Nuovo tetto all’uso dei contanti: da gennaio 2022 cambiano le regole
Dal primo gennaio 2022 la soglia massima per le transazioni in contanti cambierà, abbassandosi dagli attuali duemila euro (in cifre, 1999.99) a mille euro (in cifre 999.99): la norma che adegua i pagamenti cash è contenuta nella Legge di Bilancio 2020 che dal primo luglio aveva già ridotto la soglia da 3 mila a 2 mila euro, con la forte volontà di contrastare l’evasione fiscale in Italia (che negli ultimi venti anni ha pesato per 931 miliardi di euro sulle spalle del Paese).
La notizia è stata confermata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze: la nuova soglia dei pagamenti in contanti che passa da 1.999,99 euro a 999,99 vale per qualsiasi tipologia di transazione, quindi sia per quelle che riguardano persone fisiche che giuridiche.
Vale a dire, non importa se siate liberi cittadini, professionisti o aziende: la nuova soglia – limite sarà uguale per tutti e ogni pagamento, transazione o prestito superiore ai mille euro dovrà essere effettuato attraverso un sistema tracciato (bonifico o moneta elettronica) e non in contanti.
In altre parole, l’Italia sembra tornare indietro al 2011, all’allora nominato Decreto Salva – Italia di Mario Monti che abbassava la soglia dell’utilizzo dei contanti a mille euro: successivamente, fu il Governo Renzi a rialzarla nel 2016.
Nuovo tetto ai contanti, le implicazioni
Poniamo due esempi, per semplificare: un fratello decide di fare un dono ad un altro fratello o una sorella (o un amico e così via) in occasione del matrimonio. Se la cifra supererà i mille euro, dovrà effettuare la transazione attraverso un bonifico, quindi un sistema di pagamento tracciabile. Non importa se la cifra verrà impiegata per un regalo, un prestito o cos’altro: se supera i mille euro non potrà essere in contanti.
Allo stesso modo, per l’acquisto di beni, servizi o prestazioni da parte di aziende, professionisti e quant’altro, al di sopra dei mille euro correrà l’obbligo del pagamento tracciato.
In estrema sintesi, quindi, le limitazioni all’uso dei contanti previste dalla nuova norma sono relative a qualsivoglia tipologia di transazione che riguardi due o più soggetti: ad esempio,
– acquisto di merci e prodotti di qualsiasi tipo nei negozi;
– pagamento dei compensi di professionisti e artigiani;
– donazioni in denaro ai familiari, come i regali fatti in soldi liquidi dai genitori o dai nonni ai figli e ai nipoti.
Diverso, invece, è il caso dei prelievi e dei versamenti in banca: trattandosi di movimenti economici che interessano una sola persona, nella fattispecie l’intestatario del conto, non sono classificabili come transazioni e quindi non sottostanno all’attuale limite relativo all’utilizzo dei contanti.
E forse questo potrebbe essere un controsenso: andrebbe poi compreso come quella persona possa versare o spendere una cifra così alta in contanti senza subire alcun controllo, ma forse al Governo hanno trascurato al momento questo aspetto.
In Italia, però, almeno fino ad ora, non esiste un vero e proprio limite sul prelievo o versamento di contanti. Le leggi antiriciclaggio stabiliscono infatti una soglia mensile di 10.000 euro oltre la quale l’istituto bancario è tenuto ad informarsi sui motivi dell’operazione, dunque a valutare la segnalazione all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF).
Comunque, per quanto riguarda gli assegni bancari e postali, dovranno recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario, e quelli emessi per importi pari o superiori a 1.000 euro dovranno riportare anche la clausola di non trasferibilità.
Altra eccezione alla regola è l’utilizzo di un sistema di pagamento di tipo misto: in caso di importo della transazione superiore ai mille euro, si può pagare tranquillamente in contanti una parte (i 999.99 euro) e il resto attraverso un sistema tracciabile. Lo stesso discorso vale per gli acquisti a rate: se queste sono superiori alla soglia di mille euro, i pagamenti dovranno essere tracciati e non pagati attraverso i contanti; altrimenti si può procedere come di norma.
E’ importante sapere che, in caso di controlli, le sanzioni si applicano ad entrambi i soggetti della transazione che viola la nuova norma, quindi sia a chi paga che a chi riceve il denaro. Le sanzioni vanno da un minimo di mille euro fra privati, mentre per i professionisti e le aziende le soglie di alzano dai tremila ai quindicimila euro.
Secondo le previsioni del Politecnico di Milano, riporta Il Sole 24 Ore, a fine 2021 i pagamenti digitali in Italia “potrebbero raggiungere una quota pari al 37% sul totale degli acquisti, in confronto al 33% dello scorso anno e al 29% del 2019”.
Un provvedimento complesso, cui non tutti sono d’accordo
Sebbene non vi siano prove empiriche che abbassare la soglia dell’utilizzo dei contanti contrasti realmente l’evasione fiscale (o meglio, potrebbe essere uno dei provvedimenti, ma non l’unica strada da percorrere), non sono mancate le reazioni dell’opposizione: Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha dichiarato di recente che
“Dal 1 gennaio 2022 scatterà il tetto al contante di mille euro per effetto del decreto fiscale collegato all’ultima manovra del governo Pd-M5S guidato da Conte. Una norma tutta ideologica perché è dimostrato che non c’è correlazione tra utilizzo del denaro contante e lotta all’evasione fiscale e che non ha alcun senso avere in Italia quando in gran parte d’Europa non c’è. Fratelli d’Italia continuerà a battersi contro questa assurdità: un inutile fardello sulla nostra economia, per le imprese e le famiglie italiane, già piegate dalla pandemia. E’ un enorme favore alle banche, tanto per cambiare”.
Giorgia Meloni
Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, afferma che:
“Le misure restrittive sul contante non sono mai state accompagnate da una riduzione dell’evasione fiscale. Il limite di mille euro che scatterà dal primo gennaio, eredità di un decreto del governo giallorosso, oltre ad essere un salto indietro di dieci anni arriva nel momento peggiore per l’economia reale e per le attività produttive. Ora che i consumi delle famiglie stanno crescendo dopo il lungo stop imposto dalla pandemia, la domanda interna va sostenuta, non disincentivata attraverso vincoli discutibili che giungono peraltro nel momento sbagliato”.
Dal canto suo, la Banca d’Italia approva (prevedibilmente) la manovra, sostenendo che l’aumento da 1.000 a 3.000 euro varato nel 2016 dall’allora Governo Renzi, “ha avuto l’effetto collaterale di allargare il sommerso”. Insomma, occorrerà vedere cosa succederà per capire se è una misura che aiuta effettivamente l’economia del Paese o meno.