Carne sintetica? Meglio “rendere sostenibili gli allevamenti”
Il professor Limone, Direttore Generale Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno: "Le sfide che ci attendono meritano un cambiamento radicale di rotta; non possiamo sfruttare questo Pianeta come se ne avessimo altre 5 a disposizione"
Il tema della carne coltivata (o detta anche carne sintetica) entra prepotentemente nel dibattito italiano dopo il disegno di legge annunciato nello scorso Consiglio dei Ministri che ne impone lo stop nel nostro Paese (non solo carne sintetica ma anche mangimi sintetici e altri prodotti alimentari nati in laboratorio). Ma produrre carne in laboratorio è la soluzione? Non secondo il professor Antonio Limone, Direttore Generale Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. “Guardare al futuro con un nuovo approccio” è la risposta alle sfide che pone un mondo “da 9 miliardi di persone” dove “la metà spreca risorse e l’altra metà muore di fame”.
Professor Limone, cosa vuol dire per l’Italia alzare le barricate contro la carne sintetica?
“Il punto non è alzare le barricate contro la carne sintetica: la questione va affrontata rendendo sostenibili gli allevamenti di animali destinati al consumo umano. Non sono convinto che garantiamo le produzioni se immaginiamo una stampante 3D che, attingendo da un contenitore di brodi precostituiti, plasmi una bistecca. L’approccio ad una sana alimentazione lo si costruisce partendo dalla qualità e dalla sostenibilità dele produzioni zootecniche. Lì c’è ancora una partita da giocare su ricerca e innovazione“.
Quali sono i reali rischi dell’utilizzo di carne sintetica?
“Quale rischio comporta far derivare le proteine animali dalle cellule staminali è oggi una domanda aperta. Il rischio è costituito proprio dal non sapere se il rischio c’è. Tutto ciò non prendendo in considerazione aspetti organolettici come il gusto, il sapore e l’odore“.
Ha senso quanto affermato dal Ministro Lollobrigida sulla salvaguardia della biodiversità o ingiustizia sociale?
“Da campano e da abitante della terra della biodiversità, non posso che condividere l’opinione del Ministro Lollobrigida. La Campania è la terra della biodiversità almeno per tre motivi per l’incidenza dei raggi solari al suolo, le condizioni pedoclimatiche, e la sua natura di terra vulcanica. Ricca di produzioni tipiche che ci distinguono dal resto del mondo ma che ad oggi non sono ancora adeguatamente riconosciute; alla luce di ciò pertanto figuriamoci come mi possa sentire, solo all’idea che tale patrimonio possa essere soppiantato anche se solo in parte da un cibo sintetico“.
La carne sintetica è meno sicura di quella normalmente in vendita?
“Anche questo è un argomento completamente aperto. Quali potrebbero essere i rischi alimentari connessi all’utilizzo di carne sintetica non lo puoi sapere se non lo sperimenti, mentre conosciamo molto approfonditamente i rischi e i benefici di quella normalmente in vendita“.
Un futuro in cui tutti gli alimenti sono sintetici è distopico o può essere vero?
“Occorre considerare un problema, già antico, se ci si riferisce alla necessità di garantire un futuro di proteine per 9 miliardi di persone che abitano il Pianeta globale: il problema è quello di guardare al futuro con un nuovo approccio, perché le sfide che ci attendono (cambiamenti climatici, resistenza antimicrobica, diffusione di malattie da vettore, desertificazione, mancanza della risorsa acqua) meritano un cambiamento radicale di rotta in modo tale da rendere questo Pianeta non più sfruttabile come se ne avessimo altri 5 a disposizione.
Occorre, dunque, costruire un approccio che ci consenta di destinare un cibo salubre a tutto il Pianeta ma che questo derivi da una pratica sostenibile, equamente distribuita, senza più vivere un mondo dove una metà spreca e l’altra muore di fame.
Anche la salute globale risentirà molto a seconda di quanto saremo in grado di cambiare, avendo compreso che sul Pianeta globale e interconnesso non ci sono più alvei protetti e quindi saremo tutti – inevitabilmente – artefici e destinatari del nostro futuro, conseguentemente alle scelte strategiche che in modo collettivo ed auspicabilmente umanitario saremo in grado di effettuare“.