Il regalo di Natale? È “meno sostenibile” del 2021
I Google Trends non vedono la stessa attenzione dei consumatori verso la sostenibilità del regalo: è la riflessione sui dati di Big G di uno dei massimi esperti di economia circolare in Italia, Nicola Tagliafierro
Mentre “nel 2021 le persone che hanno cercato su Google la stringa ‘Regali di Natale Sostenibili’ erano in crescita rispetto al 2020”, registrando un corrispettivo aumento di doni destinati alla salvaguardia delle foreste o delle api per portare alcuni esempi, nel 2022 ”non sembra che questo trend stia proseguendo”, così come si evince dai grafici messi a disposizione da Big G.
Ad affermarlo è Nicola Tagliafierro, tra i massimi esperti di economia circolare in Italia e direttore scientifico del Master in Circular Economy Management di EIIS (European Institute of Innovation for Sustainability). Secondo l’analisi di Tagliafierro “l’interesse nelle ricerche delle keyword correlate ai regali di Natale sostenibili e attenti all’ambiente nel 2021 era già partito ad ottobre” mentre nel novembre 2022 “stenta ancora a decollare. La necessità di risparmiare incide anche su ciò che riteniamo importante”.
Secondo l’esperto di sostenibilità a pesare sull’inversione di tendenza c’è sicuramente la crisi economica, che sposta le priorità degli italiani verso il risparmio. “Ad oggi – specifica Tagliafierro in un suo lungo contributo su LinkedIn – non è ancora possibile dare una risposta definitiva perché bisognerà analizzare i dati a consuntivo delle festività, e ad ogni caso stiamo solo analizzando un Google Trend con tutte le limitazioni del caso. Ma dai primi risultati sembra che, ridottasi la paura del Covid, anche quella della sostenibilità sia passata in secondo piano. Possibile che le due cose siano correlate? Possibilissimo che l’effetto incertezza legato alla pandemia e alle sorti del mondo abbia spinto molti ad avvertire la sostenibilità come prioritaria, e svanita questa crisi planetaria siano cambiate anche le priorità”.
L’analisi dei Google Trend in qualche modo “smentirebbe” anche diversi sondaggi che invece certificano un rinnovato e forte interesse dei consumatori verso la sostenibilità. “È chiaro – spiega Tagliafierro – che le prerogative di risparmio sono estremamente importanti soprattutto in questo specifico periodo e potrebbero impattare negativamente sulla scelta da parte dei consumatori di prodotti sostenibili che presentano un maggior costo”. Ma è altrettanto vero che “secondo un recente studio di Accenture, in Italia, il tema della sostenibilità sta sempre più a cuore ai consumatori italiani, infatti il 74% vorrebbe più informazioni e trasparenza nella comunicazione dei brand su questo aspetto” e “secondo una ricerca IPSOS, nel giro di 4 anni, dal 2018 a oggi, il ‘futuro climatico del mondo’ è passato dalla tredicesima posizione alla settima nella classifica delle preoccupazioni dei cittadini del mondo e noi italiani siamo tra i più preoccupati in assoluto sul tema, per la precisione i settimi dietro paesi come Germania, Francia, Spagna, Olanda ma anche Canada e Australia”. Insomma, nonostante le priorità sembrino cambiate l’interesse per la sostenibilità ambientale dei consumatori resta alto, anche se altri fattori sono ora concorrenziali anche nelle scelte d’acquisto. “Questo fa sì – conclude Tagliafierro – che le aziende saranno sempre più obbligate a considerare all’interno del proprio business questioni di fondamentale importanza come quelle ambientali e sociali. In particolare ci sono tre aspetti da non sottovalutare per un’azienda che vuole mettere le basi per una crescita solida ed un posizionamento concreto basato sulla leva strategica della sostenibilità: certificazioni delle performance ambientali e sociali per dimostrare il proprio impegno, sia in termini di organizzazione che di prodotto, con mezzi trasparenti e credibili fondati su elementi oggettivi; coerenza nel comportamento attraverso scelte strategiche ed operative messe in campo che dimostrino un’attenzione concreta all’ambiente ed alle comunità in cui l’azienda opera; comunicazione e storytelling veritiero onde evitare situazioni di greenwashing che andrebbero irrimediabilmente a compromettere la fiducia dei consumatori, sicuramente non riconquistabile nel breve termine”.