Laurenza (Prime Minister): “Meloni Premier? Per l’empowerment femminile bisogna fare di più”
"C'è una consistente asimmetria, per cui viene affidato alla donna il lavoro familiare, e in generale di cura, che aggrava e spesso sostituisce prepotentemente l’occupazione professionale. Per rimediare a tale situazione servono politiche di welfare che mirino ad una conciliazione tra vita e lavoro che coinvolga tanto le donne quanto gli uomini".
Il risultato elettorale di Giorgia Meloni, votata alle ultime elezioni politiche da più di cinque milioni di italiani, apre una crepa nel soffitto di cristallo della politica: per la prima volta in Italia una donna potrebbe diventare – anzi, sicuramente – premier. Un risultato storico se lo si considera oltre gli schieramenti di destra o di sinistra: mai prima nella storia della Repubblica Italiana la guida del Governo è stata affidata ad una donna.
Ma basterà questa nomina a stimolare i processi di empowerment femminile e di partecipazione politica dell’altra metà del cielo? Per approfondire la questione, abbiamo rivolto qualche domanda all’Ing. Angela Laurenza, cofounder Prime Minister (la scuola di politica per le giovani donne) e responsabile della scuola di Napoli.
La prima Presidente del Consiglio donna sarà Giorgia Meloni, un nome che sembra non mettere d’accordo le femministe più estreme, ma che rappresenta comunque una svolta nella storia politica italiana. Possiamo trarre qualche soddisfazione dal risultato ottenuto?
“Per la prima volta nella storia repubblicana, lo scorso 25 settembre, il partito più votato alle elezioni è guidato da una donna, Giorgia Meloni. Sarà lei la prima ad avere molto probabilmente l’incarico di governo. Una donna che, seppur inserendosi nel solco di un percorso politico conservatore, è riuscita a conquistare, partita dal basso, tra attivismo e militanza, uno spazio storicamente riservato agli uomini.
Si è presa il suo spazio in un momento storico in cui nessuno era intenzionato a concederglielo, ha portato proposte, è entrata in Parlamento e ha fatto crescere i consensi nei confronti del suo partito, riconfermando un modello di leadership non femminista ed inclusiva. Sicuramente è in atto una discussione e ci si chiede se tutto ciò costituisca o meno un progresso, dal momento che tale partito non ha mai fatto del femminismo la sua bandiera.
Appare evidente però che del lungo elenco delle cariche apicali mai affidate a una donna potremmo a breve depennare una riga. Un dato che però costituisce uno stimolo se le donne, nella nomina di Giorgia Meloni premier, leggono la possibilità di essere ciò che vogliono, persino Prime Ministre.
La sfida resta aperta anche a sinistra, e negli altri schieramenti, a partire da coloro che già sono impegnate nelle istituzioni ma non trovano il giusto riconoscimento per il loro operato e non riescono a scalare le gerarchie di partito. Ogni donna sa che ora la strada per Palazzo Chigi non è più preclusa e che quel ruolo non è un’esclusiva degli uomini. C’è ancora molto da fare”.
Prime Minister si impegna per combattere gli stereotipi di genere e la scarsa rappresentanza delle donne in politica, partendo dalla formazione delle generazioni più giovani. Perché è necessario cominciare da qui?
“Abbiamo deciso di partire dalle adolescenti, dalle giovani che si ritrovano davanti alla scelta dell’università, a stringere le prime relazioni importanti e a interrogarsi sul ruolo che vogliono avere nella società. Uno step che passa attraverso la consapevolezza di se stesse. Intorno a questa idea abbiamo costruito un percorso di empowerment e di formazione che dura circa nove mesi. Lungo la strada ragazze dai 14 a 19 anni esprimono le proprie opinioni, ragionano oltre gli stereotipi e soprattutto si impegnano nell’attivismo civico.
Fanno sentire forte e chiara la loro voce: un tassello fondamentale per la coesione e la sostenibilità sociale del nostro Paese. Un progetto che è diventato realtà nel 2019 con un’edizione pilota in Sicilia e un’altra a Napoli subito dopo, arrivando a una community che comprende a oggi Puglia, Basilicata, Lazio, Piemonte, Liguria, Lombardia e Calabria.
Un’impresa possibile grazie a volontarie e volontari che su tutto il territorio contribuiscono alla realizzazione dell’iniziativa. Le ragazze finora coinvolte sono ormai oltre settecento e negli incontri, organizzati a livello locale, è emersa da subito la loro intelligenza e curiosità. Hanno a cuore il futuro del pianeta, sono pronte a guadagnare terreno per le proprie battaglie e difendere i diritti che reputano fondamentali nella società di cui vogliono far parte, mettendo da parte stereotipi e discriminazioni”.
Una situazione, quella del gender gap, che non riguarda solo la politica: anche nel mondo del lavoro ci sarebbe bisogno di una seria riflessione sulle pari opportunità. Cosa si può fare affinché questo stallo venga superato?
“Da anni in molte ci siamo battute sull’importanza di avere una percentuale di donne pari agli uomini a tutti i livelli. Il tema della disparità di genere è indubbiamente trasversale e tocca sia la politica che altri contesti. Spesso nelle nostre lezioni affrontiamo il tema dell’autonomia finanziaria come strumento di indipendenza. Uno sguardo attento e critico con cui osservare il mercato del lavoro dove si registra un gender gap notevole sia in termini di occupazione, che di retribuzione e di prospettive di carriera.
Un fenomeno che si verifica nonostante la scolarizzazione femminile abbia avuto un incremento elevatissimo e prestazioni mediamente superiori rispetto a quelle maschili. C’è una consistente asimmetria, per cui viene affidato alla donna il lavoro familiare, e in generale di cura, che aggrava e spesso sostituisce prepotentemente l’occupazione professionale. Per rimediare a tale situazione servono politiche di welfare che mirino ad una conciliazione tra vita e lavoro che coinvolga tanto le donne quanto gli uomini. Penso a congedi di paternità, asili nido gratuiti, supporti economici e assistenza domiciliare per familiari con disabilità e problemi di salute.
Inoltre, un mercato del lavoro che mira a rivestire un ruolo attivo nella lotta alle disuguaglianze deve tenere in considerazione i nuovi modelli di famiglia, che vanno oltre il binomio uomo-donna. Le dinamiche in evoluzione necessitano di un luogo che consenta alle persone di tenere insieme autorealizzazione e responsabilità, impegno professionale e famiglia, vita privata e pubblica esprimendo la propria diversità (di genere, ma non solo)”.
Che consiglio si sente di dare alle donne per continuare ad affermare i propri diritti e puntare sull’empowerment?
“Le donne dimostrano ogni giorno grande capacità di autodeterminazione e forza nel difendere le proprie idee. Questo perché prendere lo spazio che si merita significa affrontare con fatica le difficoltà che una società ancora patriarcale e maschilista ci impone.
Il mio auspicio è che ciascuna donna che abbia raggiunto il proprio obiettivo nel campo professionale o un traguardo personale si senta ingaggiata da una responsabilità che va oltre il suo raggio d’azione personale. Mi auguro che si avverta sempre di più la responsabilità di ispirare le donne e in particolare le più giovani, decidendo di ascoltarle, di includerle e di dare rappresentanza ai loro bisogni e aspirazioni.
Alla tenacia con cui tentano di rompere il cosiddetto soffitto di cristallo, spero si affianchi il coraggio per capovolgere quel paradigma per cui la nostra società emargina le donne rendendole in alcuni casi invisibili.
Bisogna prendere coscienza del ruolo sociale e politico che ciascuna donna ha e della potenza che la voce di tutte può avere per generare un cambiamento sistemico. Un obiettivo che sarà cruciale per affermare una visione della realtà in cui la donna possa compiere scelte in totale libertà. E per rendere questo sogno possibile abbiamo bisogno di tutte voi”.
(Le iscrizioni a Prime Minister Napoli sono ancora aperte).