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I lavoratori italiani sperano di trovare la flessibilità sotto l’albero di Natale

Quasi nove lavoratori su dieci desiderano una maggiore flessibilità, più di uno su tre è andato in burnout e meno di due su dieci si dicono soddisfatti del posto in cui stanno. Un altro Natale da dimenticare per i dipendenti italiani, secondo l'indagine The Adecco Group.

Mentre si scambiano doni e si preparano per il cenone di Natale, i lavoratori dipendenti italiani desiderano anche un regalo speciale sotto l’albero: la flessibilità. Sono quasi nove su dieci (l’87%) gli italiani assunti o quasi che sperano in una svolta verso un lavoro più agile nei tempi e negli spazi, un dato che si inserisce perfettamente in un contesto in cui negli ultimi 12 mesi il 35% dei lavoratori italiani ha segnalato di essere stato vittima di burnout mentre il 29% teme di trovarsi nella stessa situazione entro l’anno successivo. Solo il 18% dei lavoratori italiani si dichiara soddisfatto del proprio equilibrio tra vita e lavoro. Maluccio, se si considera che il dato è probabilmente anche sovrastimato.

I dati provengono dalla ricerca “Global Workforce of The Future” condotta da The Adecco Group, che esplora le abitudini, le aspettative e le preoccupazioni nel mercato del lavoro italiano e in altri Paesi in cui l’azienda opera.

Una nociva cultura del lavoro italiana

Analizzando le cause del burnout, emergono tre fattori principali per i lavoratori italiani:

  • eccessivo carico di lavoro,
  • troppe responsabilità legate alla posizione lavorativa,
  • mancanza di supporto da parte della leadership.

A questi si aggiungono problematiche strutturali, che contribuiscono alla richiesta di maggiore flessibilità: solo una su sei aziende incoraggia i dipendenti a usufruire delle ferie annuali, e appena il 15% concede tempo libero retribuito per prendersi cura della salute psico-fisica.

Anelando la settimana corta

Sarà anche per questo che notizie come quella della sperimentazione della settimana cortissima (4 giorni) come accaduto a Valencia colpiscono così tanto nell’immaginario collettivo: il crescente interesse degli italiani verso la settimana lavorativa più breve è evidente, con oltre il 70% dei lavoratori interessato a questa opzione.

La ragione principale è il potenziale miglioramento del benessere mentale senza impatti negativi sulla produttività. Tuttavia, il tema economico è centrale: solo il 10% accetterebbe una riduzione dello stipendio, mentre il 66% sarebbe favorevole solo a parità salariale.

“Flessibilità leva strategica nel mercato del lavoro”

“Nel mercato del lavoro attuale, la flessibilità è diventata una leva strategica per le aziende, essenziale per attrarre talenti e motivare le persone a massimizzare la loro performance”, sottolinea Andrea Malacrida, Amministratore Delegato di Adecco Italia. “La domanda di flessibilità e di un migliore equilibrio tra vita e lavoro è evidente tra i lavoratori, rappresentando una sfida culturale da affrontare per ridefinire il panorama del lavoro in Italia”.

Questi dati delineano un quadro in cui la richiesta di maggiore flessibilità è al centro delle aspettative dei lavoratori italiani. Le aziende sono chiamate a rispondere a questo bisogno, adottando politiche che favoriscano il benessere dei dipendenti e contribuiscano a un ambiente lavorativo più sano ed equilibrato. La strada verso un mercato del lavoro più attrattivo e in grado di incentivare il rientro di talenti appare ancor più necessaria in un contesto in cui la flessibilità diventa una delle chiavi per il successo organizzativo.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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