Innovazione

Arriva l’etichetta europea per la cybersecurity: ecco di cosa si tratta

L’obiettivo è dare un vero e proprio “bollino” di qualità alle aziende che forniscono servizi nel settore, per certificare la loro provenienza e aumentarne la visibilità sul mercato europeo e internazionale. L’etichetta permetterà alle aziende di entrare in una lista di fornitori di alta qualità e garantirà loro riconoscibilità verso clienti, partner commerciali e potenziali investitori.

Si chiama “Cybersecurity Made in Europe Label” il marchio di qualità alle aziende che operano nel settore della cybersecurity. Il progetto è della European Cyber Security Organisation, cui partecipa l’Istituto di informatica e telematica del CNR.

L’obiettivo è quello di promuovere la sicurezza informatica nell’Unione sostenendo le imprese dell’Information communication technology (Ict) che offrono servizi di cybersecurity.

A cosa serve l’etichetta sulla cybersecurity

Il servizio è già attivo e si rivolge alle aziende che hanno la sede legale e il loro mercato principale sul territorio europeo e in Gran Bretagna. “Cybersecurity Made in Europe Label” è un progetto della European Cyber Security Organisation (Ecso), l’organizzazione non profit che lavora al fianco della Commissione Europea per le politiche sulla sicurezza informatica.

L’obiettivo è dare un vero e proprio “bollino” di qualità alle aziende che forniscono servizi nel settore, per certificare la loro provenienza e aumentarne la visibilità sul mercato europeo e internazionale. L’etichetta permetterà alle aziende di entrare in una lista di fornitori di alta qualità e garantirà loro riconoscibilità verso clienti, partner commerciali e potenziali investitori.

La pandemia da Covid19 – spiega Fabio Martinelli, tra i fondatori di Ecso e dirigente di ricerca del Cnr-Iit – ha reso più difficile la competizione sul mercato per le aziende europee nel campo della sicurezza informatica e ha aumentato la necessità di espandere la loro attività commerciale al di fuori dei confini dei paesi di provenienza: una sfida difficile per aziende che sono molto competitive sul fronte della qualità ma ovviamente più piccole dei colossi americani”. La label  è sinonimo di una visione unitaria, coordinata e di appartenenza ad una ben identificabile comunità dell’innovazione.

“Dobbiamo rafforzare i confini cibernetici dell’Europa – commenta Paolo Prinetto, direttore del Laboratorio nazionale di cybersecurity -. Sono convinto che l’Ecso label costituisca, in tal senso, una straordinaria opportunità per le nostre aziende di riconoscersi, misurarsi e offrire i propri servizi sul mercato comunitario, superando una logica di barriere nazionali e lavorando in sinergia per costruire un ‘sistema Europa’ più robusto ed efficace. Ogni sfida può diventare un’opportunità e nel nostro futuro, sul piano della cybersicurezza, non mancheranno le une né le altre”.

Per il Cnit, Nicola Blefari Melazzi commenta: “Nel nostro ruolo di comunità accademica di riferimento per il settore nazionale delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazione, non possiamo che sottolineare l’importanza strategica del marchio Ecso, e del relativo riconoscimento del valore della cybersecurity made-in-Europe. Nel caso specifico delle infrastrutture 5G, la necessità di un’azione a livello dell’Unione e di una diversificazione dei fornitori tecnologici anche a livello geografico è stata ribadita più volte. La dipendenza di molti servizi critici dalle reti 5G renderebbe particolarmente gravi le conseguenze di un’interruzione sistematica e diffusa;  garantire la sovranità europea dovrebbe essere un obiettivo importante, nel pieno rispetto dei valori europei di apertura e tolleranza”.

I requisiti per ottenere l’etichetta “Cybersecurity Made in Europe Label” sono, oltre alla sede legale in Europa, la dimostrazione delle aziende di operare principalmente sul mercato europeo e l’adesione al protocollo di Enisa per la sicurezza e affidabilità dei prodotti informatici e alle politiche europee sul Gdpr.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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