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Asfalto dalle mascherine Covid per ridurre l’impatto ambientale dei DPI

L'obbligo di mascherine durante la pandemia rischia di diventare un'emergenza a causa dell'emergenza. Da Università Bergamo e Tuscia un progetto di economia circolare prova a dare una risposta al problema

Uno studio condotto da ricercatori del CESAM e risalente a inizio pandemia stimava in 129 miliardi le mascherine monouso usate ogni mese nel mondo, che a fine ciclo d’utilizzo finiscono nell’indifferenziata o ancor peggio abbandonate. Da subito, è stato chiaro che i dispositivi di protezione individuale (DPI) utili a proteggerci dal Covid-19 sarebbero diventati a loro volta una bomba ecologica, tra produzione e smaltimento, da non sottovalutare.

Più inquinanti della plastica

Se è vero che il mondo, in disperata ricerca di metodi e stili di vita per contenere l’utilizzo della plastica, aveva il suo bel da fare per salvarsi già prima del 2020, l’ammontare di rifiuti che aggiunge la crisi pandemica crea uno scenario ancor più complesso. Come spiega bene questo articolo a firma di Giada Savini:

le mascherine di ultima generazione sono realizzate direttamente con fibre di plastica di dimensioni nanometriche, con uno spessore che varia da 1 a 10 micron (un micron è la millesima parte di un millimetro). Quindi, nel momento in cui vengono abbandonate nell’ambiente possono rilasciare microplastiche molto più facilmente e velocemente della plastica di uso comune, come i sacchetti usa e getta.

In pratica, stessi problemi della plastica – se non peggiori – ma con l’aggravante che le mascherine non possono essere riciclate.

Rifiuti: una mascherina Covid abbandonata e gettata in strada
Una mascherina Covid abbandonata e gettata in strada

Il progetto SUPRA: asfalto dalle mascherine

La possibilità di riciclare le mascherine diventa quindi uno dei metodi attraverso cui la comunità scientifica prova a ribaltare la situazione o – quantomeno – contenerla. Nell’ambito dell’edizione 2021 del “bando per il finanziamento di attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso” promosso dal Ministero della Transizione Ecologica, l’unico progetto finanziato è SUPRA, acronimo di Single Use PPE Reinforced Asphalt.

SUPRA è stato proposto dai ricercatori e professori del Dirtimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa dell’Università della Tuscia, coordinati dal Marco Marconi, e prevede la collaborazione dei ricercatori Daniele Landi e Christian Spreafico del gruppo di ricerca Virtualization and Knowledge, Dipartimento di Ingegneria Gestionale dell’Informazione e della Produzione dell’Università degli studi di Bergamo.

Non solo mascherine ma anche camici e altri dispositivi fatti di tessuto – non tessuto che – a fine vita – anziché finire nell’indifferenziata possano entrare in un’economia circolare grazie al loro utilizzo nella preparazione di “asfalti rinforzati con performance migliori in termini di resistenza alla frattura e vita utile in confronto ai tradizionali asfalti non rinforzati, e di pari o migliore livello in confronto ad asfalti rinforzati con altre tipologie di materiali comunemente impiegati in questo settore, quali ad esempio fibra di vetro o cellulosa“.

Possiamo trasformare la ‘spazzatura’ in qualcosa di utile per l’ambiente e darle il corretto valore economico

Daniele Landi e Christian Spreafico, Virtualization and Knowledge

Il progetto, di durata semestrale, è partito lo scorso dicembre con un budget di 200mila euro. “I nostri ricercatori – spiega coordinatrice del gruppo di ricerca Virtualization and Knowledge Caterina Rizzi – si occuperanno dello studio e della ricerca delle prestazioni dei DPI, e la valutazione ambientale, economica e sociale saranno svolte utilizzando metodologie standardizzate e riconosciute dalla comunità scientifica internazionale con l’obiettivo di sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da DPI”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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