Impresa e Startup

L’affondo di De Masi sullo smart working: “Non è telelavoro!”

Il sociologo lapidario durante 'La Vita Agile', convegno in streaming dedicato all'argomento. Dalla ricerca MeglioQuesto - Tecnè dati incoraggianti sull'utilizzo dello smart working.

“Per lo smart working ci deve essere l’obiettivo, senza orari, altrimenti non è smart working ma telelavoro”. Non le manda a dire Domenico De Masi, uno dei maggiori sociologi italiani e autore del libro “Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente”. L’occasione è data dall’intervento di De Masi in ‘La Vita Agile’, organizzata da MeglioQuesto e Lavoro&Welfare, tenutasi a Roma presso il Virtual Studio del Teatro Garbatella e trasmessa in streaming sul portale web del Sole 24 Ore.

Il mondo delle imprese “sistema retrogrado”

Dure le parole di De Masi sul mondo delle imprese italiano, definito dal sociologo “retrogado e lento”. “C’è voluta una pandemia per fare capire alle imprese quello che si poteva capire molto prima. Ma il mondo delle imprese rappresenta il sistema più retrogrado e lento che c’è“. E ancora, sull’atteggiamento restio di alcune aziende sul tema del lavoro agile, De Masi ha sottolineato che “se è vero che lo smart working accentua la produttività averlo rifiutato vuol dire aver rifiutato la produttività. Il fatto che dopo due anni (dall’inizio della pandemia, ndr) ne dobbiamo ancora parlare è incredibile!”.

Con lo smart working “meno traffico, meno incidenti, meno inquinamento”

Quella di De Masi insomma è una difesa a spada tratta della modalità di lavoro agile. A fargli da eco l’assessore al Lavoro e Formazione del Comune di Roma, Claudia Pratelli, che spiega durante lo stesso convegno che con lo smart working c’è stata “una gigantesca liberazione del tempo di vita per le persone“. “L’impatto – afferma Pratelli – è stato potente: è crollata la quantità di tempo nel traffico, sono diminuiti gli incidenti, si è abbassato l’inquinamento. La città di Roma, di contro, sta offrendo in questo periodo tanta innovazione. Dovremo avvalerci anche degli strumenti che il PNRR ci pone a disposizione per offrire sempre più servizi”. Poi lancia l’allarme sulla questione di genere: “Se il lavoro può essere uno strumento di liberazione del tempo di vita per le persone, ci sono arrivati anche alert sulle donne e il lavoro agile, per una possibile sovrapposizione del lavoro a casa, seguendo la famiglia, con il lavoro da casa. E quindi serve il diritto alla disconnessione e diritti e tutele per questo strumento”.

“Lo smart working – descrive il vice presidente vicario di Confcommercio, Lino Enico Stoppani– è la risposta strategica a quelli che sono i cambiamenti dell’economia. Le nostre aspettative sono di accompagnare questi cambiamenti, con attenzione a tutti gli stakeholder che sono certamente i lavoratori, ma sono anche le imprese e il contesto sociale all’interno del quale operano”.

E se per il Ministro del Lavoro Andrea Orlandonon bisogna avere paura dello smart working” perché “l’introduzione dello smart working, se dobbiamo fare un bilancio, ha un segno più” (ma “bisogna stare attenti” all’applicazione dello stesso), per Gianni Fracassi, vice segretario generale vicario della CGIL, “questa sarà la prospettiva diffusa di questo strumento: alternare momenti in presenza a momenti a distanza. Ed è molto importante pensare che per molti settori lavorativi è centrale la relazione, oltre che per benessere delle persone“.

La ricerca

Nell’occasione, è stata presentata la ricerca MeglioQuesto – Tecnè, che afferma che lo smart working nel 2021 è stato adottato da 40% aziende. Negli ultimi due anni, il lavoro agile si è rivelato uno strumento indispensabile per affrontare la crisi, ma non solo: le imprese sono diventata più competitive e hanno innovato prodotti e servizi migliorando la marginalità.

“Dalla seconda metà del 2021 – commenta Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè – sembrano prendere forma nuovi paradigmi produttivi: l’utilizzo dello smart working sta cambiando le aziende, oltre ad aver cambiato la vita di milioni di italiani”. “È cambiata – gli fa eco Felice Saladini, CEO di MeglioQuesto – l’organizzazione del lavoro. Oggi abbiamo una visione più comunitaria e meno gerarchica. Abbiamo riscoperto il valore della fiducia della formazione e l’importanza del dialogo sociale”.

Su un campione di 2000 lavoratori e circa 500 imprese, si evince che rispetto al periodo pre-covid il 23,4% delle imprese ha cambiato l’organizzazione dei processi di produzione e vendita, il 20,2% ha avviato la produzione di nuovi beni o servizi, il 9,6% ha dismesso linee di produzione ritenute non più interessanti.

La ricerca ha altresì messo in evidenza che nell’anno dell’esplosione della pandemia per fronteggiare l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economic, il 56% delle imprese del campione ha fatto ricorso al ‘lavoro agile’, rispetto al 15,6% che ha invece utilizzato la cassa integrazione. Ma, dato ancora più interessante, finita la fase più acuta della pandemia, nel 2021 il 39,2% delle imprese ha continuato a utilizzare lo smart working coinvolgendo nel lavoro da remoto il 28,9% degli addetti.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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