Tecnologia

L’Italia detiene il record di disinformazione digitale in Europa

I dati del primo semestre 2023 ci vedono indiscussi campioni di creazione di disinformazione. Il nostro regno è Meta, ma ce la giochiamo anche sugli altri social. Un campanello d'allarme per la qualità dell'informazione digitale in Italia.

L’Italia guadagna un nuovo encomiabile triste primato nell’area UE: è il Paese europeo e comunitario che vanta il maggior numero di contenuti rimossi dalle piattaforme social. È la Commissione europea che lo rende noto mostrando i numeri del monitoraggio anti fake-news del primo semestre 2023 e – signori, possiamo dirlo con una certa nota sarcastica di fierezza – noi italiani dominiamo e primeggiamo in quasi tutte le categorie. In alcune, raggiungiamo risultati che ci vedono primatisti con enorme distacco dai secondi.

Un record di bufale e non come quelle che pascolano in Campania; dati che dovrebbero aprire a importanti riflessioni sulla qualità del digitale in Italia e che imporrebbero una serie riflessione – anche istituzionale – su questa fenomenologia da maglia nera.

Numeri da campioni indiscussi di fake-news

Ma andiamo a vedere questi dati: innanzitutto partiamo dalle piattaforme di proprietà di Meta. È qui che l’Italia sventola il tricolore e registra la miglior peggiore performance in materia: con 45mila rimozioni di post che non rispettavano la policy anti fake-news della piattaforma, l’Italia da sola vale il 33% delle rimozioni complessive comunitarie. Vuol dire, in linea di massima, che una bufala su tre in Europa viene dall’Italia.

Battiamo in questa speciale classifica i cugini tedeschi, ma non certo come ai mondiali del 2006 ai supplementari: vantiamo il doppio delle rimozioni della Germania. Un cappotto, in pratica. Seguono Spagna e Paesi Bassi.

E su Instagram? Voliamo anche lì: delle 6.900 rimozioni totali, l’Italia ne vanta 1.900. Anche in questo caso, Spagna e Germania sono alle spalle e non di poco: 700 in più rispetto ai cugini iberici, 800 rispetto agli alemanni.

Propaganda e marketing al limite

Sugli indicatori che accomunano le due piattaforme arrivano solo ulteriori conferme sul fatto che noi italiani siamo avvezzi alla bufala e alla sua creazione. Siamo i primi produttori di propaganda politica e sociale bloccata da Meta con 62mila rimozioni per i post contrassegnati come tale argomento sensibile.

Siamo primi anche per la rimozione di advertising non conforme in quanto conterrebbe disinformazione: 3.600 messaggi pubblicitari sono stati rimossi dalla piattaforma per questo motivo, superando la Polonia che si ferma a 3.500.

E sugli altri social?

Che siamo un po’ così, amanti dei social tradizionali, potrebbe sembrar vero leggendo come concentriamo la quantità di panzanate generate su Meta. Ma, udite udite, l’Italia eccelle anche in questa speciale Olimpiade in altre discipline. Siamo oro di profili fake su TikTok, per aggiungere altre medaglie al palmarés: sono oltre 1 milione e 300mila gli account cancellati sul social cinese perché non corrispondenti a esseri umani in carne ed ossa. Gli altri competitor (la Spagna e la Germania che se la giocano ma perdono comunque anche su questo fronte) si fermano intorno al milione. Infine due argenti e non di poco conto: ce li aggiudichiamo con oltre 500mila domini interessati da azioni manuali da Google (per lo spam nella ricerca) e 2.600 video rimossi da YouTube.

L’appuntamento ora è a dicembre: in quell’occasione capiremo se riusciremo a consolidare questo primato o se qualche nostro avversario diretto riuscirà a scalzarci. Anche se al momento le distanze che ci separano sono ampie.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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