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Salvate le donne dell’Afghanistan. L’appello WIIS Italy ai Governi: “Facciano pesare i 2,3mld dati in aiuto”

Secondo WIIS, oggi più che mai sarebbe importante istituire un Consiglio consultivo composto da esperti con background diversi, che conoscano le esigenze locali.  In questo modo i Governi che hanno fornito aiuti all’Afghanistan potrebbero monitorarne la distribuzione per garantire che i finanziamenti apportino miglioramenti per i più vulnerabili, comprese donne e ragazze. 

Sono circa 2,3 miliardi di dollari gli aiuti umanitari che l’Afghanistan ha ottenuto, a giugno 2022, dai Paesi occidentali, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (UNOCHA).

Un contributo arrivato soprattutto da Stati Uniti, Regno Unito, Banca asiatica di sviluppo­­, Banca Mondiale. Soldi andati in sicurezza alimentare, istruzione e sanità. Eppure le donne non sono state coinvolte nemmeno nelle operazioni di consegna umanitaria per via delle restrizioni introdotte dalle autorità talebane.

Nel mio Paese c’è il divieto per le donne di viaggiare senza un “mahram” (un parente uomo), l’obbligo di coprirsi il volto in pubblico e di uscire dall’abitazione solo in caso di assoluta necessità, e le ragazze non possono studiare“, ha ricordato Frozan Nawabi, ex Direttrice Generale per i Diritti di Umani al Ministero Affari Esteri afghano.  Una situazione in rapido e continuo peggioramento.

Una spinta per fare di più: salvare le donne afghane

Parte da qui la Conferenza ‘Women for Peace: the Afghan challenge. Insights from the Task Force of Afghan women’ che si è tenuta ieri pomeriggio nelle sale della Farnesina con la partecipazione di diverse componenti della Task-Force istituita un anno fa dall’antenna italiana di Women In International Security (WIIS) – l’associazione internazionale dedicata alla promozione della leadership e dell’avanzamento professionale  delle donne nell’ambito della pace e della sicurezza internazionale – con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’obiettivo è quello di creare una rete di solidarietà a sostegno della partecipazione nel processo di stabilizzazione del Paese delle donne afghane con ruoli di leadership che proseguono la loro attività nel Paese e nella diaspora.

Aperta dall’intervento della Sottosegretaria di Stato agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Maria Tripodi edalla Presidente di WIIS Italy Loredana Teodorescu e moderata dalla vicepresidente di WIIS Italy Nicoletta Pirozzi e dalla co-fondatrice e giornalista Azzurra Meringolo, la Conferenza rappresenta l’evento pubblico del progetto “La partecipazione delle donne al processo di pace e stabilizzazione dell’Afghanistan” nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale per l’attuazione dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza 2020-2024 (NAP WPS) e riassume un anno di lavori, incontri e focus group della Task-Force, dando voce ad altre iniziative sviluppate dentro e fuori Europa per le donne afghane, come piattaforma per condividere risultati e favorire sinergie.

Tra le relatrici, Fatima Gailani, una delle negoziatrici afghane che hanno partecipato agli accordi di Doha; Mahmouba Seraj, giornalista e attivista che vive a Kabul e con coraggio si batte per i diritti delle donne parlandone anche alle Nazioni Unite; Tomas Niklasson, Inviato Speciale UE in Afghanistan; Gianfranco Petruzzella, Inviato speciale italiano per l’Afghanistan, Irene Fellin, Rappresentante Speciale del Segretario Generale della NATO per l’agenda Donne, Pace e Sicurezza e presidente onoraria di WIIS Italy; l’Ambasciatrice italiana a Kabul Natalia Quintavalle.

Secondo WIIS, oggi più che mai sarebbe importante istituire un Consiglio consultivo composto da esperti con background diversi, che conoscano le esigenze locali.  In questo modo i Governi che hanno fornito aiuti all’Afghanistan potrebbero monitorarne la distribuzione per garantire che i finanziamenti apportino miglioramenti per i più vulnerabili, comprese donne e ragazze. 

WIIS Italy ritiene fondamentale – spiega Loredana Teodorescu, Presidente di WIIS Italy, responsabile del Network delle Donne Mediatrici del Mediterraneo che la visione e le esigenze delle donne siano incluse in tutte le politiche formulate sull’Afghanistan, ritenendo diversamente impossibile la stabilizzazione del Paese

Che sia necessario creare più progetti incentrati sul genere, così come fornire sostegno psicologico alle donne in Afganistan, garantendo la loro sicurezza fisica e prevenendo atti di violenza, è emerso fortemente dai lavori del primo anno di vita della Task-Force composta da mediatrici di pace, negoziatrici ed esperte di genere e sicurezza.

Non solo. Fondamentale – sempre secondo le valutazioni delle componenti del gruppo di lavoro – creare attività generatrici di reddito e sostenere la cooperazione tra donne in campo politico, sociale, economico e culturale. Ma soprattutto, sarebbe bene che le mediatrici e negoziatrici afghane fossero coinvolte in qualsiasi trattativa riguardante il loro paese.

Le dichiarazioni

Accesi gli interventi delle relatrici che hanno preso parte alla Conferenza:

«Mandare soldi non basta, bisogna che finiscano nelle mani giuste – spiega Nilofar Ayoubi, leader dell’associazione di attiviste ora in diaspora Women’s politicals partecipation network – quindi bisogna monitorare che vengano utilizzati in maniera trasparente. Nel paese la situazione è drammatica: abbiamo ancora esecuzioni in piazza, abbiamo perso parenti. Io sono in Europa ma il mio pensiero è costantemente a che cosa succederà a chi è in Afghanistan».

«Sono rimasta nel Paese e non sono voluta andare via per aiutare le donne. – dice la giornalista e direttrice esecutivo del Centro per lo Sviluppo delle Competenze delle Donne Afghane, Mahmouba SerajMa ora è il tempo di smettere di parlare, e di iniziare ad agire. All’Italia chiedo di non appoggiare chi vuole dividere l’Afghanistan, chi vuole la sua disintegrazione».

«Sono qui per parlare a nome delle ragazze di 13-14 anni. L’unica cosa che può garantire i diritti delle donne nel nostro Paese non sono i vostri soldi, non sono le vostre donazioni, è il vostro sostegno – ha incalzato Hadia Ibrahim Khel, attivista e Youth leader, TEDx Fellow ’22 – Ne abbiamo abbastanza dei vostri discorsi, dei vostri “mi dispiace”, abbiamo bisogno di azione. Perché non partiamo dalla creazione di piattaforme online per dare istruzione alle ragazze che ne sono state ora private?»

«Aiutateci ad amplificare la nostra voce: Le donne devono poter scegliere. – ha aggiunto la negoziatrice di pace Fatima GailaniAiutateci a cambiare l’Afghanistan facendo attenzione che il cambiamento non sia superficiale ma abbia radici profonde, in modo da non essere spazzato via alla prima folata di vento».    «Se il Corano dice che siamo tutti uguali davanti a Dio – prosegue la negoziatriceperché su quello che accade in Afghanistan il mondo musulmano rimane silente?».

«Dobbiamo parlare con i governi e le organizzazioni musulmane affinché dialoghino con il governo talebano – dice Natalia Quintavalle, ambasciatrice italiana in AfghanistanPerché la situazione va peggiorando. La nostra Ambasciata in questo momento non è più a Kabul, ma ospitata a Doha».

Redazione

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