Tecnologia

“Hey Siri” addio, nell’aria la minirivoluzione Apple

Piccola rivoluzione annunciata nella casa della mela, che cerca di ridurre le distanze (in fonemi) dai competitor

L’iconica “Hey Siri?” con cui molti di noi richiamavano l’attenzione dell’assistente vocale di Apple, è destinata a finire in soffitta a breve. Farà spazio, nelle intenzioni della Mela, a un più sintetico e sbrigativo “Siri?”. Il rumour sembra insistente negli ambienti vicini a Cupertino, ed è stato confermato nelle scorse ore anche da Mark Gurman, uno dei maggiori insider della casa degli iPhone e dei Mac. La notizia è esplosa su Bloomberg (negli Stati Uniti l’attenzione per Apple resta altissima e la posizione di mercato ancora appare inscalfibile) ed è stata rincorsa dagli altri media. Si parla di un 2024 come anno di pensionamento per “Hey Siri”, protagonista di lunghissime stagioni di presentazioni dei prodotti Apple, ma dalla casa madre non confermano né smentiscono – si limitano semplicemente a non commentare.

Quella che può sembrare una inezia, un cambiamento di poco conto, in realtà non è poi così tale. Il comando di attivazione del dialogo con l’assistente vocale è un piccolo cambiamento epocale e sottolinea come Apple “insegua” in questo caso i suoi competitor.

Alexa di Amazon infatti non ha bisogno di una introduzione formale o tantomeno informale per mettersi sull’attenti: basta pronunciare il suo nome ed è già in ascolto. Lo stesso vale per Google, che spesso e sovente addirittura si sente chiamato se qualcuno pronuncia un “Google” in TV ben oltre la formula consueta “Ok Google” o “Hey Google”. E ci sarebbe anche l’assistente Windows, Cortana, che non si fa chiamare più con l’hey già dal 2018. Due parole del resto dovrebbero evitare attivazioni non volute (che poi è il motivo per cui in fase di lancio i maggiori assistenti vocali prevedevano e gradivano una frase complessa e non una parola). Secondo gli analisti – quindi – la riduzione dei fonemi vuol dire di contro avanzamento dell’intelligenza artificiale dell’assistente vocale. Funzione, quella dell’assistente vocale, su cui si sta giocando una partita ben più ampia di quella che noi utenti vediamo in superficie, e in cui la contrazione della “frase d’attivazione” è solo il più evidente dei risultati attesi.

Perché cambiare “Hey Siri“, quindi? Secondo gli analisti più accreditati della stampa statunitense, Apple sta lavorando a una integrazione più radicata del suo sistema di assistente vocale, anche con i servizi di terze parti oltre che con quelli proprietari. CNN inoltre pone l’attenzione sul fatto che Apple, con Amazon e Google (il gotha – quindi – del digitale) stanno in questi mesi collaborando allo standard di automazione Matter, che consentirà l’interoperabilità dei dispositivi di automazione e Internet of Things di diversi fornitori.

Nata come app autonoma nel 2010, SIRI è diventata grazie al suo potenziale (e all’aver precorso i tempi) da app dell’App Store a parte integrante della vita dei fan del melafonino nel 2011 (con la release del modello iPhone 4S. Dal 2014 non è più necessario schiacciare tasti per “parlare” con Siri e l’evoluzione della stessa non si è mai fermata. Ma è ben lontana, certo, dal potersi definire perfetta, mentre la concorrenza morde le caviglie. “Raddoppiare gli sforzi per migliorare la funzionalità di Siri – afferma alla CNN James Sanders, analista presso la società di ricerche di mercato CCS Insight – è probabilmente una priorità per Apple“.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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