L’AI applicata al napoletano
Applausi all'idea vincente, ma conteniamo anche tale "straordinarietà" non così straordinaria e che trova terreno fertile in una Napoli da sempre avvezza all'autocompiacimento e sedicente primatista su vari campi dove mai altri hanno gareggiato. Aggiungiamoci quella voglia di viralità che i giornali cercano per fare click ed ecco che la vera magia è fatta. E non è quella di un prompt di comandi.
C’è un enorme dibattito in corso in tutto il mondo (tranne probabilmente che in una città) sulla cosiddetta intelligenza artificiale generativa. Rischi, incertezze, necessità di porre dei limiti a strumenti che con pochi comandi testuali permettono – appunto – di generare testi scritti in linguaggio naturale o immagini iperrealistiche ma assolutamente false.
Argomento talmente sensibile che gli Stati stanno facendo una corsa per regolamentare l’utilizzo delle AI (acronimo di Artificial Intelligence); l’Europa è il primo organismo sovranazionale che sta provando a dotarsi di un impianto normativo in materia.
Un tema serio, anzi serissimo. Che poi l’applicazione spicciola di intelligenze artificiali generative di tipo grafico crei immagini e clip simpatiche e virali è il motivo per cui da mesi vediamo sui nostri feed social cose del tipo “Harry Potter ma se fosse girato a Berlino” o il Papa con il piumino Moncler.
In tendenza ci è finita anche la possibilità (Bing creator mi sembra di capire, quindi una AI generativa a libero accesso per gli utenti Windows) di ricreare mondi e immagini in chiave Disney. Che è il motivo per cui da settimane vediamo luoghi, persone, situazioni ricreate come in un film Disney / Pixar. Il tutto accolto sempre con una risata, qualche commento simpatico e poi avanti al prossimo post.
Poi c’è Napoli. Dove evidentemente una buona parte della società di tali dinamiche forse non è pienamente al corrente e dove un giovane ha ricreato queste immagini Disney di luoghi e quartieri del nostro territorio. Cosa che è stata fatta ovunque, dalla provincia di Foggia alle rivisitazioni di Arancia Meccanica; lo hanno fatto per spot finanche società che installano pannelli fotovoltaici e scuole calcio, c’è gente che ha immaginato il palazzetto dello sport del proprio paese e la propria attività commerciale o professionale disneyzzata.
Solo che a Napoli le immagini chieste all’AI da Daniele Vergone (da quel che leggo tra l’altro mi sembra davvero una ottima persona, umile e intelligente) hanno chiaramente superato la barriera del risolino. Vagonate di giornali cittadini hanno ripreso la storia e travalicando i fatti. Trattando l’AI generativa come qualcosa di misterioso e magico, e non alla portata di tutti, lo storytelling a media unificati ha immediatamente esposto il giovane Vergone (a cui vanno i miei sinceri complimenti per la trovata il cui successo è tutto nei numeri raggiunti) come avanguardia di un nuovo modo di narrare Napoli. E aggiungici il solito corredo che quelli che fanno i meme sui social chiamano “starter pack” che ne è seguito: la nostra genialità, la nostra creatività, la nostra bella città e bla e bla e bla.
Sia chiaro, applausi all’idea vincente, ma conteniamo anche tale “straordinarietà” non così straordinaria e che trova terreno fertile in una Napoli da sempre avvezza all’autocompiacimento e sedicente primatista su vari campi dove mai altri hanno gareggiato. Aggiungiamoci quella voglia di viralità che i giornali cercano per fare click ed ecco che la vera magia è fatta. E non è quella di un prompt di comandi.
Il mondo si interroga sugli impatti che l’AI generativa può avere sul mondo: da Napoli invece molto più banalmente possiamo confermare senza paura di essere smentiti che cementa il nostro già consolidato onanismo digitale.
PS l’immagine allegata è Via dei Mille a Napoli in stile Disney, l’ho realizzata in cinque minuti con l’AI ma resto umile.