Sei uomo e giovane? Allora gli insetti da mangiare ti piacciono: lo dice la scienza
“La maggiore propensione al consumo nella fascia di popolazione tra i 18 e i 41 anni rispetto agli over 42 potrebbe essere spiegata dalla curiosità dei più giovani verso il novel food e da una maggiore sensibilità rispetto ai temi legati alla sostenibilità alimentare – dice Mancini – in generale, per quanto riguarda il nostro Paese, i risultati in parte confermano che gli italiani sono meno pronti a inserire questi novel food nella loro dieta, ma denota anche come altri paesi europei o occidentali abbiano già superato queste barriere e siano pronti a buttarsi sul mercato”.
Sapevi che sei sei uomo e giovane potresti essere più propenso a consumare insetti? No, non lo diciamo noi di F-Mag, ma una ricerca dell’Università di Pisa, partner dello studio pubblicato sulla rivista Plos One sul gradimento degli insetti edibili in cinque Paesi (Belgio, Cina, Italia, Messico e Stati Uniti) con vari livelli di accettazione culturale nei confronti dell’entomofagia.
Il contesto di riferimento
Abbiamo già parlato nei giorni scorsi della novità delle novità: lo sdoganamento dell’utilizzo della farina di grillo – ma non solo: anche vermi e locuste – per il preparato di pizze, panini, prodotti da forno, grissini, pizzette e merendine.
Ma la sperimentazione che ha portato all’autorizzazione della commercializzazione della farina di grillo come sorta di farinaceo nasce, in realtà, qualche tempo fa. Tanto è che la ricerca di cui vi parleremo a breve è stata condotta esattamente un anno fa e identifica come target più “possibilista” e propenso a provare questa variazione culinaria la persona che rientra nel range “uomo e giovane“. Ma ne parleremo fra un attimo.
Al di là dello shock culturale, è necessario sapere una cosa: come ricorda la Coldiretti, la farina di grillo non sarà l’unico alimento a base di insetti che potremmo trovare nel nostro carrello della spesa. Infatti, lo scorso anno era arrivato il via libera anche alla larva gialla della farina (Tenebrio molitor) essiccata termicamente, intera o sotto forma di farina, per il consumo umano e alle cavallette (Locusta migratoria) per uso alimentare umano.
Si tratta peraltro di alimenti che hanno ricevuto l’autorizzazione dall’Efsa, l’autorità alimentare Europea che però – precisa la Coldiretti – nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere.
Uomo e giovane… ma gli insetti ti piacciono o no?
Uomo e giovane è l’identikit del consumatore più propenso ad accogliere gli insetti edibili nella propria dieta. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “Plos One” e realizzato dalle Università di Pisa, Parma, Ghent in Belgio, Cornell negli Stati Uniti e Nanjing in Cina. La ricerca è stata condotta attraverso un sondaggio realizzato a febbraio e marzo 2022 su un campione di circa 3000 persone dislocate in cinque diversi Paesi (Belgio, Cina, Italia, Messico e Stati Uniti) con vari livelli di cultura gastronomica legata al consumo di insetti.
“Si tratta del primo studio che mette a paragone più Paesi in continenti diversi – spiega Simone Mancini, ricercatore del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa – stiamo utilizzando i dati raccolti per ricerche e pubblicazioni ancora in corso, si tratta di materiale molto utile per chiunque si occupi di marketing in questo settore”.
Dai risultati del sondaggio è emerso che il genere è il fattore principale che influenza il livello di accettazione, con il maggiore di rifiuto in Italia (circa 85% donne e 75% uomini) e il minore in paesi come Messico (circa 46% donne e 15% uomini) e Cina (circa 62% donne e 50% uomini) dove l’entomofagia è culturalmente più accettata.
Nei Paesi poi dove la predisposizione a includere gli insetti nella dieta è minore, ovvero Italia e Belgio, l’età più giovane è un fattore che predispone positivamente al consumo. Considerando infine tutti i cinque Paesi, l’accettazione degli insetti trasformati, ad esempio nelle farine, è risultata sempre maggiore rispetto a quelli interi.
“La maggiore propensione al consumo nella fascia di popolazione tra i 18 e i 41 anni rispetto agli over 42 potrebbe essere spiegata dalla curiosità dei più giovani verso il novel food e da una maggiore sensibilità rispetto ai temi legati alla sostenibilità alimentare – dice Mancini – in generale, per quanto riguarda il nostro Paese, i risultati in parte confermano che gli italiani sono meno pronti a inserire questi novel food nella loro dieta, ma denota anche come altri paesi europei o occidentali abbiano già superato queste barriere e siano pronti a buttarsi sul mercato”.
Per l’Università di Pisa ha partecipato allo studio insieme a Simone Mancini anche la professoressa Roberta Moruzzo del Dipartimento di Scienze Veterinarie.