Impresa e Startup

Sgravi contributivi Codice Pari Opportunità, Unimpresa: “Rischio flop, tempi troppo stretti”

Proprio qualche giorno fa parlavamo degli sgravi contributivi previsti dal rinnovato Codice delle Pari Opportunità: si tratta, in altri termini, di misure “premiali” per le aziende che hanno dimostrato, attraverso la certificazione, di applicare correttamente un pari trattamento fra uomini e donne all’interno della struttura e dell’organigramma aziendale.

Infatti, la “ribattezzata” Legge Gribaudo, prevede che

A decorrere dal 1° gennaio 2022 è istituita la certificazione della parità di genere al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”.

Si tratta, però, di un intervento “a rischio flop” secondo Unimpresa: gli sgravi contributivi dell’1% della contribuzione datoriale fino a 50.000 euro annui corre il rischio di diventare un beneficio per pochi intimi (al 31 dicembre 2022 risultano certificate appena 171 imprese in tutta Italia e sono tutte grandi aziende). Ma vediamo nel dettaglio.

Sgravi contributivi Pari Opportunità, cosa prevede la normativa

Secondo quanto previsto dalla normativa, le aziende potevano ottenere – per l’anno 2022 – gli sgravi contributivi se si fossero certificate entro il 31 dicembre scorso. La misura, che non si sa in che modo o misura verrà prorogata – ossia, se nelle stesse modalità o meno per l’anno in corso – rischia per questo motivo di essere un insuccesso perché, secondo Unimpresa, le stringenti tempistiche imposte non hanno permesso a molte aziende di accedere alla certificazione.

Non solo: per molte aziende questi tempi si sono rivelati quanto meno proibitivi poiché sussistono difficoltà oggettive per reperire tale certificazione, considerando che gli organismi di certificazione sono appena 18. Inoltre, vi sono numerose aziende – secondo Unimpresa – che nonostante abbiano avviato l’iter di certificazione questo prevede fasi di audit lunghe e farraginose, con il risultato che la stragrande maggioranza delle PMI si troverà fuori dai tempi (e perderà per quest’anno gli sgravi contributivi fino a 50.000 euro).

Senz’altro una mazzata, se si considerano gli aumenti generali di costi cui sono sottoposte molte aziende, dall’energia all’approvvigionamento delle materie prime. Ma, a conferma delle tempistiche davvero ristrette che le aziende hanno avuto a disposizione,

“è opportuno ricordare che, come lo Inps ha ricostruito nella circolare 137 del 2022, la parità di genere, così come l’esonero contributivo a questo collegato, hanno avuto una lunghissima gestazione normativa poiché sono stati adottati prima il decreto legge 29 aprile 2022 con la definizione dei parametri minimi per ottenere la certificazione e, solo il 20 ottobre, il decreto lavoro-finanze ha dettato la disciplina di dettaglio dell’esonero contributivo. Deve essere immediatamente prorogato il termine di scadenza al fine di consentire a tutte le aziende aventi diritto di beneficiare della misura in questione che ovviamente in un anno delicatissimo come è stato questo 2022 può essere certamente un piccola boccata d’ossigeno” commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.

Redazione

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