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Tra 20 anni le università non avranno più studenti

Gli effetti del calo demografico sul sistema universitario italiano: mentre si continua a discutere di didattica a distanza, di lezioni aperte o chiuse e di riforme universitarie, un lavoro di due ricercatori dell’Istat ha messo in allarme le università italiane prevedendo la scomparsa di molti atenei in pochi decenni.

Lo Studio

Massimo Armenise e Federico Benassi, nel loro studio, hanno analizzato gli effetti che il calo demografico potrà avere sugli atenei italiani.  Secondo le previsioni dell’Istituto Nazionale di Statistica, tra 20 anni la popolazione italiana tra i 19 e i 25 anni (fascia d’età tipica degli universitari), sarà inferiore del 16%. 

Partendo da questo dato e incrociandolo con il numero di iscrizioni per ogni ateneo e con la provenienza di ogni studente, i due ricercatori hanno fatto delle proiezioni. Da queste previsioni hanno tirato fuori una classifica degli atenei a rischio desertificazione. Nelle prime posizioni ci sono quasi esclusivamente gli atenei del Sud.

D’altronde, il calo demografico nel Mezzogiorno è maggiore rispetto al Nord anche perché sostenuto dall’emigrazione interna. Negli ultimi 10 anni, infatti, più di un milione di persone si sono spostate dal Sud verso il nord, mentre solo poco più di 600mila in direzione contraria. Una perdita netta per il meridione di 527mila residenti, l’intera popolazione della Basilicata. 

L’Italia senza laureati

laureati nel nostro Paese rappresentano solo il 19,6% della popolazione, il dato più basso di tutta l’Unione Europea dove la media è del 33,2%. Dunque il problema della mancanza di iscritti esiste già ora ben prima del 2041. Non esistono politiche di incentivo alle immatricolazioni, le laurea non consente di accedere a lavori meglio retribuiti e in più gli atenei italiani sono incapaci di attirare studenti stranieri, mentre sono sempre di più i giovani che dal nostro Paese vanno a studiare fuori.  

Come invertire il trend 

Per invertire il trend bisognerebbe intervenire contemporaneamente su due livelli, quello demografico e quello universitario. Per fermare il calo demografico è necessario investire in welfare e in accoglienza, ma anche per frenare la desertificazione universitaria c’è bisogno di investire, in maniera efficiente, in una politica di incentivo alle immatricolazioni universitarie per ridurre il gap che divide l’Italia dall’Unione Europea, non solo sul numero di laureti ma anche sul tasso di iscrizione. 

Claudio Mazzone

Nato a Napoli nel 1984. Giornalista pubblicista dal 2019. Per vivere racconta storie, in tutti i modi e in tutte le forme. Preferisce quelle dimenticate, quelle abbandonate, ma soprattutto quelle non raccontate. Ha una laurea in Scienze Politiche, una serie di master, e anni di esperienza nel mondo della comunicazione politica.

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