Economia

Digital Markets Act, c’è l’accordo. E nascono i gatekeeper

L'obiettivo di "smontare" i monopoli guida l'azione UE per un mercato equo e contro ogni monopolio. Dall'introduzione di nuove figure al divieto del preinstallato fino alle sanzioni, ecco come cambierà il mercato digitale.

L’Unione Europea nasce, forse prima ancora che come sogno politico di unire le democrazia del continente creando un ambiente di pace, sull’idea che per assicurare la convivenza pacifica tra gli Stati bisogna creare un ambiente economico sano che assicuri la libertà d’impresa, rompendo le rendite di posizione delle grandi aziende e risolvendo i fallimenti del mercato, primo fra tutti i monopoli. 

Le nuove dinamiche economiche, dalle big tech alle piattaforme digitali, sono invece proiettate, in maniera quasi naturale, a creare posizioni di favore. Quello delle piattaforme digitali, ad esempio, è un settore dove a contare economicamente è il cosiddetto “effetto Rete”, quello generato dal numero di utenti. Ogni singolo profilo in più su un social fa aumentare il valore dell’azienda. Dunque i grandi player di questo settore hanno come primo obiettivo quello di accaparrarsi il maggior numero di utenti possibili e, contemporaneamente, impedire ai competitor di fare lo stesso. E questo genere una corsa ad accaparrarsi non una fetta del mercato ma l’intera torta. 

L’Unione Europea contro i monopoli

Negli anni scorsi proprio l’UE è stata uno dei soggetti che, in maniera più forte, ha contrastato le derive monopolistiche delle grandi aziende digitali, con multe miliardarie che hanno fatto storia. A mancare però era una legge attraverso la quale normare in maniera chiara questo settore che ormai rappresenta la vera ossatura dei nuovi equilibri internazionali

Nel dicembre del 2020 è stato presentato al Parlamento Europeo il “Digital Markets Act”, la legge sui mercati digitali. Dopo poco più di un anno di discussione Consiglio e Parlamento hanno raggiunto nelle scorse ore un accordo politico provvisorio e ora il testo, dopo i dovuti lavori tecnici, sarà finalizzato.

Gli utenti bloccati e le “barriere all’entrata”

La nuova legge mira proprio a limitare le mire monopolistiche delle grandi aziende stabilendo alcuni limiti e alcuni obblighi per quelle realtà che vengono identificate come “gatekeeper”, letteralmente custodi. E infatti sono identificati come custodi di questo mercato quei player che godono di una posizione di vantaggio dovuta al fatto di disporre di un gran numero di utenti che, attraverso alcune modalità giudicate non leali, sarebbero bloccati. Questi utenti sono infatti una risorsa inaccessibile per le imprese che vorrebbero entrare in questo mercato e questo rappresenta una barriera che genera distorsioni e limita la concorrenza. 

Chi sono i “gatekeeper”?

Nel “Digital Markets Act” vengono identificate come gatekeeper quelle piattaforme che hanno almeno 45 milioni di utenti finali su base mensile e almeno 10 mila utenti commerciali in UE e che, dal punto di vista finanziario, abbiano raggiunto un fatturato annuo nell’Unione Europea non inferiore ai 7,5 miliardi di euro o una capitalizzazione di mercato pari a non meno di 75 miliardi.

La definizione si fa ancora più restrittiva perché si specifica che che una piattaforma per essere una gatekeeper deve fornire servizi di marketplace, app store, motori di ricerca, social network, cloud, pubblicità, assistenti vocali e browser web, in almeno tre stati membri dell’Unione. 

Oltre alle imprese che godono già oggi di una posizione di vantaggio questa Legge individua anche al figura delle “gatekeeper emergenti”, quelle piattaforme che non hanno ancora una posizione consolidata da “custodi”, ma che si stanno muovendo in questo senso. In questo modo il Digital Markets Act è stato pensato come una norma capace non solo di normare il mercato cristallizzato al presente ma di prevenire ed intercettare anche le dinamiche future. 

Cosa è previsto per i gatekeeper

Il DMA prevede che i gatekeeper dovranno assicurare il diritto agli utenti all’annullamento dell’abbonamento, così da poter rendere più libera la scelta di ogni cittadino sui servizi offerti da tutte le piattaforme e rompendo quelle rendite di posizione che negli anni hanno generato delle vere e proprie fortezze. Un’altra novità, che si richiama al caso di scuola della Microsoft con Internet Explorer che ha tenuto banco negli anni ’90, è l’impossibilità di imporre software, attraverso la pratica dell’installazione predefinita nei sistemi operativi. E questo avrà effetti significativi sul mercato dei browser web che oggi si ritrovano preinstallati su quasi tutti i sistemi operativi. 

Anche per quel che riguarda la messaggistica istantanea i gatekeeper dovranno garantire la possibilità di utilizzo su altre piattaforme delle funzionalità di base.

Per quel che riguarda gli sviluppatori di app si aprono, finalmente in maniera liberale, i market di ogni piattaforma. Gli smartphone dovranno assicurare anche agli sviluppatori esterni l’accesso a funzioni ausiliari come il chip NFC e non potranno essere imposti sistemi di pagamento interni. Si rompe così uno schema che, dal gaming alle pubblicità, stava trasformando le grandi piattaforme in veri e propri gestori finanziari.

Il punto forse più importante è che questi custodi dovranno informare in maniera preventiva la Commissione Europea su ogni acquisizione e fusione con altre realtà del settore. Questo permetterà alle istituzioni continentali di avere un quadro chiaro degli assetti reali di questo settore che, troppo spesso, si muove in maniera del tutto indipendente rispetto agli assetti istituzionali. 

Anche dal punto di vista degli utenti le cose cambieranno in maniera sostanziale. Innanzitutto i dati personali raccolti per un servizio non potranno, in nessun modo essere utilizzati per altri scopi.  

Le sanzioni

Se un gatekeeper non rispetta le norme del nuovo regolamento potrà essere multato e rischia di pagare un’ammenda che può arrivare addirittura fino al 10% del suo fatturato mondiale. È prevista anche un raddoppio in caso di recidiva. 

Il DMA prevede, per i gatekeeper che violano le norme 3 volte in 8 anni, la possibilità per la Commissione Europea di avviare un’indagine di mercato che può sfociare in azioni strutturali e cioè in interventi che potrebbero addirittura espellere il gatekeeper dal mercato. 

Questa legge è una novità importante in un ambito, quello delle piattaforme, che sta diventando sempre più influente nella vita politica, economica e sociale di tutto il Pianeta. L’identificazione di queste figure, le gatekeeper, è un passo in avanti importante che potrebbe portare a ricreare un ambiente economico sano, anche se ormai la grandezza, i dati economici e la potenza di questi soggetti è tale che diventa sempre più difficile invertire la rotta, soprattuto se a confrontarsi sono sistemi burocratici spesso lentissimi rispetto alla velocità alla quale ci ha abituati il mercato delle piattaforme. 

Claudio Mazzone

Nato a Napoli nel 1984. Giornalista pubblicista dal 2019. Per vivere racconta storie, in tutti i modi e in tutte le forme. Preferisce quelle dimenticate, quelle abbandonate, ma soprattutto quelle non raccontate. Ha una laurea in Scienze Politiche, una serie di master, e anni di esperienza nel mondo della comunicazione politica.

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