progetti di diverso orientamento politico. Applausi e schiamazzi hanno fatto da cornice alla votazione avvenuta a scrutinio segreto e cha ha visto a favore del “taglio” della discussione di articoli ed emendamenti ben 154 senatori. Sono stati 131 i contrari e due gli astenuti.

Il ddl Zan in breve
Il provvedimento – che prende il nome dal Deputato del Partito Democratico Alessandro Zan – introduce modifiche all’articolo 604-bis del Codice Penale che riguarda la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa: a questi si intende aggiungere i motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. Con il testo si introducono modifiche anche alla legge del 1993 su discriminazione razziale, etnica e religiosa. Una Giornata nazionale contro omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia (17 maggio) e attività di promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione. Il provvedimento vuole introdurre misure contro le discriminazioni e le violenze relative all’orientamento sessuale e dall’identità di genere delle persone.

Le prime reazioni dei promotori
Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare” ha scritto Alessandro Zan del Pd su twitter.

“Oggi perde l’Italia e perdono le tante persone che aspettavano riconoscimento e tutela: tradite da una politica meschina, che agisce solo sulla base di calcoli tattici di bassa lega” ha detto Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Partito Democratico. “Il voto al Senato ha fatto chiarezza, però, ed è stato giusto chiederlo già oggi: perchè ora sappiamo chi è per i diritti, senza esitazioni e senza timidezze; e chi mette la vita delle persone nel tritacarne dei pregiudizi e degli interessi di bottega”.

Un testo da migliorare anche per la sinistra
“Io ho votato contro (la tagliola, ndr) perchè, pur ritenendo il ddl Zan imperfetto, sarebbe dovuto andare avanti” ha detto la senatrice di Più Europa, Emma Bonino, che ha spiegato: “Purtroppo, però, come già segnalavo appena approdato in Aula, il rischio di affossare il provvedimento era sotto gli occhi di tutti e la preclusione sull’esame degli articoli e emendamenti del ddl Zan mostra una battuta d’arresto pressoché definitiva”, conclude Bonino. Difatti, un provvedimento che possa “riprodurre” i contenuti del ddl Zan potrà essere nuovamente esaminato dal Senato soltanto tra sei mesi, come previsto dal Regolamento del Senato.

L’affondo di Arcigay contro la classe politica
“La nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba“, spiega Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “C’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte”.

L’opposizione contro Letta
Siamo contro ogni discriminazione, una legge la vorremmo votare da tempo, oggi è stata sconfitta l’arroganza di Letta”. Lo dice Matteo Salvini: “Hanno votato contro anche alcuni parlamentari del Pd, questo dicono i numeri”. “Hanno calato la maschera Pd e 5 Stelle, oggi non gli interessava la legge, ma una bandiera che hanno dovuto rimettere nel cassetto”, conclude Salvini.

“Cala il sipario sul ddl Zan, una pessima proposta di legge che Fratelli d’Italia ha contrastato con coerenza e nel merito fin dall’inizio. È una vittoria che non appartiene solo a noi ma anche a tutte le realtà, le associazioni, le famiglie e i cittadini che in questi mesi si sono battuti ad ogni livello per denunciare follie, contraddizioni e aspetti negativi di una follia firmata Pd-Cinquestelle di cui l’Italia non aveva alcun bisogno“, ha scritto sui social Giorgia Meloni che attacca: “Patetiche le accuse di Letta, Conte e della sinistra: i primi ad aver affossato la legge sono i suoi stessi firmatari, Zan in testa, che in questa proposta hanno scritto e difeso fino alla fine norme e principi surreali (dal self-id al gender nelle scuole) che nulla avevano a che fare con la lotta alle discriminazioni”.

Non manca una nota del Vaticano che parla di “ideologia gender”
Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso ‘chiara riprovazione’ tramite numerosi interventi di Papa Francesco”. Lo afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede in risposta alla richiesta di chiarimenti dottrinali sul ddl Zan pervenuta dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus schierata contro l’approvazione del Ddl Zan.

Tutto da rifare per portare all’attenzione dei parlamentari un provvedimento che provi a contrastare l’odio e le discriminazioni di cui sono vittime le persone LGBTQ.

Alessandro Bottone

Giornalista e copywriter freelance, con Laurea magistrale in 'Comunicazione pubblica, sociale e politica' presso l'Università Federico II di Napoli. Segue la cronaca collaborando con Il Mattino di Napoli e altre testate. Si occupa di comunicazione multimediale, di social network e uffici stampa per conto di associazioni, professionisti e imprese.

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