Ricerca

L’Italia cerca talenti: 600 milioni di euro dal PNRR per “attrarre cervelli” per la Ricerca

Il Ministro dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa traccia la linea dei prossimi interventi per favorire il rientro dei ricercatori in Italia. Ben 600 milioni di euro sul tavolo, rivolti a "finanziare" meccanismi di chiamata diretta degli studiosi "eccellenti"

Seicento milioni di euro: una cifra importante quella messa nel PNRR a disposizione degli investimenti per far rientrare i “nostri migliori cervelli” in Patria o, ancor meglio, per attrarre nuovi cervelli e talenti creando un sistema particolarmente appetibile visto dall’estero. Lo spiega nel dettaglio in audizione alle Commisioni riunite 1 e 7 del Senato il Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.

Due gli assets fondamentali portati dal Ministro in audizione (articoli 14 e 44) che traducono due diversi articoli che si possono riassumere in:

  • meccanismi di chiamata diretta degli studiosi “eccellenti” impegnati in attività di ricerca all’estero;
  • riforma del percorso di formazione e reclutamento dei docenti della scuola con il coinvolgimento di Alta Formazione / Afam e università.

“Creare condizioni reali di attrazione”

I 600 milioni sono rivolti fondamentalmente a finanziare il primo dei due assets. “La prima disposizione – ha spiegato il Ministro in audizione – introduce una serie di misure dirette alla realizzazione di diverse linee di intervento previste dall’Investimento 1.2 della Missione 4, Componente 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dedicato a ‘Progetti di finanziamento presentati da giovani ricercatori‘, misura che dobbiamo bandire a breve”.

“Si tratta – spiega – di interventi finalizzati in parte a sostenere 900 giovani ricercatori che abbiano vinto progetti europei come il Marie Skłodowska-Curie nei Programmi quadro Horizon 2020 ed Horizon Europe, e a incentivare il reclutamento di almeno 300 ricercatori vincitori di questi grandi progetti europei European Research Council”.

Per portarli nel nostro Paese, il Ministero ha previsto delle forme di chiamata diretta da parte di università e enti pubblici di ricerca “per la copertura di posti da ricercatore a tempo determinato o di professore quando i grant sono particolarmente senior”. “È un investimento importante – ribadisce Messa – e con queste previsioni di legge vorremmo creare condizioni reali di attrazione, in Italia, di questi giovani studiosi”. Di fatto, quindi, Messa conferma la volontà di agire rubando all’estero più che pescando in casa e tali principi seguono del resto una strada cche con il cd. bonus rientro dei cervelli sembrava già tracciata e recentemente al centro di un intervento chiarificatore dell’Agenzia delle Entrate importante. “Le nostre norme si fanno carico, da un lato, di incentivare le università ad accogliere questi studiosi, stabilendo che le chiamate avvengano in deroga ai cosiddetti ‘punti organico’“, aggiunge il Ministro.

Capitolo scuola

“Con le altre disposizioni contenute all’articolo 14 – spiega Messa – siamo intervenuti, con interventi abilitanti, su altre misure di pertinenza del Mur”. Per la precisione, si parla di diritto allo studio: “Abbiamo chiarito – spiega il Ministro – che le risorse previste dal PNRR, 500 milioni in due anni per le borse di studio, per quanto siano state allocate sul fondo integrativo statale non richiedono l’ulteriore contribuzione da parte delle Regioni, che sarebbe ordinariamente previsto secondo le regole del funzionamento di tale fondo; ad un intervento in materia di orientamento, essendosi reso necessario, alla luce delle accresciute risorse stanziate dal Pnrr, estendere le attività di orientamento presso le scuole secondarie, già a partire dal terzo anno e non solo a partire dal quarto”.

Messa ha inoltre fatto un passaggio sull’articolo 44, che negli obiettivi “interviene a riformare il percorso di reclutamento del personale docente della scuola”. “Mi limito solo a dirvi – le parole del Ministro – che la proposta di riforma, per la parte interferente con il sistema universitario, reca una necessaria dose di flessibilità per far sì che sia organizzativamente sostenibile dal sistema medesimo e maggiormente attrattivo per gli studenti. Flessibilità, dunque, sia di natura organizzativa (poiché la riforma non prevede la istituzione di strutture nuove, ma l’individuazione delle strutture che già operano all’interno delle università) sia di natura formativa (poiché il nuovo meccanismo lascia ampia libertà, anche in relazione alla vocazione dei singoli, di acquisire i crediti necessari per l’abilitazione sia durante il percorso di laurea, sia una volta laureati)”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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