EditorialeSociale

La dignità dimenticata nei licenziamenti. I casi Logista e Whirlpool

"Se al profitto si contrappone nettamente il salario, la frattura tra capitale e lavoro non solo è avvenuta ma è anche consolidata".

Da lunedì 2 agosto lei sarà dispensato dall’attività lavorativa. Cordiali Saluti”.

Con questo messaggio – che taglia come un vetro le coscienze di chi un minimo di coscienza ce l’ha – la multinazionale Logista, monopolista nella distribuzione del tabacco, ha licenziato 90 lavoratori a Bologna, di cui 65 addetti al magazzino a cui si aggiunge il personale impiegatizio diretto, gli addetti alla vigilanza, il personale delle pulizie.

90 persone che in piena pandemia non si sono mai fermate (il tabacco è considerato essenziale) nemmeno in occasione di un focolaio in fabbrica, in meno di 36 ore scoprono di non avere più un lavoro. Trentasei ore di preavviso, attraverso un messaggio, modalità che ricorda il caso della multinazionale britannica GKN che si è premurata di informare con mail 422 dipendenti di aver avviato la procedura di licenziamento.

Adesso, non voglio nemmeno fare la parte del “Ve l’avevo detto”, ma più di due anni fra, all’annuncio della multinazionale Whirlpool di chiusura dello stabilimento di Napoli, ebbi chiara e netta la visione: le multinazionali, se non adeguatamente impegnate con il nostro Paese con norme nette e precise e sanzioni importanti, dopo Whirlpool avrebbero potuto emulare e fare lo stesso, decidere in qualsiasi momento di andare via, licenziare i lavoratori e di fatto mettersi sotto i piedi la nostra Costituzione che si fonda sul Lavoro e sulla Giustizia sociale. 

Logista sembra intenzionata a delocalizzare l’attività in altri siti italiani, spostando i magazzini in Lazio e in Piemonte dove il costo del lavoro sembra essere più basso, ovvero per dirla com’è, dove a loro dire si può lavorare ancora 12 ore al giorno, con livelli di inquadramento più bassi, senza buoni pasto e via così, verso un epilogo rispetto al quale sembriamo tutti rassegnati.

Il vero crinale, infatti, è nel non scandalizzarsi e nel non alzare la voce rispetto a questi evidenti passaggi liberisti di aziende predatrici di diritti che il nostro Paese ha conquistato con decenni di lotte operaie e sindacali.

Chiudere un sito ormai è possibile senza troppi sforzi a quanto pare, visto che basta un messaggio. Chiudere un sito ormai non è più un’attività collegata alla mancata produttività o per crisi, ma alla voracità di profitto.

Ma se al profitto si contrappone nettamente il salario, la frattura tra capitale e lavoro non solo è avvenuta ma è anche consolidata.

La frattura, esito della deregolamentazione dei mercati su occupazione e crescita degli ultimi decenni, evidenzia come le teorie sulle politiche di flessibilità come strumento di riduzione della disoccupazione siano estremamente discutibili e come, al contrario, la regolamentazione del mercato del lavoro sia uno strumento di welfare.

È sempre più necessaria un’operazione complessiva di revisione delle norme sulla presenza delle multinazionali in Italia, una infrastruttura normativa che regoli l’accesso e la permanenza, evitando le logiche cacciatrici e di schiacciamento dei diritti.

Logista, GKN, Whirlpool, e ancora Gianetti, Elica, GSW, sono simboli, ma se dietro non c’è la piena consapevolezza che si stanno consumando vere e proprie rapine al sistema di sviluppo del Paese, sarà complicato rientrare in un registro vertenziale e di mediazione che conduca a un riassetto industriale in cui si ri-conosca alla classe operaia il ruolo di impalcatura delle fabbriche, impalcatura tenace e caparbia.

PS breve nota amara: non so con quale coraggio si possa scrivere Cordiali Saluti a un lavoratore che si sta licenziando, davvero dove finisce il cinismo inizia la cattiveria.

Monica Buonanno

Esperta di politiche attive del lavoro, dipendente di Anpal Servizi, Partner di Progetto del Forum Disuguaglianze e Diversità, già Assessore alle Politiche Sociali e al Lavoro del Comune di Napoli. In un mondo dove le disuguaglianze sono sempre più nette, trova inadeguata una politica che segmenti servizi e misure contro le povertà. Propone un modello di integrazione tra lavoro, welfare e sviluppo territoriale.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button