L’accesso alla conoscenza è ancora una sfida per le pari opportunità nel mondo “al maschile”
L’accesso alla conoscenza – ma anche alle risorse, all’esperienza, alla risoluzione dei problemi – è ancora una sfida enorme per le pari opportunità nel mondo a trazione maschile, che regola i dettami culturali, sociali, educativi e lavorativi. E’ quanto è emerso lo scorso 26 aprile dal il World Intellectual Property day 2023, una giornata promossa dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Ompi) e dedicata in particolare al tema ‘Women and Ip: accelerating innovation and creativity’.
L’evento ha voluto portare alla luce il lavoro delle donne, che ancora oggi affrontano sfide significative nell’accedere alle conoscenze, alle competenze, alle risorse, e al supporto di cui hanno bisogno per avere successo.
Le donne definite in un mondo maschile: il parere delle esperte
Per Elisabetta Berti Arnoaldi e Francesca La Rocca Sena, partner della boutique Ip Sena & Partner, “sono oggi tantissime le professioniste di successo nel mondo Ip, ma l’impostazione del lavoro risente ancora di una tradizione prettamente maschile”. “Ciò comporta qualche ostacolo in più – avvertono – ed esige una dote di straordinaria flessibilità per conciliare professione e vita personale”.
“È comunque molto curioso – aggiungono – che, in questo anno che la Wipo ha dedicato alle donne, siano proprio di una donna le sembianze del Robot comunemente impiegato per simboleggiare l’Ai, che potrebbe finire per sostituire l’avvocato nelle aule di Tribunale. Noi, in realtà, non crediamo che possa mai essere in grado di sostituirci. Se non altro, perché non è senziente e perciò incapace di creare capolavori, come invece siamo chiamate a fare noi che ogni giorno impieghiamo la nostra innata sensibilità per dosare ed elaborare gli strumenti normativi verso la migliore regola dei diritti di Ip dei nostri clienti”.
“Può sembrare singolare dedicare la giornata dell’Ip al mondo delle donne, ma la verità è che la strada per il gender balance è ancora molto lunga”, commentano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, co-Managing Partner di Littler in Italia.
“In termini assoluti di numeri, ruoli e compensi, il divario è ancora piuttosto ampio. Ma il lavoro compiuto in questi anni insieme agli Hr delle aziende, dapprima le più illuminate e oggi anche molte altre e in numero sempre crescente, inizia a dare segnali incoraggianti per il presente e per il futuro. E tutto passa soprattutto dalle buone pratiche aziendali in tema di gestione e valorizzazione delle risorse, ma occorre ovviamente anche un impegno forte della politica del nostro Paese, come ad esempio accaduto per la recente Certificazione della parità di genere”, proseguono.
“L’Intellectual Property, come tutti gli asset intangibili, ha un valore che viene tutt’oggi sottovalutato dalle aziende italiane”, sostiene Eleonora Calavalle, Ceo di Pennelli Cinghiale. “Spesso sono proprio le donne che, grazie alle proprie competenze e alla creatività che le contraddistinguono, sanno valorizzare l’Ip trasformandola in un fattore critico di successo per l’impresa. Per questo, credo ci sia una forte connessione tra gender balance e Ip: le imprenditrici riescono a trasmettere al meglio e con grande passione il valore dei beni invisibili, anche se la strada è ancora lunga“, sottolinea.
“Alla luce della mia esperienza di professionista e mamma di tre figlie, credo fortemente nell’importanza di costruire ambienti lavorativi positivi e inclusivi, in cui le donne possano lavorare con serenità e passione, sprigionando le inesauribili energie e la loro creatività”, afferma Paola Soma, alla guida della società di ingegneria Ediclma.
“Da Ceo è una delle mie priorità – continua – e ho avviato un percorso concreto volto alla parità di genere, lavorando con giovani ingegneri donne e contribuendo alla loro formazione e crescita. In parallelo, le nostre soluzioni innovative scaturiscono all’interscambio con l’università, tesi e dottorati e dalla contaminazione degli ingegneri con le risorse più giovani. Un trasferimento reciproco di competenze in cui la maturità aiuta a formare i giovani, mentre l’entusiasmo degli studi recenti motiva il team. E spesso le ragazze, motivate dal coinvolgimento nel processo decisionale, dimostrano dedizione, impegno e capacità che superano le mie aspettative”.
Aggiunge la giovane startupper Simona Rustici, puericultrice che ha voluto creare Quantum Bebè dopo la pandemia per aiutare coppie alle prese con la difficoltà di diventare genitori:
“Non è facile lasciare un lavoro sicuro per diventare imprenditrice. Se è vero che ci sono bandi europei a sostegno delle donne, è anche vero che noi siamo troppo spesso considerate soggetti meno abili dei nostri colleghi uomini. Il retropensiero di tutti è: e se poi non funziona cosa fai? Come se una donna fosse meno in grado di gestire un successo, così come un fallimento, rispetto a un uomo. Con Quantum Bebè non solo mi sono rimessa in gioco, ma voglio anche dare solide radici a tutte le neo mamme, e i neo papà, perché possano affrontare questo momento, delicato e insieme meraviglioso, con la certezza che nulla verrà loro tolto e che anzi quest’esperienza potrà rivelarsi ancora più preziosa, anche per la vita professionale”.
Green Vibes è una startup al femminile che offre prodotti e una piattaforma di consulenza dedicati al piacere sostenibile con attenzione alla sostenibilità ambientale, accessibilità, sicurezza, inclusività. “Questo progetto nasce dal desiderio di fare la nostra parte, contribuendo all’empowerment femminile, all’emancipazione e alla consapevolezza, e sdoganando i tabù che ancora limitano la sessualità”, spiega Chiara Maggio, psicologa e co-founder di Green Vibes.
“Questo è vero in particolar modo per le donne: c’è ancora molto lavoro da fare per superare resistenze e pregiudizi che influenzano i nostri vissuti, in ogni ruolo, come professioniste e come individui, nel pubblico e nel privato. Per questo, abbiamo deciso di offrire anche un servizio di consulenza psico-sessuologica, che accompagnasse ogni donna nel suo percorso di consapevolezza, emancipazione e conquista della propria libera autenticità”, conclude.