Economia

Euro digitale, a che punto siamo?

L’euro digitale sarà adottato, quindi, se porterà al mercato un valore concreto e percepibile. Secondo un’analisi della Banca Centrale Europea i segmenti di mercato che risponderebbero agli obiettivi della sperimentazione sono riconducibili ai pagamenti tra le persone e quelli nei punti vendita e on line

L’Euro digitale potrebbe essere realtà già a partire dal prossimo anno: la sperimentazione sulla moneta elettronica emessa dall’Eurosistema (ossia, la Banca Centrale Europea e le banche centrali nazionali dei Paesi dell’area dell’euro) che sarà accessibile a tutti, cittadini e imprese, sembra essere a buon punto ma si attende il termine del periodo di valutazione per comprendere se introdurla o meno nel mercato europeo.

Ma cosa intendiamo quando parliamo di Euro digitale?

Che cos’è l’Euro Digitale (e a cosa può servire)

L’Euro digitale è una valuta digitale, così detta stablecoin basata sulla tecnologia blockchain, che nel prossimo futuro potrebbe affiancare il contante ed equivarrebbe a questo, senza sostituirlo. Amplierebbe, in altre parole, la scelta su come pagare un bene o un servizio e renderebbe più facile farlo, tutelando al tempo stesso la privacy del consumatore.

Per comprendere meglio come è partita la sperimentazione sull’Euro digitale, è necessario fare un passo indietro, a partire dal boom delle criptovalute dei mesi scorsi: gli investimenti in asset digitali e criptovalute, in tutto il mondo, sono cresciuti in modo esponenziale. E se, da una parte, molti Paesi hanno posto un freno attraverso regimi fiscali più o meno stringenti (soprattutto per evitare il traffico illecito di denaro), a livello globale si è compresa la potenzialità economica di trasferire somme di denaro in modo sicuro, tracciato e stabile attraverso un clic.

Per questo motivo, i vantaggi di un euro digitale rispetto alle stablecoin e alle criptoattività sono da ricercarsi nella sua intrinseca origine: un euro digitale è una moneta della banca centrale, cioè garantita da una banca centrale, designata a soddisfare le esigenze dei cittadini. Pertanto, sarebbe priva di rischi e rispetterebbe la privacy e la protezione dei dati. Le banche centrali hanno il mandato di preservare il valore della moneta, indipendentemente dalla sua forma, fisica o digitale.

La sperimentazione

La sperimentazione sull’Euro digitale che porta avanti la Banca Centrale Europea ha proprio questo obiettivo: come affermò la presidente della Bce Christine Lagarde nel comunicato diffuso all’epoca, “Il nostro lavoro  mira a garantire che nell’era digitale i cittadini e le imprese continuino ad avere accesso alla forma di denaro più sicura, la moneta della banca centrale”.

La sperimentazione serve proprio a comprendere come e in che modo l’emissione di un euro digitale impatterà sugli usi economici di cittadini e aziende, per questo si lavora nell’ottica di trovare soluzioni che siano prive di rischi. Ad ogni modo, gli affezionati al contante possono stare tranquilli: l’Euro digitale è una criptovaluta immaginata per integrare l’utilizzo del contante, non per sostituirlo. Il contante continuerà a essere disponibile nell’area dell’euro, in quanto l’euro digitale risponderebbe alle nuove esigenze dei consumatori in termini di strumenti di pagamento digitali rapidi e sicuri.

L’Euro digitale, inoltre, non deve avere conseguenze negative per il settore finanziario. A questo scopo si considera l’Euro digitale come un mezzo di pagamento e non uno strumento di investimento e nella sua gestione andranno coinvolti intermediari sottoposti a vigilanza.

L’euro digitale sarà adottato, quindi, se porterà al mercato un valore concreto e percepibile. Secondo un’analisi della Banca Centrale Europea i segmenti di mercato che risponderebbero agli obiettivi della sperimentazione sono riconducibili ai pagamenti tra le persone e quelli nei punti vendita e on line, cui si aggiungono quelli fra Stato e cittadini. Ma per avere una risposta definitiva, dovremmo attendere l’autunno del 2023.

E le banche?

Anche le banche in Italia, rende noto l’ABI, sono attivamente impegnate nel progetto dell’Euro digitale attraverso servizi innovativi basati sulla programmabilità dei pagamenti, su cui hanno lavorato in via sperimentale. È stato per esempio oggetto di particolari approfondimenti il caso di applicazione di euro digitale ai bonus cultura o altri bonus erogati dallo Stato, in cui il primo utilizzo degli euro digitali è vincolato dalla finalità prevista, ma successivamente il denaro diventa disponibile per chi lo ha ricevuto senza ulteriori vincoli. L’utilizzo della moneta digitale viene programmato secondo istruzioni di volta in volta predefinite.

L’euro digitale potrà essere molto importante per le famiglie, le imprese, il Paese e l’Europa. Potrà portare un riconoscimento importante dell’area Europa nel mondo, insieme a legalità e stabilità, solo se però queste priorità verranno confermate.

Infatti, la progettazione e l’architettura della nuova moneta digitale dovrebbero, secondo le banche italiane, abilitare nuove funzionalità come quelle rese possibili dalla programmabilità per differenziare l’euro digitale dai mezzi di pagamento elettronici già disponibili. Sono stati anche suggeriti servizi innovativi, in particolare nelle aree dei pagamenti con programmabilità, micropagamenti, pagamenti a molteplici beneficiari e delle transazioni tra imprese commerciali.

Accanto ai lavori sull’euro digitale, la Bce sta esaminando le possibili evoluzioni delle infrastrutture di sistema, tenendo in considerazione la possibile introduzione di tecnologie avanzate, in particolare basate sui registri distribuiti per il regolamento delle transazioni all’ingrosso.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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