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Obiettivo 2022: a Napoli gli Stati Generali della Responsabilità Sociale nel Mediterraneo

Parte da Napoli, dal CSRMed, il Salone della Responsabilità Sociale Condivisa, la sfida organizzativa che porterà a realizzare a ottobre 2022 gli Stati Generali della CSR nel Mediterraneo.

“Sarà un appuntamento indispensabile per fare il punto sulle criticità, sulle prospettive e sulle azioni da sviluppare per il futuro sostenibile”

Raffaella papa, Presidente di spazio alla responsabilità

Il CSRMed a Napoli è tornato in presenza nella prestigiosa sede del MANN, il Museo Archeologico Nazionale, per porre al centro il tema della responsabilità sociale condivisa. Ma non solo: in prospettiva dell’imminente Conferenza sull’ambiente COP26 di Glasgow, la tre giorni partenopea focalizza l’attenzione su una situazione allarmante per il Mediterraneo.

Vale a dire, la pandemia ha allargato i divari fra le aree, l’aumento delle temperature non è adeguatamente fronteggiato e porta il serio rischio di conseguenze devastanti. Le soluzioni che arrivano dal Salone, che terminerà venerdì 29 ottobre, con incontri, conferenze, seminari e call-to-action, coinvolgono attori di primo piano sui diversi aspetti della responsabilità sociale, con l’obiettivo di sensibilizzare il territorio e stimolare la cooperazione multi-stakeholder, con Napoli e la Campania centrali nel processo di cambiamento per l’intera area mediterranea. 

Perché è necessario parlare di Responsabilità Sociale

La prima giornata del CSRMed è iniziata parlando di sicurezza sui luoghi di lavoro nella settimana nazionale dedicata al tema, con il coinvolgimento diretto delle imprese come attori sociali responsabili, quindi è proseguita segnando il punto sui gap dell’area Mediterranea di fronte a un problema globale come il cambiamento climatico e gli impatti sulla società.

Lapidari i dati forniti da Angelo Riccaboni presentando il Report SDSN Mediterranean 2020/Santa Chiara Lab Università di Sienail Mediterraneo è una delle aree più vulnerabili al mondo, valutazione frutto dello studio svolto da SDSN Med (la rete del Mediterraneo che rientra nella più ampia rete Sustainable Development Solutions Network, guidata da Jeffrey Sachs), che ha preso in esame come si posizionano i Paesi e l’intero bacino rispetto al perseguimento dei 17 SDGs.

Se considerato come un’unica regione, il Mediterraneo oggi sarebbe solo al 50° posto lungo il percorso verso Agenda 2030. L’innalzamento della temperatura nell’area procede con velocità superiore del 20% rispetto al resto del mondo. Sale il livello delle acque, entro la fine del secolo saranno un centinaio di milioni le persone che rischiano di soffrirne. 

In più, 50 milioni di persone sono a rischio povertà e 100 milioni gli obesi. Sullo sfruttamento delle risorse naturali, il 70% dell’acqua consumata è usata in agricoltura, con punte, in alcuni casi, dell’80 e fino al 90%. La pesca nel Mar Mediterraneo è praticata in eccesso: le stime indicano che solo il 50% dell’attuale stock ittico sarà disponibile entro il 2050.

Accanto all’ambiente, l’inclusione sociale è stata l’altra grande protagonista della prima giornata: non a caso la sede ospitante, il MANN, è al centro del progetto “quartiere della cultura”, “attraverso un programma che mette in stretta connessione il contesto in cui operiamo e la realtà politico-culturale internazionale – ha spiegato il direttore del Museo, Paolo Giulierini -. Il Quartiere della Cultura è per noi un progetto importante che offre prospettive di orientamento e di lavoro per i giovani che si accingono a gestire dal basso i beni culturali: obiettivo che potrà essere raggiunto anche grazie alla partecipazione proattiva di imprese e sostenitori”.

Redazione

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