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Scadenze fiscali insostenibili, ci risiamo: l’appello UNGDCEC

Secondo la ricerca dei Giovani Commercialisti il 73 per cento degli studi ha avuto difficoltà nella predisposizione dei pagamenti, ma non per mancanza di liquidità. Nel mese di luglio 2023, gli adempimenti fiscali sono aumentati del 150 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.

Ci risiamo: l’universo dei dottori commercialisti in Italia è nuovamente in agitazione per le troppe scadenze fiscali da affrontare in un periodo di tempo limitato. Nonostante siano passati anni e di appelli ne siano stati lanciati tantissimi, partendo proprio dagli organi e associazioni di categoria, la situazione non sembra migliorare e gli studi professionali di tutta Italia si trovano ad affrontare una mole di adempimenti che risulta impossibile da gestire.

La richiesta di una proroga per il pagamento degli adempimenti con scadenza 31 luglio al 20 agosto è stata ritenuta una necessità reale, sostenuta da una ricerca della Giunta dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (UNGDCEC).

Secondo la ricerca, il 73 per cento degli studi ha avuto difficoltà nella predisposizione dei pagamenti, ma non per mancanza di liquidità. Il problema principale risiede nella quantità di adempimenti che devono essere rispettati, congestionando gli uffici commercialisti. Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, ha sottolineato che la stragrande maggioranza degli intervistati ha denunciato una criticità nella chiusura dei modelli dichiarativi, spesso non riuscendo a predisporre tutti i moduli di pagamento entro la scadenza fissata. Questo scenario non solo mette in crisi la categoria, ma crea anche problemi per lo Stato che non riesce a raccogliere il gettito entro i termini di legge.

La situazione è preoccupante e continua ad aggravarsi. Nel mese di luglio 2023, gli adempimenti fiscali sono aumentati del 150 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, passando da 99 a 242, secondo quanto riportato dall’Agenzia delle Entrate. E ad agosto, le scadenze da affrontare diventano ben 192, da svolgere in soli dieci giorni, dal 21 al 31. È evidente che il calendario fiscale attuale non funziona, e i commercialisti si trovano a dover far fronte a una situazione che appare insostenibile.

La richiesta di proroga avanzata dai commercialisti ha suscitato polemiche e divisioni, ma va compresa la loro posizione. Essi non desiderano proroghe per farsi beffe delle scadenze, ma per poter organizzare al meglio il lavoro negli studi e garantire un servizio adeguato ai contribuenti. Alessandro Bonandini, vicepresidente dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti, ha sottolineato che la funzione sociale della categoria è evidente, poiché il 63 per cento dei commercialisti si è dichiarato pronto a sobbarcarsi il costo del ravvedimento operoso, dimostrando la loro disponibilità a garantire un servizio professionale nonostante le difficoltà.

Tuttavia, i commercialisti chiedono rispetto e ascolto. Le richieste di proroga sono il risultato della pressione esercitata da un calendario fiscale sovraccarico, dove norme nuove e circolari chiarificatrici postume complicano ulteriormente il lavoro già gravoso degli studi professionali. Ciò crea una situazione caotica che va a detrimento dell’efficienza del sistema e delle aziende e privati cittadini che si affidano ai commercialisti per gestire le loro pratiche fiscali.

Inoltre, i dottori commercialisti non chiedono solo proroghe, ma soluzioni più strutturali. Auspicano una semplificazione delle procedure, una maggiore tempestività nelle comunicazioni normative e un sistema fiscale più snello, in modo da poter svolgere il proprio lavoro in modo efficiente e con meno tensioni.

“La situazione è ormai insostenibile – spiegano – e richiede un intervento deciso da parte delle autorità”. È necessario ascoltare le richieste dei commercialisti e porre in essere azioni concrete per semplificare il sistema fiscale e alleggerire il carico di lavoro degli studi professionali. Solo così sarà possibile garantire un servizio di qualità ai contribuenti e, al contempo, garantire un corretto gettito per lo Stato.

Il tempo dell’inazione è terminato, sembrano voler dire nella nota stampa diffusa in queste ore. Se non si prenderanno provvedimenti, il rischio è che la situazione possa peggiorare ulteriormente, con gravi conseguenze per i contribuenti e per l’economia del Paese nel suo complesso. È il momento di ascoltare le voci dei dottori commercialisti e di lavorare insieme per costruire un sistema fiscale più efficiente e adatto alle esigenze del mondo professionale moderno.

Redazione

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