Istituzioni

Urso (MIMIT): “Eleviamo ambizione Piano Europeo Industria”. Le proposte italiane

"Occorre elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse. Il documento di base si incentra infatti solo sulle modalità che agevolino l’accesso delle imprese ai benefici fiscali"

Nei giorni scorsi si è svolto a Bruxelles l’incontro fra i Ministri allo Sviluppo Economico (o deleghe affini) sul Piano Europeo Industria dei prossimi mesi. La Commissione Europea, infatti, si è posta l’obiettivo di creare a medio termine un Fondo sovrano europeo strumentale al perseguimento della doppia transizione verde e digitale – in continuità con i programmi Repower EU e Invest EU.

Troppo poco anche rispetto a quanto preannunciato dai vertici delle istituzioni europee e allo stesso titolo della Comunicazione della Commissione” commenta il Ministro alle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

Piano Europeo Industria, cosa manca

Secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Comunicazione della Commissione europea è infatti una base di partenza che può e deve essere migliorata, per diventare davvero efficace. Offre una prospettiva parziale del dibattito in corso sulla nuova politica industriale europea, come risposta alla sfida della competitività, sullo sfondo del duplice obiettivo della transizione verde e digitale. Il negoziato vero e proprio inizia adesso e proseguirà per due mesi sino al Consiglio europeo del 23-24 marzo.

Fra l’altro, a seguito dei meeting sul Piano Europeo Industria, “Occorre elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse. Il documento di base si incentra infatti solo sulle modalità che agevolino l’accesso delle imprese ai benefici fiscali“, sulla semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e sui nuovi indirizzi dei fondi esistenti verso le industrie clean-tech, fattori necessari ma non sufficienti per garantire l’efficacia dell’azione europea.

Non si menzionano risorse “nuove”, ma solo quelle del NextGenerationEu, del Programma Horizon su ricerca e innovazione, della politica di coesione e infine quelle dei programmi REPowerEU e InvestEU. 

Per questo motivo, l’Italia propone un Piano Europeo Industria “più ambizioso” per “una politica europea, assertiva, competitiva e solidale”.

La proposta italiana sul Piano Europeo Industria

Inquadrata in questi termini, la proposta italiana sul Piano Europeo Industria si compone di quattro macro temi:

  1. agire in una logica di “pacchetto sull’industria”, in linea peraltro con la posizione espressa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. La discussione sugli aiuti di Stato (Temporary Crisis and Transition Framework) deve aver luogo contestualmente a quella sulla revisione della governance economica e sulla necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE. La decisione deve essere complessiva per essere davvero unitaria e quindi efficace;
  2. migliorare la proposta di revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato per garantire un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure, premessa necessaria per una reale competitività delle imprese europee. Questo è tanto più importante per i settori strategici, sui quali si misura la competitività globale (es: semiconduttori, materie prime, energia, difesa e aerospazio, strumenti bio e ad alta tecnologia). In tale contesto occorre garantire che non vi siano differenti potenzialità nell’utilizzo degli strumenti che di fatto favoriscano i paesi con maggior capacità fiscale, con il rischio di frammentare il Mercato Interno e di aumentare il divario socio economico tra paesi e aree dell’Unione;
  3. affermare con chiarezza il principio di solidarietà, che è a fondamento della casa comune europea, sulla base dell’esperienza di successo del Programma SURE, al fine di consentire agli Stati membri l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’UE;
  4.  definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo, assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button